| (Vita ed opere del geografo Giuseppe De Luca)
Questa ricerca si propone d’indagare su un geografo generalmente considerato un “minore” nella storia della geografia italiana, Giuseppe De Luca, poco noto anche perché il suo nome e il suo ricordo si confondono spesso con quello del suo grande contemporaneo Ferdinando De Luca (1783-1869), uno dei padri della geografia italiana.1
Scarsissime sono le notizie relative alla vita e all’opera di Giuseppe De Luca. Nessuna enciclopedia italiana, neppure il Dizionario Enciclopedico Italiano, edito dalla Treccani, che pure elenca tre Giuseppe De Luca (un prete, un baritono ed un ingegnere), ricorda il geografo. L’Annuario Accademico, che raccoglie dal 1861 al 1960 (anno in cui cessano le pubblicazioni) i dati biografici dei professori degli atenei italiani, limita le notizie relative a Giuseppe De Luca alle date di nascita e di morte, alla citazione di alcuni testi e al periodo in cui egli insegnò a Napoli. L’unico che sembra essersi ricordato di De Luca geografo è, paradossalmente, un uomo estremamente lontano da lui: Cesare Battisti, l’irredentista trentino che finì impiccato come traditore dagli austriaci durante la Grande Guerra e che al momento della morte aveva davanti a sé un fulgido futuro di geografo ed una serie di articoli pubblicati.
Tra essi (ora raccolti in due volumi di Scritti storici e metodologici di geografia), c’è un profilo di Giuseppe De Luca che è stato prezioso per recuperare altre brevi notizie sulla vita di questo geografo.
L’opera di De Luca non può dirsi né metodologicamente, né scientificamente innovativa. Eppure essa fu un’opera fondamentale per la diffusione del pensiero geografico e per la battaglia volta a fare della geografia una materia di insegnamento autonomo, con dignità di scienza.
De Luca fu un autore prolifico, soprattutto in campo didattico, anche se non mancano sue pregevoli opere di carattere storico-geografico ed interessanti testi di metodologia.2 Fu un personaggio di spicco nella Pubblica Istruzione italiana fra l’Unità d’Italia e gli anni ’90, collaboratore di diversi Ministeri della Pubblica Istruzione e più tardi Rettore dell’Università di Napoli; in questa veste si prodigò sempre nel tentativo di avviare una radicale riforma degli istituti scolastici italiani ed è appunto alle sue idee in merito, in particolare rispetto all’insegnamento della geografia, che è dedicata questa ricerca.
Essa si divide in tre parti:
1 - Nella prima parte verrà analizzata la figura di De Luca, le sue vicende biografiche e i diversi aspetti della sua opera, tentando di evidenziare come anche quelli apparentemente più lontani, come la collaborazione alla Società Geografica, i contributi storici e i lavori di statistica, siano riconducibili al quadro di riferimento generale dell’intera sua opera, che era quello della definizione delle basi scientifiche sulle quali a suo parere avrebbe dovuto costituirsi il moderno insegnamento della geografia. Sempre in questa prima parte, con l’ausilio di alcune delle sue opere di metodologia, porremo in evidenza quali fossero le innovazioni tecniche che egli si proponeva di introdurre nella didattica geografica, da dove egli mediasse le sue idee e a quali strumenti intendesse rifarsi.
2 - La seconda parte sarà dedicata all’esame dei suoi principali testi scolastici, che formano il cuore della sua produzione pubblicistica e che riflettono bene lo sviluppo delle sue idee pedagogiche. Metteremo in evidenza, in quest’esame, non solo i fattori innovativi di tali testi, ma anche quelli in cui, a dispetto delle sue stesse teorie, De Luca non riesce a discostarsi dalla docimologia e dalla didattica correnti alla sua epoca.
3 - La terza parte, infine, sarà dedicata ad un testo apparentemente diverso, ossia la memoria stesa da De Luca su “L’Italia all’Esposizione Universale a Parigi del 1867”. A questa esposizione egli partecipò in veste d’inviato ufficiale dell’Italia e vide le sue opere premiate con due medaglie d’argento. Come vedremo, la memoria, al di là del suo valore di interessante documento storico su un momento particolare della storia d’Europa, ossia quello del sorgere delle esposizioni universali e del loro significato politico ed economico, è per De Luca, l’occasione d’una lunga requisitoria contro i mali che derivavano all’Italia dalle carenze del sistema scolastico. Il confronto tra la potenza tecnologica degli USA e del Nord Europa e la povertà dei paesi mediterranei è letto da De Luca in termini di confronto tra due diversi modi di sviluppare la cultura di massa: concreto, basato sulle esperienze e sugli insegnamenti professionali, nei primi paesi; astratto, fondato su pedantismo e retorica nei secondi. Di qui a suo parere derivava la totale mancanza, all’esposizione, di innovazioni tecnologiche italiane; una mancanza nascosta dietro lo sfarzo dei reperti archeologici e dei prodotti artistici presentati, “glorie passate” dietro le quali, egli ritiene, è troppo tardi per nascondersi ancora. |