| Giovedì 11 febbraio la struttura della biblioteca ospiterà il professor Giovanni Casaura per 1a presentazione del suo nuovo romanzo 'Il delitto della masseria' , edito da Aletti.
L'opera - si legge in una nota stampa diramata proprio dalla biblioteca amorosina - s'inserisce in un progetto artistico di più ampio respiro. E', infatti, il secondo volume di una trilogia inaugurata dal fortunato romanzo “L'erede del podestà'” (vincitore del prestigioso premio Giacomo Matteotti, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e conferito alle opere che illustrano gli ideali di fratellanza tra i popoli, di libertà a di giustizia sociale).
Molti punti di contatto che legano il primo e il secondo romanzo, primo fra tutti la figura del protagonista, Onofrio Domusuro, il quale, in seguito a varie vicissitudini, sceglie di trasferirsi da Como, città in cui esercita la professione di insegnante, alla sua terra d'origine Ruviano. E' questo lo scenario in cui si svolge la vicenda, ambientata nel 1985.
Una vicenda torbida, che vede un giovane del paese condannato in primo grado all'ergastolo per aver ucciso la propria fidanzata.
Il libro racconta lo sforzo profuso dal professor Domusuro per scagionare il giovane, della cui innocenza è convinto. Nell'impresa è aiutato dall' avvocato Marte, che aveva già difeso l'imputato in primo grado, perché affidatogli d'ufficio, ma senza spendersi molto per il suo assistito. Vicende personali lo avevano gettato nello sconforto e l'avevano spinto a darsi all'alcool. La sollecitudine di Domusuro per il giovane, però, è trascinante e l'avvocato troverà nuovo entusiasmo e una nuova motivazione.
Alternando poetiche descrizioni dei luoghi e vicissitudini sentimentali, il ritmo del racconto diventa sempre più incalzante, fino a raggiungere il suo climax nella parte finale del libro, che ha la struttura del giallo, ma al quale l'identificazione con questo genere sta stretta.
L'opera infatti, pur puntellata di accenti di crudo realismo, non indugia mai in essi, si apre anzi a quadri di gioiosa e domestica familiarità.
L'universo in cui si muove il professor Domusuro è quello del piccolo centro rurale, con i suoi limiti, riscontrabili soprattutto nella ristrettezza mentale dei suoi abitanti, ma anche con i piaceri e le gioie che offre, come il contatto con una realtà dal sapore bucolico, il culto dell'ospitalità e della convivialità, il patrimonio di sapori e profumi, nella cui descrizione l'autore si compiace di indulgere e che tradisce l'attaccamento che ha per la sua terra, celebrata anche attraverso l'uso del dialetto locale, che contribuisce a conferire vivacità al racconto, senza appesantirlo, perché sostenuto da una prosa volutamente non ricercata, ma elegante, fluida, scorrevole, adatta ai vari registri linguistici di cui l'autore si serve anche per delineare i suoi personaggi.
Questi emergono dalla pagina, non in virtù di elaborate descrizioni psicologiche, ma semplicemente col fluire del racconto. Ne risulta un' opera godibile, che è insieme l'affresco di una realtà a noi familiare e che l'autore ci restituisce attraverso il suo sguardo lirico e innamorato.
Il Sannio, 2 febbraio 2010
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