| “La luna oltre la grata”
le poesie di Liliana Arena
Purificati dall’acqua lustrale della poesia.
Dopo la lettura della nuova silloge di Liliana Arena c’è la speranza della rinascita.
Non si può, infatti, restare inerti e indifferenti di fronte alle miserie del nostro mondo.
I versi, prima che sia troppo tardi, suonano la sveglia. Le lancette, puntate sul nostro corpo animoso, indicano che è tempo di ritrovare quello che, da addormentati, ci siamo lasciati sottrarre.
Liliana Arena, nel nuovo viaggio, dilata gli orizzonti, passando dall’Oceano del proprio Io all’intero ecumene.
La ricerca continua, di ciò che sfugge e tormenta, accomuna popoli e sentimenti.
Dagli incubi personali, scatenati dall’idolatria televisiva che trasforma le immagini in desideri di sfrenata accumulazione, ai sogni spezzati degli uomini.
Dai bambini argentini, strappati a genitori desaparecidos e cresciuti dai loro killer,
ai migranti dalle case di latta che credono in un miraggio di vita migliore e invece si trasformano in bestie da macello.
Quelle di Liliana Arena sono poesie di parole, belle come una seconda pelle.
Sono versi taglienti che, nonostante tutto, hanno la forza di rigenerare, se sappiamo liberarci dalle ipocrisie.
Sono sinfonie musicali eseguite sul pentagramma del quotidiano ma mai dell’ordinario.
Sono radiografie di amori scoppiati (mentre tu fingi, io non mi svelo).
Sono lampi di dicotomie che riflettono sempre il loro doppio (Lotta di coerenza di fronte all’incoerenza. Lotta di verità di fronte alla menzogna).
Oppure annunciano amare verità. “Siamo sottoprodotti di un Dio che mai riusciremo a emulare” a causa del plusvalore che trasforma l’uomo in una scadente merce industriale.
Sono metafore della vita che scorre intrappolata “da un padrone marcatempo costretto a timbrare la sua fuga”.
Siamo di fronte a una lenta discesa negli inferi per poi risalire, miracolosamente, a
vedere le stelle.
E Liliana Arena, con i suoi versi, ci indica la via. Abbandonare le mentite spoglie dell’esistenza. Liberarci dalle nostre prigioni e guardare la luna oltre la grata.
“Non sarò certo il primo a scrivere che per gli autori che sappiano comunicare emozioni trattando tematiche, partendo dal personale privato, che abbiano natura universale, c’è una risorsa in più: quella possibilità di conoscere se stessi, quasi in maniera inconsapevole e incosciente.
La sofferenza di fa poesia e, poesia che cresce dentro, divenendo vita, creando vita, maturando la certezza che quel destino – che altri non vede - diviene chiaro, visibile e, per questo, più feroce che per altri, quei tanti altri che vivono di bisogni presunti e di necessità non necessarie”, scrive Beppe Costa nella prefazione.
“Senza ambiguità, senza costruzioni estreme a nascondere il senso di ciò che narra, Arena sembra condurci ad una possibile uscita verso un luogo più limpido: quello dell’anima, laddove è possibile”, conclude Beppe Costa.
Liliana Arena ha pubblicato nel 2008 la sua prima opera in versi dal titolo “L’oceano del mio IO” (Aletti Ed.), silloge che ha ricevuto la “Menzione d’Onore” del Premio Letterario Internazionale ”L’Arcobaleno della Vita”, città di Lendinara, patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Si è classificata terza al primo concorso nazionale di poesia inedita “Dolce natura, almeno tu non menti”. Risulta inoltre tra i vincitori, per Aletti Editore, delle selezioni del settimo concorso “Poesie del nuovo millennio”2009.
(Liliana Arena, La luna oltre la grata, Aletti Editore, pagine sessantaquattro, euro dodici)
Pierluigi Fiorenza
Metropolis Quotidiano
Domenica 17 Ottobre 2010
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