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“Controcanto pasoliniano” rappresenta un itinerario attraverso il quale si affrontano temi della poetica di Pasolini, con riferimento particolare a quelli sottesi alla sua prima raccolta in versi, nella prospettiva di una recensione che nello stesso tempo si offra quale un percorso interpretativo all'interno dell'animus lirico dell'autore friulano. Ne emerge un universo a cui il “commentatore” cerca di conferire ulteriore vitalità, ripercorrendo tematiche distintive dell'impegno poetico di Pasolini, le quali ne connotano lo spirito sospeso essenzialmente tra le suggestioni di una sensibilità religiosa che lo attrae, pur in un'atmosfera di dominante rigore, ancora controriformistico, all'epoca della composizione dei versi sulla morale cattolica, pregna di una cerimonialità persino “ammorbante”, di impronta quasi barocca, e l'affermazione dei primi turbamenti di fronte ad una sessualità vissuta con la tensione ad un abbandono vitalistico intensamente avvertito, malgrado sensi di colpa che non ne consentono del tutto la “redenzione sensuale” in misura integrale in quanto neopagano “esteta della vita”, in un clima storico che tumultuosamente si sta avviando verso l'omologazione spersonalizzante, inibente l'originaria carica di vitalità del “nido” friulano, dell'urbanesimo e dell'industrialismo di massa.
L'autore
Francesco Rossi, docente di Materie Letterarie presso il Liceo Classico Statale “Francesco Stelluti” di Fabriano (AN), ha in attivo diversi riconoscimenti, tra cui:
− 1° classificato al Premio Nazionale di Poesia “Dire”, organizzato dall’Associazione Culturale “Pègaso” di Biella, per la XIV e la XV edizione, rispettivamente nel 2004 e nel 2005;
− Diploma di Merito al V Premio Letterario Nazionale “Umberto Fraccacreta”, organizzato dal Centro Culturale Internazionale “Luigi Einaudi” di San Severo (FG);
− Finalista al Premio Letterario “Àtena 2005” di Poggiardo (LE).
Quali sono i princìpi di fondo che hanno animato l'idea di “Controcanto pasoliniano”?
Il libro rappresenta una vera e propria critica letteraria in versi, una sorta di esercitazione retorica su alcune liriche che, seppur scritte da giovanissimo, presentano già tutti i temi portanti dell’opera di Pier Paolo Pasolini: il dissidio individuale e interiore dell’uomo e dell'intellettuale, nell’aspro contrasto tra la tensione celeste e la fin troppo terrena condizione umana, non ancora dissolto dal tarlo di una società che manifesta la sua falsità, il suo vuoto e la sua mancanza di coscienza. Proprio mentre la nuova indagine della Procura di Roma sulla morte di Pasolini entrava nel vivo, vedeva la luce un’opera che si può definire quasi un unicum, se non altro una sfida vinta da parte dell'autore, con la realizzazione di 124 sonetti in poco più di sette giorni nel dicembre del 2008.
Perché proprio la figura di Pier Paolo Pasolini ha ispirato la ricerca poetica di un'opera come “Controcanto pasoliniano”?
Pasolini rappresenta indubbiamente l’ultimo intellettuale integrale, l’ultimo uomo del Rinascimento. Per vita e visione del mondo si potrebbe definire il Caravaggio dei tempi moderni: è molto difficile non rimanerne affascinati, sia dal punto di vista biografico che ideologico. C’è molto, poi, di chi se ne è abbondantemente servito per la composizione di “Controcanto pasoliniano” nella scelta del sonetto: alcuni possono ritenerlo una camicia di forza, ma in realtà si tratta di un modello rassicurante. La poesia in generale, inoltre, è lo strumento in grado di consentire all'autore un’indagine della realtà di interesse immediato e concreto, senza alcuna sovrastruttura.
Può ricavarsi ancora oggi uno spazio di attualità per una figura di poeta e di “intellettuale integrale” al pari di quella di Pier Paolo Pasolini?
Una personalità così complessa e affascinante come quella di Pier Paolo Pasolini non riesce ancora oggi a trovare un appropriato spazio fra i libri, per esempio, di scuola. Purtroppo nell'opinione comune non si riesce a vincere il pregiudizio che, al di fuori delle eccezioni più importanti, vede spesso la poesia come arte minore. Al contrario, tale linguaggio non è il solo, semplice frutto dell’ispirazione, ma un’arte sublime che necessita di una raffinata sensibilità costruttiva. In tal senso si può paragonare alla musica, ma anche alla scienza, in quanto al pari di questa a partire dall’esperienza riesce a costruire una sintesi efficace della realtà.
da "Il Giornale letterario", in uscita nel numero n. 7 di dicembre |