| Alessandro Bencini
Non resta che partire
Poesia
Aletti Editore, 2008
Tra l'inconsolabile rovello dell'assenza di un significato decente e la feroce ossessione di un iter sublimante, l'esistenza del poeta si piega al ritmo lacerante e corrosivo dell'attesa, i pensieri si atrofizzano nella mente, le parole nell'impossibilità di ghermire un senso, mentre il tempo si dilata, anestetizzato da una quotidianità capace di spegnere la luce dell'immaginazione. E poiché risulterebbe inutile invocare il calore del consenso in un clima di raggelata incomprensione, non resta che lasciar scorrere il flusso dei versi lungo i tracciati sotterranei alla ricerca di un varco. Ineluttabile è dunque la percezione di dover partire, per sfuggire agli effetti cicatrizzanti del presente; di spingersi più in là di ogni bene presunto e di ogni aspetto consolatorio, per braccare la vita fino negli spazi più remoti, laddove sia ancora possibile all'uomo riallacciarsi in rapporto simbiotico con essa.
Nella collana di poesia "Gli Emersi" della Aletti Editore, compare "Non resta che partire" del poeta e drammaturgo Alessandro Bencini, nato a Firenze nel 1974. In questa sua opera d'esordio egli appare ammorbato dal disagio insopportabile di chi insegue, stravolto, la consistenza di un linguaggio capace di fissare qualcosa di importante. Ma anche animato da una presunzione d'infinito, che costituisce la risposta più dignitosa alla deriva di un mondo malato di vacuità e di umanità repressa. Disposto perfino a sfidare, senza cedimenti, la precaria consistenza delle parole e la loro difficoltà di tenuta nella difficoltosa tessitura dei versi. E se talvolta il ritmo della scrittura poetica si raddensa e s'impunta nella componente più problematica, al termine della lettura non restano dubbi sull'apprezzabile qualità espressiva dei testi.
Gian Paolo Grattarola
Articolo pubblicato sulla testata Mangialibri : http://www.mangialibri.com/node/4322 |