| La scrittura di Mauro Montacchiesi, agile e vicina all'oralità, conserva le caratteristiche delle storie narrate a voce con presa immediata su chi ascolta. Il linguaggio è fluente; il tono si fa ironico e sorridente mostrando le qualità stranianti e distruttive del riso, specie nei racconti che narrano il modesto, irrisolto e complicato vissuto di personaggi che, pur diversi tra loro, hanno in comune l'incapacità di vivere o di amare, per naturale inettitudine.
In queste pagine sono esibite le vicende di protagonisti avvinghiati alle personali insicurezze, o schiavi di paranoie e frivolezze, o, ancora, imbevuti di convinzioni che non hanno corrispondenza nella realtà e che, pertanto, si rivelano fallaci illusioni...
Attori di storie marginali, del vivere inconcludente, a volte esentato dai doveri e dalla serietà della vita, essi sono il simbolo di una «vita inquinata alle radici» per dirla alla Zeno Cosini, famosa creatura letteraria di Italo Svevo: se tutta l'esistenza è un affaccendarsi senza scopo intorno ad inutili azioni, allora non resta che accettare la propria dappocaggine, per tirare a campare (come in Marcantonio Bellomo, in Contrappasso).
Questi personaggi, più propensi a relazionarsi con gatti e cani che non con i propri simili, esplicano tutto il loro fallimento esistenziale nell'incapacità di costruire una relazione affettiva, che non sia condizionata dall'opportunismo individuale, dalla vigliaccheria o dall'abulia; e si rifugiano nel mondo intimo, con inevitabile incomunicabilità con l'esterno. A questa tematica, man mano che si procede nella lettura, se ne affiancano altre che arricchiscono di nuovi tratti la mappa semantica della raccolta. Come nel racconto Sulla classica nuvoletta, dove un Cicerone annoiato interloquisce con un netturbino della nostra epoca, e il loro dialogo si intreccia con quello di altri tre illustri: Seneca che parla in latino, Ettore Pretolini che si serve del romanesco ed Eduardo De Filippo che si avvale del napoletano.
Oltre al dinamismo, ottenuto grazie al sapiente utilizzo di più lingue, si apprezza lo sviluppo e l'epilogo della storia: se la vita dell'aldiquà è attraversata da problemi, quella dell'aldilà non è certo migliore, anzi; i personaggi sono tutti pervasi da una malinconica nostalgia nei confronti della vita terrena che, seppure imperfetta, ha il suo fascino indiscutibile.
Infine, la raccolta si conclude con un saggio storico su Caligola, distaccato dal resto del libro, ma forse solo apparentemente, in cui l'autore veste i panni del «cinico apologeta dell'Imperatore», per enfatizzare che l'interpretazione storica non può essere intesa come «depositaria di verità assolute», specie se riferita ad eventi così lontani nel tempo.
Alla genesi dei racconti di questa raccolta, originale e intellettualmente vivace, sembra esserci lo stesso atteggiamento: scandagliare la complessità della realtà. Montacchiesi porta sulla pagina una tipologia di uomini e i rispettivi monologhi sulle loro debolezze, mostrandoci il personale punto di vista di ognuno e sviscerandone i sentimenti, quasi a ribadire che non ci sono ricette per vivere la vita in modo infallibile. «Non meravigliarsi di niente: questo è forse il solo, unico principio che possa rendere felici», come recita la massima oraziana menzionata all'interno del libro.
Caterina Aletti
Collana "Gli Emersi - Narrativa"
pp.104 €13,00
ISBN 978-88-6498-324-0 |