| Roma, 1971.
Lo contraddistingue il lavoro di ricerca della conoscenza della vita in tutti i suoi aspetti, soprattutto quelli più intimi e sofferti di coloro che non hanno voce e che, non per questo, vanno dimenticati. In questa sua seconda opera emerge un’umanità dolente troppo spesso ignorata che ama, pensa, soffre anche dietro le sbarre, trasmettendo soprattutto un grande senso di dignità e di emozioni ritrovate.
Anche in questo libro si ritrovano poesie che svelano un mondo che più che alle parole appartiene ai Suoni e ai Segni: immagini, odori, note come saette corrono lungo tutta l’opera solleticando la fantasia del lettore, lo fanno vibrare di emozione e lo guidano a constatare il proprio vissuto.
In questo particolare periodo storico di polemiche sulla difficile situazione carceraria italiana era forse opportuno analizzare, in una sorta di romanzo storico, situazioni di “quotidiana follia” in cui lo stile epistolare mette in risalto sensazioni sconcertanti e tenere emozioni. Il libro è dedicato ai detenuti di Regina Coeli e a quanti – direttore, agenti di polizia penitenziaria, educatori, sanitari, psicologi, volontari- si impegnano tutti i giorni affinché leggi e regolamenti, che si ispirano all’art. 27 della nostra Costituzione, trovino legittima realizzazione. Nel precedente libro di poesie “Aspettando primavera” (Ed. Aletti) l’autore ha riscosso successo di critica che lo ha definito “l’amico elitario” con cui condividere l’intima essenza della gioia, della sofferenza, dell’amore.
Collana "Gli Emersi - Narrativa"
pp.132 €14,00
ISBN 978-88-6498-440-7 |