| La sedia di tela
“La sedia di tela” è il libro dell' esordiente Paola Taddeo, pubblicato dalla Aletti Editore. Il titolo non è stato scelto a caso. Esso esprime bene il filo conduttore che lega in qualche modo racconti che a prima vista possono sembrare molto diversi tra loro per trama e contenuto. La sedia di tela è anche il titolo del primo racconto, dove l’alter ego dell’autrice entra subito in scena. La protagonista è al mare, in un giorno d’estate come tanti e sulla spiaggia riflette sulla sua vita: il passato, le sue storie d’amore, le occasioni mancate e la speranza di trovare finalmente stabilità. La donna si siede su una leggera sedia di tela e cade per terra perché essa non regge il suo peso, tra l’ilarità dei bagnanti che le stanno attorno. All’inizio la donna è corrucciata, ma poi si lascia andare e inizia a ridere di se stessa e della situazione un po’ buffa che s’è creata. La vita non può essere a tutto tondo e per chiunque è attraversata da delusioni e insoddisfazioni per ciò che sarebbe potuto andare diversamente… ma tutto può essere affrontato con un sorriso e grazie all’affetto di coloro che ci sono vicini. Questo affetto e questo amore non appartengono comunque ad una sfera trascendentale, ma ad una dimensione quotidiana dell’esistenza, cioè a quei gesti e a quelle attenzioni quotidiane che sono parte del nostro agire. L’autrice così dà voce ad esempio all’esperienza di una ragazza anonima che rischia di morire, incontrata per caso alla fermata di un autobus; ad un’amica d’infanzia tragicamente scomparsa; o addirittura a cani e gatti, a quegli animali che vivono assieme a noi e che condividono con noi gli stessi sentimenti. Addirittura nel racconto “La Storia di Uno” si dà corpo ad una vicenda fantascientifica e dal sapore fortemente simbolico, dove i sentimenti dell’autrice si rivolgono verso un essere “diverso”, un non umano ma bisognoso ugualmente di protezione, il quale rappresenta la proiezione del nostro dolore e allo stesso tempo del bisogno d’amore che risiede nell’alterità. Centrale appare nel libro la figura del figlio Jack, che diventa un punto di riferimento ricorrente, il solo uomo nella vita della protagonista che abbia veramente importanza e a cui dedicare anima e corpo. Il racconto più toccante e in ultima analisi più riuscito stilisticamente è a nostro avviso “Profumo dei tuoi occhi”, evidentemente autobiografico, incentrato sul lento e angoscioso spegnersi della madre della protagonista. Con questo racconto l’autrice sembra volerci dire che anche nel dramma della malattia e della morte, un barlume di serenità può sempre sopraggiungere grazie a quell’esempio di umanità delle persone amate: esempio che rappresenta anche l’eredità più importante che si può ricevere nella vita. Racconti sulla speranza quindi, ma anche sulla nostalgia e sul dono dell’esistenza, sulla gioia delle piccole cose e sulla grandezza delle speranze più sublimi… I racconti sono scritti con uno stile creativo, che rimanda alla presenza visiva e quasi al colore di certe emozioni e sensazioni; è un libro che potrà apparire disomogeneo in alcuni momenti, ma volti, ricordi ed eventi ricorrono spesso in tutti i racconti e rimandano a uno stesso, identico legame…
Saverio De Marco
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