| Antonino Isgrò di Barcellona P.G. (ME), autore del romanzo "Figlia di tutti
e di nessuno", edito da Aletti nell'ottobre 2009, si classifica settimo al
concorso per giovani poeti under 30 "Voci di caffè", promosso da Esssecaffè,
con la poesia "Amico del meriggio".
La giuria del concorso costituita da:
Francesco Segafredo (Presidente diEssse Caffè),
Chiara Segafredo (consulente editoriale)
e Antonella Huber
(Docente, Scuola di Specializazione in Storia dell'Arte, Università di
Bologna) ha scelto sette poesie su più di ottanta inviate.
La classifica:
1° Densità - CATERINA VIANELLO
2° Palloncini di caffé - FILIPPO RONC
3° L'aroma degli sguardi - DAVIDE CANZI
4° Pausa caffé - CRISTINA GALLINA
5° Delizia nera - DAVIDE CANZI
6° Nero per sè - CATERINA VIANELLO
7° Amico del meriggio - ANTONINO ISGRO'
IL LIBRO.
Accade spesso nella fase di scrittura che si verifichi una difficoltà di proseguimento causata dai principi morali. Probabilmente una storia si potrebbe costruire in modo diverso se non si avessero principi morali. Si vorrebbe creare qualcosa di più scabroso, più aggrovigliato, che sconvolga ogni nostra categoria mentale derivante dalla fede, dalla famiglia o da qualsiasi altro principio, ma ad un certo punto si arriva ad un bivio e non si sa come procedere. Occorre continuare la strada proposta dai principi morali o lasciarsi guidare da una spinta che infrange ogni morale? È un dubbio lecito e irrisolvibile, perché vengono alla mente sia il retto sentiero della morale sia l’affascinante deviazione della trasgressione. Un ulteriore enigma è il capire cosa si aspetta il lettore, cosa egli desidera e va cercando. Desidera la morale o vuole trasgredire?
Anche questo è un dubbio amletico, ma qualunque sia la via che si sceglie di intraprendere non bisogna mai limitarsi a scrivere facendosi guidare dai gusti degli altri. Un libro, e in particolar modo un romanzo, è sempre frutto del gusto, della mente, del cuore e delle scelte di chi lo scrive. Se così non fosse, non avremmo mai avuto autori di libri sconosciuti e invece ci sono, o perché costoro non hanno un minimo di creatività e sono scrittori di vanità o perché non si sono lasciati assecondare dai gusti del pubblico. Ci sono poi altri scrittori che non hanno avuto un immediato riconoscimento del loro valore ma sono stati riscoperti solo dopo, proprio perché anche costoro si sono lasciati guidare esclusivamente dalla loro personale fonte.
Dunque ogni artista deve farsi guidare solo da se stesso, dalla sua anima, dalla sua mano, dalla sua mente, dal suo cuore, dal suo gusto o da qualsiasi altra fonte da cui provengono creatività e ispirazione di artista. Certo si correrà il rischio di non essere capiti, di non essere apprezzati o, per dire concretamente, di non vendere neanche una copia della propria fatica, ma almeno non si avranno poi dei “rimorsi di creatività”.
I rimorsi di creatività sono quei sensi di colpa derivanti appunto dal non essersi fatti guidare da una propria fonte in favore di altre spinte provenienti da fuori di sé. In termini spiccioli, spesso si scrivono determinate pagine o si rappresentano determinate scene quando invece la propria fonte avrebbe voluto scrivere altre pagine o avrebbe voluto rappresentare altre scene.
Assodato ora che ogni opera, e quindi anche questa, è frutto di una fonte personale, ci si chiederà se io mi sia lasciato guidare dalla strada dei principi morali o dalla strada della trasgressione. Sinceramente a questa domanda proprio non so e non posso rispondere, ma sarà compito del lettore collocare questa storia su una determinata linea. Probabilmente in base ai giorni, all’umore e ai sensi talvolta i principi morali mi hanno guidato verso determinate parole e scene, altre volte la brama di violazione mi ha condotto a situazioni imprevedibili. Prima di lasciarvi alla lettura del romanzo, vorrei dire solo un’ultima cosa pur al costo che mi si dia del moralista, del perbenista o del bigotto (lungi da me l’esserlo). In questo momento mi sta guidando la morale, mi spinge a scrivere quello che sto per scrivere e non posso negarglielo, altrimenti dopo avrei sicuramente un rimorso di creatività.
Se avete voglia di trasgredire, fatelo con la scrittura e mai con la vita vostra o degli altri. Se volete fare qualcosa di eversivo, prendete della carta e scrivete parole, frasi, pagine, storie, romanzi o qualsiasi altra cosa. Potete scrivere tutte le trasgressioni inimmaginabili, ma non fatele mai nella realtà quotidiana, in società (ovviamente tutto dipende). In fondo vedrete che vi piacerà e magari diverrete dei grandi artisti. Quale altro modo più bello c’è di trasgredire se non con le parole? Quindi imparate a infrangere le convenzioni con la scrittura, perché dopo aver scritto vi sentirete come liberati da un macigno che avevate voglia di lanciare a qualcuno.
Dunque…
Scrivete, scrivete e scrivete…
In questo momento mi balena alla mente un barlume di trasgressione che mi dice di cancellare tutto e mi pone questa domanda: «Chi sei tu per dare questi consigli? Ti senti qualcuno per caso? Non credi di montarti la testa? La tua è solo vanità!».
Avrei già cancellato questa prefazione, ma celere è ricomparsa la morale che mi parla: «Non ti stai montando la testa! Non è vanità! Lascia tutto così come hai scritto! Colui al quale non importa nulla di quel che dici, farà finta di non aver letto».
Le parole della morale sono semplici ma efficaci! Non cancello…
Antonino Isgrò
Collana "Gli Emersi - Narrativa"
pp.88 €13,00
ISBN 978-88-6498-012-6
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