| L’opera si lascia leggere con piacere, una scrittura fluente in cui le tematiche generano una repentina voglia di scoprire quale nuova riflessione serberanno i versi della poesia successiva. L’animo del poeta è volto alla ricerca di sé, sviscera il proprio vissuto attraverso il susseguirsi dei ricordi, dei rimpianti e degli errori dai quali vorrebbe imparare ma nei quali inciampa reiteratamente. Le liriche sono meditazioni penetranti, in special modo quando il pensiero di Lanfranco Cordischi si ricongiunge alla quotidianità: la solitudine dell’uomo contemporaneo, un essere invisibile tra gli invisibili con l’inequivocabile desiderio di stabilire un contatto con i suoi simili, appartenenti ad un genere umano che raramente si palesa nella sua fattispecie, decisamente robotizzato dalle grandi piccolezze del vivere quotidiano. Le poesie determinano delle domande e rimestano tra le pieghe, o piaghe, dell’anima del lettore. La parte finale della silloge è riservata alla traduzione di canti tratti da grandi opere di autori latini e dall’Odissea di Omero: un diletto che richiede passione e ci svela un fine conoscitore della materia.
[Recensione di Valeria Terzi, tratta da Poeti e Poesia, Mappe e Percorsi, Rivista Internazionale M. 18 – Dicembre 2009, p. 102]
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