| LA VIA DEL TEMPO
IL CENACOLO MULTIETNICO DI MIMMO MARTORANA
Ero presente in una cittadina toscana, dove Mimmo Martorana ritirava un premio letterario di poesia. Al termine della cerimonia, quando discorrevo con lui per via della comune provenienza reggiana, una signora si aggregava per dire a Mimmo che lui sì è proprio un bell'uomo, e che infatti lei lo segue sempre quando parla di letteratura in televisione. Ma situazione era buffa ma imbarazzante. Martorana, che non parla di letteratura in televisione, accettando l'affermazione della donna avrebbe mentito; correggendola, avrebbe messo la signora in imbarazzo. Mimmo se la cavò splendidamente, senza affermare e senza smentire, limitandosi a sorridere benevolmente, e che la gente capisse ciò che voleva. Funzionale strategia comportamentale. Normale amministrazione, per un sindacalista.
Il quale, quando scrive poesia, ha un'espressività molto meno circospetta. A un anno di distanza dal primo libro, Il cielo, la terra, Martorana pubblica La via del tempo, ancora per Alietti Editore. A esergo del libro, due versi di T. E. Eliot (...Torno al luogo da cui sono partito / e conosco il luogo per la prima volta... Il testo conclusivo (Il viaggio) è paradigma della vita intesa come “moto per luogo”: Ulisse attraversa l'Ade e conosce la meta, ma le muse / lo avvolgono nell'oblio. La meta rimane come incantamento nella mente dell'eroe, che infatti dismette l'amore (“che doveva Penelope far lieta”) per proporre a sé una nuova terra, una nuova conoscenza. Il luogo da cui si è partiti è il luogo da ri-conoscere (Eliot); ma il luogo ri-conosciuto è il luogo da cui, ancora una volta, partire (Dante). Filosofia dell'eterno inconcludente viaggio dell'uomo “attraverso i luoghi”, occhi dilatati ad ogni possibilità percettiva. L'eterno viaggiatore ha un abito mentale particolare: continuamente fascinato (tutto lo incuriosisce), non è mai completamente avvinto (nulla di ciò che lo incuriosisce riesce a fermarlo). Tale è la scrittura di Martorana: fascinata eppure mai lasciata alla deriva, la ragione mantiene il controllo della barca avventurosa.
Al timone, Martorana propone a se stesso un viaggio che non è soltanto “attraverso i luoghi” ma, correlato necessario ai grandi viaggiatori, un viaggio “attraverso il tempo”. Le stazioni del viaggio sono rappresentazione di un dramma che, dal “passato”, prende la via del mare per disegnare in via diacronica le vicende della storia umana, il groviglio di vita passioni e morte che da sempre la contraddistingue. L'approdo (dall'esergo di T. E. Eliot) è Randazzo (per Mimmo: “luogo da cui sono partito”), eletto centro metaforico della storia umana. Randazzo luogo conclusivo di antiche etnie, greci latini lombardi siculi, luogo attuale e futuro di etnie nuove, cinesi indiani maghrebini. Randazzo terra madre di pancia e di cuore. Randazzo eletta a luogo del futuro Cenacolo cui siederanno, pacificati al tepore mediterraneo, i popoli della terra.
Va da sé che il Cenacolo, suggerisce uno dei testi (Salina) è fortunatamente diverso dal polpettificio proteico di McDonald: al tepore mediterraneo i popoli convenuti mangiano sale e capperi, bevono Malvasia.
Il Cenacolo di Randazzo, d'altra parte, nulla ha di smisuratamente ludico. Né al Cenacolo si arriva come traguardo di un qualsiasi week end vacanziero. Al contrario (Ferie di Agosto), Martorana propone la propria conflittuale visione della storia. Le porte di Randazzo sono chiuse, infuria la pandemia, non si capisce se dentro o fuori le mura, e comunque le porte sono chiuse, i cittadini oppongono resistenza all'invasione della città, resistono alla tentazione d'imbandire la tavola del Cenacolo. La storia intesa come migrazione e mescolanza di etnie non è mai, sappiamo, l'invito a una festa di comunione. Al tavolo siedono, alla fine, i popoli forti e pazienti; occupano i posti lasciati vacanti dagli uomini che l'egoismo ha reso malati di pinguedine, morti per anemia di cuore.
Poesia di passione civile. Anche, elegia del ricordo: che si legge come se si sfogliasse un album di foto in bianco e nero. Dagherrotipi, direi: dove il bianco e il nero, al sedimento del tempo, acquistano una calda patina ambrata.
Mimmo Martorana, La via del tempo, Aletti Editore, 2010
Rossano Onano
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