| Serena Rossi presenta
'La nota blue dell'anima'
(Aletti Editore)
presso la libreria Ferlinghetti
corso Cefalonia, 87 (sotto Torre Matteucci) - FERMO
venerdì 3 giugno
Ore 21.00.
Ingresso libero
Quella che mi accingo a raccontarvi è una delle tante storie che il blues porta con sé. Al limite tra leggenda e realtà, tra dolore e amore, tra morte e vita. È la storia di due persone che, nella loro diversit à e nei loro pochi, ma intensi incontri, sono riuscite a sfiorarsi l’anima. Una storia di due persone lontane geograficamente, che hanno incrociato le proprie strade grazie alla musica. Per chi non conoscesse il blues e le sue origini, deve sapere che alcune immagini ricorrenti all’interno di questo libro, come ad esempio il fiume Mississippi o la figura del demone, hanno un significato ben preciso in questa musica nata nei campi di cotone. Inoltre, Stenie Ray Vaughan, che compare tra i personaggi principali, è stato uno dei più grandi esponenti della chitarra blues americana.
I protagonisti, Francesco ed Elena, si conoscono sul web e s’incontrano poi in una delle innumerevoli jam sessions tenute dalla Crocodiles Blues Band, gruppo in cui suona la chitarra, il toscano Francesco. Nasce un’amicizia particolare, che porta la marchigiana Elena a gestire una pagina fans club del gruppo in rete e a fare su e giù per la Toscana, a caccia di concerti e di quello strano scintillio luminoso, che avverte nel cuore ogni volta che ha un contatto con Francesco. La storia, i luoghi e i personaggi nascono dalla mia fantasia; ogni riferimento a persone, cose o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Tuttavia, tra i viottoli dei paesi toscani e le colline delle cittadine marchigiane, non è insolito ascoltare qualche buon vecchio bluesman che narra ancora, con una chitarra sgangherata, questa antica leggenda. Gli stralci delle canzoni, riportati all’inizio di ogni capitolo, sono state colonna sonora di alcuni miei frammenti di vita, conforto nelle ore più buie, speranza nella disperazione.
Il resto appartiene ai ricordi di Elena, a cui ho immaginato di dar voce in queste pagine, perché quello che ha sentito, vissuto e respirato, possa diventare un blues. Non ho scritto dunque, pensando ad un pubblico di lettori, né ho scritto per pubblicare un libro e guadagnare qualche spicciolo. Non ho scritto perché mi reputo una scrittrice. Ho scritto perché il blues mi ha insegnato che nessun vuoto, dentro al cuore, può essere mai tanto grande, da non poter essere consolato. Ho scritto perché volevo dare un senso a questa maledetta Musica del Diavolo che mi ha sporcato l’anima.
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