| PRESENTAZIONE LIBRO POESIE
"Amore silente" (Aletti Editore)
Verbania 22 giugno 2010
La presentazione del libro di poesie AMORE SILENTE di Paolo Ferrante, è stato caratterizzato da momenti di lettura, musica e immagini.
Ha aperto la serata un Duo di pianoforte e flauto magnificamente suonati da Simona Agrati e Luana Menegaz.
Poi, Paola Giacoletti ha coinvolto l'assemblea, particolarmente attenta, con il seguente testo.
Quando si scrive per sé, non si fa un atto che termina là dove finisce …, si scrive solitamente per nobili scopi, oltre che per sfogo personale, naturalmente. Si scrive sempre per coinvolgere gli altri, per provare se le corde dei nostri sentimenti possono vibrare insieme ai sentimenti degli altri, sui temi fondamentali del nostro essere uomini …
E i temi dello scrivere sono un po’ sempre gli stessi: l’orrore delle guerre, le ingiustizie, le grandi contraddizioni della nostra epoca, tra cui la carestia e la fame da un lato, l’opulenza e il consumismo dall’altra … contraddizioni che ci rivelano che ci rivelano quanto è intramontabile il discorso di chi ha inventato i correttivi per la natura umana, portata a lasciarsi andare …la necessità di un comportamento corretto era presente alla coscienza civile, prima ancora che alla coscienza religiosa … mi riferisco alle cosiddette virtù : di fronte alle avversità della vita e della storia è meglio essere prudenti piuttosto che avventati … è necessario essere forti e giusti nei rapporti con gli altri, e moderati, ovvero temperanti …
Ma torniamo a quando si prende in mano la penna e si vuol dare forma poetica al proprio scritto, o attraverso la difficile pratica della metrica e con l’uso delle figure retoriche, oppure più semplicemente attraverso la prosa poetica … quando si sente l’esigenza del fondo bianco, con i versi che, andando a capo creano pause appropriate e lasciano spazio per la riflessione … allora, l’aver tentato un modo difficile di esprimersi ha ancora un altro senso aggiunto: quello di voler nobilitare il nostro scritto, quello di volergli dare maggior dignità con una stesura inusuale.
Si dice che è poetico quel testo che è composto in modo da essere attraente di per sé. E nell’uso della tecnica si può essere più o meno impeccabili – molti poeti famosi non lo sono – ma l’importante è rimanere poeti nell’atteggiamento, per far capire che si vuole intrattenere il lettore praticando un canale privilegiato …quel mettersi su un gradino un po’ più alto da parte di chi scrive esige il mettersi su un gradino alto anche da parte di chi legge o ascolta .. e si sal in altezza … quasi per scendere più facilmente dentro di sé, in quel luogo segreto del cuore dove le fibre sono più sensibili, dove le cavità – che si credeva fossero sede dei sentimenti – risuonano più immediate e dirette per ciò che preme di più. E che cosa è che preme di più? Ciò che sta più a cuore è rivelato dalla capacità critica … di valutare la realtà rispetto a qualche principio che si ha in mente …ed ecco che ritornano nel nostro discorso prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Filtrata da questa rete la realtà lascia nelle maglie ciò che non va: innanzitutto l’ineguaglianza, nelle opportunità di vita per la salute, l’istruzione e ancora il diritto ad essere se stessi a volte soffocato da certe mode e da certe pratiche che condizionano o alterano la personalità fino a smarrirla o a distruggerla … ecco la perplessità verso l’uso unilaterale della ricchezza, verso le forme esasperate del potere … tutti elementi che rivelano la ricerca di qualcosa che compensa una mancanza, di qualcosa che faccia sentire bene e che appaghi di per sé. Qualcuno la chiama la nostalgia del totalmente altro.
Ci siamo dimenticati, forse, nella quotidiana ricerca di noi stessi, nella quotidiana esasperata affermazione del nostro io, che potremmo cercare prima di tutto il regno di dio e le sue cose …
La società appare come groviglio di problemi, nella nostra come nelle altre epoche … non illudiamoci, pensiamo alla violenza dei secoli scorsi, pensiamo all’indignazione di altri poeti indignazione che sfocia per qualcuno nell’aspirare all’indifferenza, per qualcun altro nelle invettive – e penso a Dante – per qualcun altro ancora in quella forma di difesa che è l’ironia …strumento formidabile per prendere le distanze dalle miserie umane …
Ed eccoci persuasi che la formula di un’antica preghiera “valle di lacrime” sia realistica nei confronti di ciò che ci riservano la natura e la società …e allora si fa strada l’esigenza di fare in Terra come si pensa viene fatto nei Cieli ma per fare ciò è necessario avere dei motori in più … rispetto alle quattro virtù di cui abbiamo parlato prima: il motore della speranza e quello della carità. Quando ci sono questi due motori … è come se ci fosse anche quello della fede …
Paolo di Tarso prende dal suo mondo – il mondo antico che si trovava non dico al tramonto ma a una svolta molto importante – dicevo che Paolo prende dal mondo antico le virtù, elaborate dai grandi filosofi in base alle esigenze di pace e moderazione di quei travagliati tempi. E’ così che gli approdi filosofici della civiltà antica si sono travasati nella tradizione cristiana. Ma Paolo a quelle quattro aggiunge le tre virtù che ora noi chiamiamo teologali.
Paolo, san Paolo di Tarso, nelle sue lettere scrive di fede, speranza e carità. La speranza, fondamentale affinché l’uomo si redima, la fede, che, come dice Dante, è sostanza di cose sperate … e la carità, perché se manca quella, sono vanificate la speranza e la fede. La carità è – più che la speranza e la fede – anticipazione nei fatti e per quanto sta nelle nostre forze, del regno di Dio. Nei rapporti umani fondati sullo scambio … la carità è l’esempio che contraddice, che dimostra che dare può essere benissimo una pratica a senso unico …gesti, parole, sostanze, presenza … non esigono una cassa di registrazione che emetta il ticket e comunque un riscontro c’è in quel senso di appagamento che si ha quando si fa una cosa giusta.
Ecco, questo lungo sproloquio – di cui chiedo scusa a tutti – mi è servito per arrivare fin qui. Ho voluto parlare di carità, la virtù dell’amore, perché questo libro ne è pieno: per il dolore che esprime e che è manifestato senza pudori, per la tenacia con cui manifesta la fiducia negli uomini, per l’attenzione alle piccole ineffabili cose che sono la consolazione della vita.
(Paola Giacoletti)
A questo punto della serata è stata inserita la prima serie di immagini, proiettate su schermo, inerenti la natura. Ancora una volta, pianoforte e flauto hanno accompagnato la visione. In questo clima Paola Giacoletti ha proseguito leggendo e commentando dei versi tratti dal libro del poeta Paolo Ferrante. Poi ancora immagini e musica.
Raffaella Gambuzzi ha proposto la lettura di alcune poesie. La sua magnifica proclamazione ha commosso i presenti che si sono sentiti coinvolti intervenendo a loro volta con domande.
Prima di concludere la serata è stata letta una poesia non inserita nel libro, ma sempre dello stesso autore, POESIA. Questo testo, sempre letto da Raffaella, è stato accompagnato dalla musica di una chitarra suonata da una bambina di nove anni Fiorenza Ferrante, figlia dell'autore delle poesie.
Lo stesso Ferrante ha voluto concludere ringraziando i presenti. Un lungo applauso ha accompagnato le ultime parole dell'autore.
In allegato si possono vedere alcune foto della serata.
|