| […] Che ad alta percentuale di verifica la nostra poesia (e di nuovo ribadisco: quella vera) risponda a voce femminile, è un dato di fatto.[…]
Penso – e serva da esempio còlto tra gli aliti delle inattese oasi ossigenanti – a un’altra giovane poetessa, Francesca Papp, che ha composto una molto bella e originale e intensa raccolta di versi, Terra rossa, da cui traggo Anche tu pesce:
Sciame d’api il corpo
si dissolve, sabbia
al vento del divenire.
Soffia ogni granello
e sceglie il giusto posto,
perfettamente incastrato
nella scacchiera dei giorni.
Inglobo le labbra nel petto,
racchiudo il demone nel cristallo,
tocco re e regine e nella forma trovo
il tonno, il pesce, la bilancia.
Anche tu acqua, di sopra
e di sotto, nel tempo dei fiumi
e dei laghi, di chi nuota
e di chi osa controcorrente.
L’esternazione d’intime profondità
stringe il suo mezzo. Scoiattolo
s’arrampica, picchio penetra
e costruisce aperture, al ronzante
mutamento dell’intuire l’oro
del proprio pesce.
e Come una foglia
Mi tocchi e mi vedi donna,
ma mi sento foglia
mentre accartocci il mio orecchio
e passi le dita sul viso,
con un rumore di terra.
È una scrittura sinuosa e nervosa, quella di Francesca Papp, che sembra premere e palpare l’oggetto – il tema – trattato, e sembra altresì plasmarlo, modularlo, o graffiarlo con le schegge luminosissime di un lessico subito avvolto dall’epidermide sensibile, subito rilevabile, di un autentico linguaggio, quanto mai lucido e colmo di pulsioni.
Nelle poesie di Terra rossa è sottesa una sorta di presupposta elaborazione percettiva del loro movente (qualcosa come il lieve segno, non ancora sinopia, in cui si suggerisce la preparazione del muro per un affresco): ma non si tratta del pulviscolo di pensiero rimasto nell’impianto della composizione dopo l’imprevisto evolversi dello stimolo ispirativo, bensì della traccia di un’avvenuta esperienza intima, di un’imprescindibile emanazione di umori da un Io mormorato, fondo e oscuro.
di Rodolfo Tommasi
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