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giovedì 15 gennaio 2009
«Rotte mutande»: sta cambiando il Trentino?
Sono una studentessa liceale di Trento ed ho appena
finito di leggere il romanzo di Pierluigi Tamanini
«Rotte Mutande o l’inquietudine dell’eterno
cercare». Non sono d’accordo con quelli come
Rino Giustini che devono sempre associare il successo
di un libro ad un fenomeno economico (ricavi)
o mediatico (FaceBook) o sociale (stimo per altri autori).
E trascurano tutte quelle sensazioni che fanno
battere il cuore e leggere e rileggere le pagine, piangendo
e ridendo con i protagonisti come se fossero
parte di noi stessi.
Sembra che i critici di oggi (sicuramente ultratrentenni
o più) non riescano a vedere le emozioni che emanano
certi libri ed assaporarle per quello che sono.
Perchè non far giudicare a noi adolescenti? Perchè
prima di stravolgere il senso di un libro i critici non
si degnano di chiudere gli occhi e sognare un po’?
Perchè i vari «intellettualoidi» non si decidono ad ampliare
i propri orizzonti? Anche se non condividete
la mia opinione, vorrei almeno che qualcuno mi rispondesse
e mi convincesse che ho torto. Ed esorto
anche i miei coetanei, e chi la pensa come me, a scrivere
e far sentire la propria voce!
Moira Laurentis
Sono un docente universitario, vivo a Guidonia
Montecelio, vicino a Roma, e sono in vacanza
nella vostra bella regione. Sfogliando il vostro
giornale, ho dato un’occhiata alle lettere dei lettori.
Con grande stupore e meraviglia ho letto il nome di
Pierluigi Tamanini, che di recente ho conosciuto
come straordinario romanziere, e mi sono soffermato.
Mi spiego meglio: la Aletti Editore, che ha pubblicato
il suo lavoro «Rotte Mutande o l’inquietudine
dell’eterno cercare», è poco distante da casa mia. Un
po’ per amor di lettura, un po’ per la dinamicità
dell’azienda, sempre attenta a proporre novità, un po’
per innegabile campanilismo, seguo con attenzione
tutte le sue proposte. Talvolta capita di imbattersi in
qualche piacevole sorpresa: l’opera di Tamanini è una
di queste. Lo stile è originale e piacevole, il contenuto
dichiara una bella introspettività condita dalla giusta
dose di humor, il racconto è in continuo divenire e
scorre via con grande facilità e chiarezza (a quanto
pare oramai dote rara!). Sorgono qua e là inviti alla riflessione,
al senso o al non-senso della ricerca, all’evidente
necessità di lasciarsi vivere per vivere bene, alla
naturale istintività del desiderio.
Un’opera bella e profonda, in parole povere. Mi fa piacere
quindi approfittare della segnalazione del signor
Rino Giustini per inviare il mio invito alla lettura e per
complimentarmi pubblicamente con l’autore.
Armando D. C.
Trovo curiosamente azzeccati gli accostamenti
nelle pagine delle lettere di martedì 14 gennaio,
un richiamo alla creatività e allo spirito
d’iniziativa della cultura trentina. Lo scrittore Pino
Loperfido elogia la bravura ed il carattere dei Bastard
sons of Dioniso; contemporaneamente la lettera di Michela
Manini Bettin accosta a questi la fresca scrittura
di Pierluigi Tamanini. Propongo la quadratura del
cerchio accostando il romanzo Teroldego del capace
Loperfido al Rotte Mutande dell’emergente Tamanini:
entrambi descrivono dal basso, con trasporto ed
emozione, l’animo della gioventù trentina, anteponendo
il disincantato pessimismo del primo all’alito
di speranza del secondo. Vedo con piacere che qualcosa
anche in trentino si sta muovendo.
Nicola Miorio - Rovereto
Sono da sempre affascinato dai fenomeni della
controcultura suburbana, dalla loro genesi, dallo
sviluppo fino all’emersione ed alla
contaminazione nelle stratificazioni sociali superiori,
scavalcando le imponente macchine della pubblicità
e delle raccomandazioni grazie al semplice, banalissimo
passaparola. Parlo di fenomeni musicali come il
punk ed il grunge, parlo della pop art e del cinema indipendente,
parlo dei manifesti letterari della beat generation.
Non parlo delle fotocopie clandestine di
«Tre metri sopra il cielo» o della FacebookGeneration,
del suo «fenomeno» Pierluigi Tamanini e le sue «Rotte
Mutande».
Voglio parlare di giovani che gridano la loro rabbia,
che si battono per le loro convinzioni, che non
scappano accelerando su una moto o prendendo un
treno in sola partenza. Del coraggio di vivere e della
voglia di provarci. Non voglio parlare di ragazzi che
hanno paura di amare e di sognare, che ostentano
muscoli o si affidano a sicurezze artificiali nascondendo
in realtà il pianto a dirotto di un bimbo impaurito.
Stefano Arrisi - Trento
Sono una 22enne di Calceranica. Ho appena finito
di divorare il libro del mio coetaneo Pierluigi:
fantastico davvero! Illuminante, ben scritto,
ritmato, sincopato, paratattico, gli aggettivi si sprecano.
Non capisco tutte queste polemiche inutili e sterili. Invece
di criticare sempre, leggete questo romanzo avvincente
e capirete perchè mentre lo leggevo ho deciso
di mollare tutto, il lavoro, l’università e il mio ragazzo,
per andarmene in India. Perchè stare qui a penare
in una vita senza senso, fatta solo di studio, casa
e lavoro? Leggetelo perchè vi cambierà la vita già
dalle primissime pagine. Sinceramente non ho mai
letto niente del genere. Sarà perchè viviamo a meno
di 5 km, sarà perchè scrive bene, non so come ci sia
riuscito, ma mi ha convinto a cambiare vita.
Giuseppina Ferrari - Calceranica
Incredibile come l’animo dei trentini viva
immerso in un elemento di ottusità e reazione
non solo ad ogni forma di cambiamento, ma anche
all’evidenza del malessere e del degrado sociale.
Mi rivolgo al signor Battiman, che nella sua lettera critica
il romanzo «Rotte Mutande» di Pierluigi Tamanini
accusandolo di ignorare il bene, identificato indemagocici
valori ormai svuotati di ogni contenuto.
Cooperazione, famiglia, fede, solidarietà, tutte
istituzioni che sopravvivono solo grazie agli ingenti
capitali elargiti per autoincensarle e perpetuarle,
obsolete, in una società governata da vecchi padri-padroni
che non concedono né spazi né fiducia ai giovani.
Leggendo il libro senza pregiudizio ci si accorgerà come
Tamanini, tramite il suo protagonista Jin, non
tema in alcun modo il bene, bensì abbia avuto il
coraggio di svelare gli aspetti più scomodi e, se ne
faccia una ragione il signor Battiman, più veri della vita
dei giovani. Giovani che, rifuggendo un’educazione
ipocrita e sterile, sono alla disperata ricerca punti saldi
e sani su cui impostare la propria autoeducazione.
Questo a mio parere è bene, è talento usato a fin di
bene.
Giovanni Baldo - Volano
Prima di tutto, come non leggere un libro con un
così sagace gioco di parole già nel titolo! Non si
può evitare di pensarci, di chiedersi cosa significhi
esattamente «Rotte Mutande». Lo spiega l’autore
stesso, Pierluigi Tamanini, in un’intervista: rotte
mutande contiene una chiara allusione sessuale, ma
se si considera rotte come plurale del sostantivo «rotta
», cioè direzione lungo cui muoversi per raggiungere
un punto desiderato, e «mutande» nell’accezione
latina di gerundio del verbo mutare, quindi «in cambiamento
», ecco che il divertissement prende forma.
Si invertono sostantivo e verbo e otteniamo «direzioni
in mutamento». Meraviglioso!
È proprio questo senso di cambiamento continuo di
percorsi che caratterizza questo valido testo, scritto
con un linguaggio fresco e giovanile, mai banale e
scontato. Non mancano peccati di gioventù e inesperienza,
ma il risultato complessivo è gradevole e ben
congegnato. Mi irrita un po’, quindi, il commento falsamente
perbenista del signor Battiman. Intendo forse
dalle sue parole un’età piuttosto avanzata, ma questo
non giustifica una chiusura mentale nei confronti
di chi giovane è e di chi giovane si sente. Ognuno ha
diritto a scegliere il proprio modo di vivere e di esprimersi,
e non c’è niente di male se Tamanini riporta
la realtà nel suo semplice essere, senza inutili filtri e
perniciose mascherature.
Filippo Michieli - Pergine
il direttore Giovanetti risponde:
Non si può che prendere atto che un libro «underground»
di un autore sconosciuto che scatena simili
appassionamenti come «Rotte mutande» del
giovane ingegnere forestale trentino Pierluigi Tamanini,
abbia colto nel segno. Comunque la si pensi sul libro, sul
suo autore, sul linguaggio sboccato e la carica di ribellione
che contiene, il fatto che riesca ad interpretare il sentire
di moltissimi giovani come questi che ci hanno scritto
e ci continuano a scrivere, una riflessione la deve aprire.
Al di là di qualunque giudizio.
Dopo il successo dei «Bastard Sons», ora il trionfo di «Rotte
mutande»: che stia cambiando il Trentino?
p.giovanetti - direttore de L’adige (quotidiano più letto in Trentino-AltoAdige)
Vai a leggere l'altro articolo apparso su "L'Adige"
http://www.paroleinfuga.it/display-text.asp?IDopera=41276
e la presentazione del libro
http://www.paroleinfuga.it/display-text.asp?IDopera=41399
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