| I testi di Gianni Marcantoni muovono dalle domande più profonde ed urgenti.
Domande, ma anche dolenti constatazioni, che non si sublimano se non in un tempo poetico, in un dialogo della voce dell’io verso un tu. L’interlocutore ideale, pur non essendo spesso fisicamente identificabile, partecipa, e ci fa partecipare, questo lamento e questa rivolta - i versi di Gianni sono graffi, graffiti sanguinolenti - verso le storture del destino umano, della storia, delle relazioni ‘sociali’ macchiate da ogni nefandezza e ingiustizia.
L’inesorabilità del tempo e della follia dell’apparenza (che ammanta il transeunte quotidiano) portano lo sguardo dell’autore anche verso l’orizzonte metafisico alla ricerca di senso, consolazione, guida e paternità, nuova possibilità, eternità.
L’amicizia e l’amore rimangono, non scompaiono, ma si disvelano come momenti, come ambiguità e passaggi (cfr i testi ‘Marzo’, ‘Cupido il nemico’).
Lo straniamento, pur essendo lucido e disperante, lascia, o introduce l’autore, anche e proprio, verso un dialogo (e quindi una riappropriazione) con il paesaggio e la natura, un incontro con se stesso e una (la) possibilità del canto.
Il movimento è circolare da dentro e dal passato, all’altro al tempo storico, al metafisico al futuro fino al ritorno al sé e ai volti della memoria, gli unici consolatori, in un suono consolatorio riscoperto (la voce che recita e prega), nel nostro naufragio, abbandono, raggiungimento del fondo.
Luciano Bruni dalla Prefazione
COLLANA
"Gli Emersi - Poesia"
PAGINE
68
€ 12,00
ISBN
978-88-6498-630-2
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