| Giovanna Giordani, nell’ultima di copertina scrive, fra l’altro:
“Il mio poetare non è ricercato, lo definirei naif, semplice, vero che ubbidisce ad una voce arcana che mi detta le parole per dar forma scritta alle emozioni, ai sentimenti.”
E’ una testimonianza sincera, benché l’autrice trentina non si sia accorta di aver enunciato con estrema semplicità e quindi con la massima chiarezza il segreto meccanismo con cui nasce una poesia.
E allora io aggiungo che, a fronte di tanti artificiosi formalismi e di contorti pensieri che esposti in modo inutilmente complesso si rivelano poi poca cosa, è meglio la schiettezza, quell’andare al sodo che sa di lontana matrice contadina, che chiama le cose con il loro giusto nome e che è di immediata comunicatività.
In questo suo libro raccoglie le migliori poesie della sua produzione, con temi diversi, che vanno dall’amore alla natura, dal fantastico all’introspezione, temi in ogni caso svolti in modo lineare, proprio con quella semplicità che l’autrice, giustamente, si attribuisce.
Sarà una poesia naif la sua, ma di certo non appare improvvisata, cioè solo estro e niente costruzione, poiché la linearità prevede che, più o meno consapevolmente, il poeta sappia tradurre in lettere l’idea scaturita dal sentimento o dall’emozione secondo una struttura logica atta a raggiungere un equilibrio formale, cioè il ricorso a uno stile.
Per esempio, prendiamo Il senso della vita (Conosce la sua meta / la rondine / dal cielo rapita / / e vola verso il nido/ / l’unico senso / della sua vita).
Poesia assai breve, ma armonica e che esprime metaforicamente assai più di quello che un lettore disattento percepisce.
Oppure
Il silenzio è sovrano / sulla montagna / s’ode soltanto / il canto / lontano / di una campana.
Anche questa è assai breve, eppure riesce a ricreare l’atmosfera ieratica della maestosità delle cime, quel senso di profondo coinvolgimento interiore che dapprima sgomenta, ma che poi trascina a uno stato di intensa serenità.
Quindi ben venga la semplicità di Giovanna Giordani, purché si tratti di questa apparente semplicità, che non viene mai meno anche quando si entra nel fantastico, permeato da una struggente malinconia, come in Ofelia (…./ Crudele destino ti ha carpita/ annegando amore ed i suoi sogni / e non sai che lui mai t’avea tradita.)
Per questo, per i suoi contenuti, per la varietà dei temi Sulla riva del fiume è una silloge che accompagna dolcemente la lettura, infonde serenità, aiuta anche a volare, insomma è un libro da prendere e tenere a portata di mano per quando l’affanno giornaliero ci fa dimenticare che non siamo solo carne, ma anche spirito.
Renzo Montagnoli
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