| Il giorno sabato 9 gennaio 2010 alle ore 20:15 nel foyer del Teatro Vascello in via Giacinto Carini 78, a Roma (quartiere Monteverde), l’autrice Leila Zammar presenterà la raccolta poetica dal titolo Sensazioni contenente l’introduzione della poetessa Dale Zaccaria e tre disegni dell’artista Stefano Amici, che hanno ispirato altrettante liriche contenute nel volume.
L'ingresso alla presentazione, introdotta dallo scrittore Stefano Betti, è gratuito e nel foyer si potranno ammirare altre opere dell’artista Stefano Amici.
Per chi desiderasse proseguire la serata a Teatro, la presentazione sarà seguita alle ore 21:00 dal recital dal titolo Irene Side Story della cantante Irene Rinaldi, che canterà brani sia dal repertorio operistico sia tratti da musical, film, ed altro (regia di Flavio De Bernardinis).
Per ulteriori informazioni e/o prenotazioni, il numero del teatro è 06 5881021 oppure 06 5898031.
L’opera poetica di Leila Zammar, Sensazioni, riporta il verso alla ricerca di “un suono che si unisca alla parola”, questo suono sembra appunto “sgorgare” dalle labbra dell’autrice che si fa spesso “altra e molteplice” rispetto a sé stessa e alla propria visione poetica del mondo. Un mondo quello di Leila Zammar visto attraverso i suoi innumerevoli occhi, ora di madre “che cede al mistero” della maternità, ora di donna e di amante che avverte il limite umano: “io passerò (…) altre nubi passeranno in questo cielo”. C’è una colorazione netta, mai sfocata, nel versificare, un nero che si fa inquietudine, malinconia, oblio. Un bianco che si immerge nella natura, così richiamando alla formula dell’Inno, si veda la poesia “Alla natura”, un bianco appunto su “cima d’ovatta” e ancora di bianco “vaga l’animo mio giù per le valli”. Ma questo suono che è spesso una partitura di Sensazioni, tenta un’eternità, un tra-valicare il qui come l’altrove, in arrangiamenti di un “Io”che si sente limitato, di fronte a ciò che si sente si avverte, quasi a non voler “turbare” il senso di immortalità che l’autrice coglie e sa vedere: “copro le labbra per tacere quel che penso”. E questa Immortalità, richiamata ora da elementi naturali, ora da passati personali che riaffiorano, da “spine” conficcate di amori perduti, o in maniera più universale, dall’impossibilità che Leila Zammar avverte nel destino umano, gli uomini non son altro che “incatenati in prigioni di carne”, e questa sofferenza che si fa condizione, questo presente-limite, e questo passato-mai dimenticato, si dispiegano al corpo, alla voce, ai sensi dell’autrice, ora in uno stato quasi di grazia, dove si vorrebbe restare semplicemente “di notte a contemplare la luna” ora in avvisaglie di lotte profonde. Una lotta personale, intima quella dell’autrice. Che si sente ovunque, senza patria, parte di ogni cosa di mondo, così lingue e linguaggi irrorano le sue vene, ma “nel mio cuore è guerra”. E questa “guerra”, questa ricerca, ci viene così raccontata in queste Poesie. Gocce che velano lo sguardo della Zammar, in un picco di Felicità che si fa sogno “e se sogno non svegliatemi”, e in altri luoghi, in altri dove, in un corpo che se pur gentil è “prigione del mio spirito”. Allora l’autrice vive questa “sensazione” perenne di essere altro, di conoscere il mistero e l’altrove, di essere ovunque, ma in maniera presente, diremo, “reale”, il suo essere è in bilico costante tra una “Storia che ride di noi” e in un volto, che non è “né uomo né donna” un’anima “che tutto permea e muove”. Ma le sensazioni possono nascere anche da sollecitazioni differenti, da letture, da ascolti musicali, da immagini, come nel caso dei disegni dell’artista Stefano Amici, che hanno ispirato all’autrice le poesie “guardo verso il futuro”, “distesa”, “profumo inebriante”, e che sono stati per questo motivo inseriti nel libro. E l’inquietudine, elemento spesso presente nelle liriche contenute in questa raccolta, viene sublimata dalla Zammar nella poesia che le permette di “orientarsi nel buio” per cercare di comprendere il mistero della vita dando forma ai pensieri e alle sensazioni. Per questo il poeta intraprende un viaggio “Verso quell’Uno /Che fugge e che seduce /Che ci apre nuove porte /E le richiude” e cerca di mettere ordine fra i pensieri legando le parole alla struttura dei versi. Ma il suo viaggio è un viaggio solitario. E così le Sensazioni non possono che alla fine restare tali.
Dale Zaccaria
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