| “Treviso, Marzo 1995. C’erano una volta un genio dei numeri abbastanza sfigato e una miss col vizietto del furto. La figlia di Schwarzenegger e un tipo dal soprannome che è tutto un programma. Del cibo per cani al narcotico e un piede di porco sul retro della scuola. E le Tre Leggi del Furto Perfetto, naturalmente. Una dozzina di anni dopo restano un mistero da risolvere e molte ferite mai rimarginate. Perché la vita è come un rotolo di carta igienica: più ti avvicini alla fine e più corre veloce. E più la vivi, più si copre di merda.” E’ la sintetica ed efficace presentazione di “La vita è un rotolo di carta igienica” (Aletti Editore) prima esperienza letteraria del trevigiano Alberto Battois. Oltre che un originale modo di interpretare l’inesorabile scorrere del tempo, il testo narra le banali vicende di due Bonnie & Clyde dei tempi moderni, due astuti (o presunti tali) topi d’appartamento dall’hobby del tutto singolare praticato nel doposcuola.
“La vita è un rotolo di carta igienica” si presenta anche come uno spaccato ironico e pungente degli anni ‘90, raccontato da chi li visse e sorride ancora per le bizzarre mode di allora. Si tratta di un testo alla ricerca della raffinatezza umoristica, con una costruzione spazio-temporale ideale per lasciare il lettore col fiato sospeso fino alla fine delle sue pagine. Il romanzo descrive una storia d’amore a senso unico alternato. “Di quelli con banchina cedevole, scarsa visibilità e mancanza cronica di segnaletica”, indica un’originale definizione di questa avventura congegnata per risultare coinvolgente, essere irriverente, apparire affascinante e dipanarsi scanzonata. La storia viene ambientata a partire dal settembre 1994, principalmente in un fittizio liceo scientifico di Treviso, intitolato “Nikola Tesla”. L’aspetto non è comunque ben definito e la sua esatta posizione non è precisamente descritta, in modo che ogni lettore sia libero di immaginarlo come meglio crede. Oltre a questi, altri luoghi sono menzionati nel corso della storia. Soprattutto le leggendarie discoteche della domenica pomeriggio degli anni ‘90, quelle della provincia di Treviso e dell’entroterra veneziano, entrate a forza di serate nella memoria popolare di chi ritmò quegli anni anche in pista.
I protagonisti principali della storia sono Thomas detto Turbo, Giulia detta Zù, Alex detto Trealquadrato e Viola, semplicemente (“nel senso che non c’erano altre parole per definire quella tipa”), quattro ragazzi trevigiani di 17 anni. Nonostante l’ambiente principale sia il mondo giovanile che ruota attorno alla scuola, l’autore descrive soprattutto storie di amicizia (“vera, profonda, che solo alcuni fortunati riescono a coltivare e a portare avanti nel corso degli anni”). La narrazione parte quando due di loro si ritrovano a distanza di 12 anni dai fatti descritti e iniziano a ripercorrere le vicende che hanno separato fino a quel momento le loro vite. Quel periodo, tra il 1994 e il 1995, è stato per loro il più bello e devastante nello stesso tempo.
Al punto d’aver lasciato significative ferite e incancellabili strascichi che a distanza di due lustri e mezzo si ripercuotono ancora nelle loro vite. L’autore, Alberto ‘Albino’ Battois, nato a Treviso il 14 marzo del 1976, in comune con i protagonisti della sua storia ha la frequenza, dal 1990 al 1995, di un liceo scientifico, il “Giuseppe Berto” di Mogliano Veneto. Laureatosi in ingegneria elettronica all’università di Padova nel 2001, ha lavorato in Italia fino al 2005. A settembre del 2005 Battois è emigrato a Brisbane, in Australia, dove ha iniziato ad occuparsi di sistemi ferroviari per una ditta del gruppo Finmeccanica. Tra il 2006 e il 2007 ha trascorso 7 mesi nel deserto del Western Australia, impegnato in un impegnativo progetto riguardante il primo treno merci a guida automatica del mondo. E qui egli ha concepito il suo libro “La vita è un rotolo di carta igienica”. Successivamente Battois ha preso parte ad alcuni progetti in giro per il mondo fino a che, nel settembre del 2009, si è fatto assumere, unico italiano, da una multinazionale giapponese, e da allora vive a Tokyo. Una vita, la sua, che si continua a srotolare ma, fortunatamente, non si esaurisce mestamente come un rotolo di carta igienica.
Fonte: Veneto globale
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