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Rocca Imperiale – La lingua non è altro che una strada tra due muri invalicabili costruiti con le metafore del potere, parole che ci ordinano come parlare, come esprimere o addirittura come sublimare le sensazioni; parole che regolano la ribellione, mascherando di verità l’amore mentre si sciolgono in un pianto o in un sorriso. L’uomo si ritrova servitore inconscio di questa strada e cercando la libertà e la Bellezza si porta ai margini raschiando la superficie di quel muro, cercando di abbatterlo oppure cambiare il senso del suo camminare. E in questo senso che si può collocare la poesia e il poetare; è in quest’ottica che la Aletti Editore insieme al comune di Rocca Imperiale (Cosenza) ha indetto il primo concorso nazionale di poesia inedita “ Il Federiciano”. Le opere selezionate sono state pubblicate su tre volumi, la trilogia del colore, ognuno che rappresenta una particolarità della cittadina calabrese : Blu per il mare, giallo per gli agrumeti e verde per i campi. Al concorso sono stati inviati 4000 componimenti , provenienti da tutte le regioni d’Italia ma anche qualche rappresentanza dall’estero precisamente dalla Francia, Germania, Svizzera e Olanda. Lo scorso cinque dicembre la serata conclusiva della manifestazione a Rocca Imperiale Marina a tre chilometri dal confine lucano, dove , in una partecipazione massiccia di gente, sono state declamate le poesie selezionate. Tra queste la poesia “Come la Libertà” del poeta lucano di Brienza, Francesco Altavista, componimento declamato dall’attore Dino Lopardo e seguito da un applauso commosso e scrosciante . Un riconoscimento ma di certo non un traguardo per il poeta burgentino alla prima partecipazione in un concorso di poesia. La peculiarità di inserire diverse anime poetiche in tre volumi,è la grandezza e l’importanza della manifestazione che consente al poetare di andare oltre e come un vento impetuoso di farsi strada nella selva conformista, alla ricerca della Bellezza.
Come la Libertà di Francesco Altavista
Come fare con semplici parole,
inchinarsi alle dolci linee di un viso,
così bello, così lontano dal tempo.
E parole schiave di un Dio,
senza senso, senza colpa, senza legge.
E pelle bianca , dorata dal sole,
armoniosa come gli angeli in paradiso,
ornata e sporca d'olimpo.
Nessuna catena di alloro e di paura
possono fermare il suono del suo silenzio,
o il tumultuoso epilogo del suo essere.
Solo il sogno di un becero ricordo,
delle false coscienze abbattono le mura,
dell'energia e i cuori alle lucrose sere,
figlie di un istante di felicità,
e lei, fugace entità, bella come la libertà.
4 gennaio 2010 quotidiano "La basilicata".
Foto di Vincenzo Di Matteo |