| di LUIGI O. RINTALLO
Di cosa è fatta la vita? Di perdite e scoperte. Perdiamo la gioia spensierata della fanciullezza, l'intrepida giovinezza, la felicità degli amori trascinanti, gli amici ghermiti dai tranelli insidiosi del tempo: tutto quello che in precedenza ci aveva rapiti nello scoprirlo. Di questo continuo succedersi parla Sensazioni, il nuovo libro di poesie di Leila Zammar uscito per l'editore Aletti.
La raccolta presenta un' evidente unità concettuale, riconoscibile nella speranza dell'oltre alla quale l'autrice si abbandona fiduciosa pur nella consapevolezza sempre avvertita degli scogli che affiorano nel mare dell'esistenza. È un oltre impossibile a vedersi, ma che si sente: ci invade l'animo e ci unisce alla natura, nella sua dimensione che travalica il limite dei corpi per incamminarsi verso spazi attraversati da aliti di infinito.
Ne Il viaggio, leggiamo infatti: "La strada è lunga/ impervia e faticosa [...]/ Il viaggio è dentro noi/ Verso quell'Uno/ Che fugge e che seduce/ Che ci apre nuove porte/ E le richiude". Ancor più precisa la versione in inglese, laddove gli ultimi versi - in una traduzione letterale - suonano così: "Verso quell'Uno/ Che fugge e seduce/ Che socchiude nuove porte/ subito serrate". È solo uno spiraglio quello che riusciamo a intravedere quando ci volgiamo dentro di noi, difficile da scorgere col nostro sguardo interiore perché di colpo oscurato. Quasi un'eco dei brevi e improvvisi intervalli al "male di vivere" montaliano, quello spiraglio.
Nella natura la Zammar riconquista la visione: nelle carezze del vento (Oblio) o nel mare "porto sicuro per il mio sguardo bambino" (Mare), ecco di nuovo la percezione di essere parte di un intero infinitamente più grande, che ci comprende e assorbe al di là dei confini di un tempo implacabile verso noi e quelli che amiamo.
La sua azione irrimediabile può esercitarsi nella semplice crescita di un figlio, distanziandolo dai sogni della madre (Desiderio per un figlio), oppure in modo più drammatico separandoci dalle persone care, travolte dall'onda che tutto sommerge. Il vuoto della morte ricorre più volte nel libro, sebbene anch'essa sia colta come "L'altra faccia della vita/ La più nascosta/ Quella che non vedi/ Ma percepisci/ Nei brevi attimi di coscienza/ Ha insinuato il dubbio/ Ha offuscato la ragione/ Ma non i sensi" (Mi è passata accanto).
La sensibilità intensa di Leila Zammar si volge anche a quella lunga vigilia rappresentata dalla vecchiaia. Toccanti i versi di Li ho visti: "Li ho visti/ Camminavano mano nella mano/ A passi lenti e incerti/ Lui di sostegno a lei/ e lei a lui/ Visi segnati dal tempo/ e dalla vita/ Sguardi un poco persi/ e un po' sognanti/ Libri carichi di storia/ Schiene piegate dal fardello degli anni [...] Teneramente/ Lei si è alzata/ E con fare materno/ E con malfermo piede/ Ha aiutato il compagno a sollevarsi/ Amorevole gesto di quotidiana premura".
Nei versi della Zammar ricorre una straordinaria capacità di inglobare entro di sé vite e persone, ritrarle e farsene voce ispirata. Proprio come confessa nella poesia Sogni, che nella versione in inglese recita: "La vita è un sogno/ E io ho sognato migliaia di vite/ E ciascuna di esse è ancora qui/ Dentro di me".
Altrettanto coinvolgente, il dramma di una umanità trafitta da un dolore che non può essere ignorato, specie se confrontato con la quotidiana tranquillità delle nostre giornate e dei nostri affetti. In Il mio futuro negato, la sofferenza dei bambini nel mondo non può che trasmettersi all'autrice: "Per tutto questo e altro ancora ho pianto/ Ho pianto d'impotenza, di rabbia, di dolore [...]/ Sciogliersi in una disperata commozione/ Perché quei piccoli sarebbero stati il mio futuro/ Il mio futuro straziato, torturato,/ Stuprato, seviziato,/ Negato".
Al poeta non è attribuito alcun ruolo privilegiato, non un veggente ma "cieco fra ciechi" per la Zammar "si orienta nel buio/ Guidato da/ visionaria fantasia". Il compito della poesia, se mai ne avesse uno, è quello di dare forma al flusso dei sentimenti che circola inarrestabile attorno a noi: proprio quanto il lettore scopre chiudendo Sensazioni. Forse la sola scoperta nella quale è bello perdersi.
Fonte: Agenziaradicale.com
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