Home Page  
Progetto Editoriale  
Poesia  
Narrativa  
Cerca  
Enciclopedia Autori  
Notizie  
Opere pubblicate: 19994

-



VII PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE AL FEMMINILE

MARIA CUMANI QUASIMODO

SCADENZA
28 APRILE 2023

 

 



 

 

 

Il libro più amato da chi scrive poesie,
una bussola per un cammino più consapevole.
Riceverai una copia autografata del Maestro Aletti
Con una sua riflessione.

Tutti quelli che scrivono
dovrebbero averne una copia sulla scrivania.

Un vademecum sulle buone pratiche della Scrittura.

Un successo straordinario,
tre ristampe nelle prime due settimane dall'uscita.


Il libro è stato già al terzo posto nella classifica di
Amazon
e al secondo posto nella classifica di Ibs

Se non hai Amazon o Ibs scrivi ad:

amministrazione@alettieditore.it

indicando nell'oggetto
"ordine libro da una feritoia osservo parole"

Riceverai tutte le istruzioni per averlo direttamente a casa.



Clicca qui per ordinarlo su Amazon

oppure

Clicca qui per ordinarlo su Ibs

****

TUTTO QUELLO CHE HAI SEMPRE VOLUTO
PER I TUOI TESTI

vai a vedere quello che ha da dirti Alessandro Quasimodo
clicca sull'immagine

Le opere più interessanti riceveranno una proposta di edizione per l’inserimento nella prestigiosa Collana I DIAMANTI
Servizi prestigiosi che solo la Aletti può garantire, la casa editrice indipendente più innovativa e dinamica del panorama culturale ed editoriale italiano


 
Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a ENRICO BRIZZI

di Rivista Orizzonti

Intervista a ENRICO BRIZZI


di Gianluca Mercadante

Enrico Brizzi è un viaggio. I suoi libri sono le tappe di un percorso che da quindici anni circa dura con impegno e ha dato vita a una mappa ancora in fase di estensione. Non sembra un caso essere in strada con lui, oggi, i Modena City nello stereo dell’auto e una via di campagna che serpeggia fra le risaie acerbe, cresciute a spazzola e battute da un sole buono. In realtà non si tratta di un tragitto molto lungo, lo sto accompagnando a un pranzo, appena terminato un incontro in biblioteca con gli allievi di una scuola. L’ennesimo, forse, ma Brizzi non si stanca mai di parlare di scrittura, è qualcosa che lo nutre in modo evidente da tempo, da molto prima che si sapesse apertamente. Penso al titolo del suo ultimo libro, “Nessuno lo saprà”. E penso sia vero. Glielo dico così, quasi soprappensiero.

Domanda: “Il tuo ultimo libro parla di un viaggio, ne parla pubblicamente, e poi s’intitola “Nessuno lo saprà”…”

Risposta: “È un titolo ironico e abbastanza ricco di understatement, secondo me. Dare questo nome a un oggetto che per sua natura diventerà certamente pubblico, mi divertiva. Le motivazioni interne sono quelle letterali: le uniche due circostanze in cui il testo nomina il titolo, hanno a che fare col mistero che avvolge un gruppo di amici che si ritirano per un periodo dal mondo, dalla ribalta sociale. Si appartano e per tutto il tempo, com’è tipico nelle amicizie maschili – e non solo maschili, forse -, sono convinti che nessun’altro potrà rendersi conto di cos’è accaduto veramente, eccetto chi ha condiviso quell’esperienza. In realtà, facendo una zoomata esterna, mi rendo conto che proprio l’autore di una storia è l’ultimo ad accorgersi di avere compiuto a sua volta un viaggio, quando “raggiunge” la parola fine del libro.”

Domanda: “Perché lo si scopre soltanto una volta arrivati lì?”

Risposta: “Perché il progetto iniziale durante il suo corso subisce influenze da necessità maggiori, da temperature elevate: mentre nella prima fase un romanzo vive di un aspetto quasi puramente architettonico, nelle successive evoluzioni la scrittura passa a piani molto vicini a certe discipline orientali, secondo me, per cui la volontà non conta più niente e conta solo la capacità di saper assecondare quale direzione il testo è destinato a seguire di preciso. “Nessuno lo saprà” è un titolo arrivato quasi di forza, perché testimoniasse un po’ di verità su tutto ciò che è significato lo scrivere questo libro. In più, è una citazione rock: dall’album “The world won’t listen” degli Smiths, che significa “il mondo non ascolterà”.

Domanda: “La ricerca di una musicalità nel testo, accompagna la tua scrittura fin dal titolo del romanzo d’esordio: il vero nome del chitarrista dei Red Hot Chili Peppers infatti non è Jack, ma John.”

Risposta: “La ricerca della musicalità è stata una costante fin dagli inizi, soprattutto per quanto riguarda il vero e proprio “farsi” del lavoro. Mi è necessario un ritmo reale nella mia stanza, che accompagni la stesura di ogni romanzo. Chiamarlo “sottofondo” sarebbe riduttivo in tanti sensi, io non ascolto musica a volume basso, di solito. L’unico limite che mi pongo è di non mettere nulla di cantato in italiano, mentre scrivo, perché rischierei di concentrarmi sulle parole di Federico Fiumani, per esempio, anziché sul mio lavoro. Ciò detto, l’idea che la storia del vecchio Alex si intitolasse “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” è arrivata solo alla fine, quando si era deciso per un semplice “John Frusciante è uscito dal gruppo”. Il mio editore di allora, ragionevolmente perplesso in merito all’eventuale citazione da parte di un qualche avvocato californiano, ha ritenuto opportuno camuffare almeno il nome del chitarrista dei Red Hot, con un bel Tony Frusciante, magari, o Bobby Frusciante… è chiaro che a quel punto Jack ci è sembrato da subito molto più adatto, come suono.”

Domanda: “Tra questi due titoli scorre un viaggio che non termina all’ultima pagina di ogni libro scritto, ma ci arriva – e da lì poi riparte. Qualcuno lo saprà cos’è successo d’altro fra la prima tappa e tutto il resto?”

Risposta: “È andata così: a diciassette anni spedisco le mie cose in giro, come hanno fatto tutti, e fra i tanti editori contattati mi risponde Massimo Canalini di Transeuropa. Oltre a lui, parlo anche con Silvia Ballestra e con Lorenzo Marzaduri, all’epoca entrambi autori della scuderia Transeuropa e oggi affermati scrittori. Con Marzaduri avrei in seguito scritto “L’altro nome del rock”. Ti lascio immaginare quanto potessi sentirmi fortunato a dialogare allora con persone simili, che come minimo avevano letto e scritto molto più di me. È stato quello il momento in cui mi sono sentito davvero fortunato, non quando mi hanno detto “si va alla terza ristampa”, o “un altro editore vuole comprare il libro”, o ancora “ti hanno scelto per il Campiello”. Sono tutte cose che fanno piacere, certo, ma il segnale di un vero cambiamento nella mia vita l’ho percepito quando qualcuno mi ha fatto capire che forse valeva la pena di darmi retta. Il successo e i numeri venuti dopo, riesci a guardarli con un certo distacco, se il punto centrale della faccenda è maturare come autore. È chiaro che un milione di copie vendute all’età di vent’anni saranno dure a ripetersi in futuro, ciò detto si può pensare benissimo al pubblico in qualità di una mamma, oppure di un qualcosa che casualmente è venuto a cercarti. Questo è l’autore, queste sono le cose che fa. Vi vanno bene? Okay. Non vi vanno bene? Fa lo stesso. Mi sentirei molto falso a indovinare che cosa il pubblico desidera davvero, ma tutto questo si fonda su una mia personale convinzione di fondo: il pubblico non esiste. Andare in classifica non è tutto. In classifica ci sei oggi, perché il tuo libro è stato promosso bene, o si è dato da fare un tam-tam indipendente dall’editore e dall’ufficio stampa, d’accordo. Ma cosa resterà fra vent’anni? È questo che io mi chiedo.”

Domanda: “E come ti rispondi?”

Risposta: “Facendo tesoro di com’è andata a chi c’era prima. Tondelli, per esempio, è stato un autore fondamentale negli anni Ottanta, per la sua poetica e per il suo altruismo verso i giovani scrittori. Ogni suo libro è stata una scommessa autoriale, per lui, tanto erano vari – e questo dimostra un coraggio che non può apparire diversamente dal più importante esempio per chi si accosta alla scrittura mentre lui stava per spegnersi, com’è accaduto a me. La cosa interessante però è pensare agli anni Ottanta senza averli vissuti da lettore e perciò apprendere ora che all’epoca Tondelli era sì uno scrittore noto, col suo contratto da Feltrinelli e da Bompiani poi. Girava le librerie per le presentazioni, vantava buone recensioni, ma era nulla se paragonato ai toni con cui la critica del tempo elogiava Piero Chiara. O De Crescenzo, anche. Tu leggi Tondelli oggi e ti sembra logico supporre che nei suoi anni sia stato sicuramente il numero uno. Invece non è andata affatto così. Non dobbiamo illuderci che siano le classifiche a raccontarci la verità.”

Domanda: “Un attimo fa dicevi che il pubblico non esiste. Data la diversità dei tuoi romanzi, è plausibile pensare che non ce ne sia uno solo, ma piuttosto cambi in merito alle tue proposte.”

Risposta: “La mia esperienza mi ha insegnato che è arrivato qualcosa di clamoroso da un’etichetta fino ad allora esente da best-seller. Basarsi però su questo dato unico sarebbe folle, ecco perché il pubblico non esiste. Mi colpisce incontrare oggi gli stessi lettori, che all’epoca di “Jack Frusciante” avevano quattordici anni, e scoprire che lungo questo arco di produzione romanzesca sono cresciuti a loro volta. Sentirmi dire da alcuni che grazie a questo libro hanno iniziato a leggere, o a scrivere, perfino, oppure altri cagarsi in mano all’idea di avere un figlio dopo avere letto l’ultimo mio romanzo, sono cose che mi onorano e mi portano a credere sempre di più che valga la pena scontrarsi in questi corpo a corpo con la pagina. E che bisogna raccontare esperienze oneste. Solo un pazzo si illuderebbe che “Bastogne” possa piacere anche a sua nonna – e soprattutto farci prima i conti sopra. Ci puoi pensare per due o tre secondi, ma se la cosa che va fatta è quella, c’è poco da fare. Scrivere un libro è diverso dallo scrivere per esempio un articolo di giornale. Mentre nel secondo caso è lecito quanto necessario stabilire delle misure entro cui restare, il libro, nella sua magnifica progressione di pagine dispari e pagine pari, ti permette qualsiasi libertà. Puoi scrivere sessanta cartelle oppure seicento. È incredibile come un mezzo così ben definito lasci la partita tanto aperta.”

Domanda: “E il famoso blocco dello scrittore? È una leggenda metropolitana, allora.”

Risposta: “Se l’idea della scrittura è quella di un bacio mistico che raggiunge soltanto alcuni geni benedetti dal cielo, è fatale pensare che anche questi geni alternino momenti di assoluta creatività, a momenti in cui sono uomini comuni, senza nessuna particolarità in più di altri. Si accetta quindi l’idea che esista tanto la grande ispirazione quanto il blocco. Per me, che da molto presto ho vissuto la scrittura come una pratica quotidiana, credo che questa visione sia un po’ malata, rispetto alla mia esperienza e a quello che in generale vedo succedere. Più lavori, più è facile portare in qua quello che ti interessa portare in qua. Mi spiego meglio: esiste oggettivamente un punto in cui il libro è finito. Quando senti che la lava ormai si è raffreddata… beh, la statua è quella. Se hai lavorato male, si raffredda uguale. Questa è in sintesi l’ansia buona che io avverto in me tutti i giorni e mi porta a pensare che la questione non sia sentirsi il cazzo trasformato in una fiamma oggi e domani essere molto depressi, non riuscire a scrivere. Gli umori sono cose umane, noi non possiamo in nessun caso farci nulla se variano. Bisogna abbandonare le visioni mistiche dell’artista da una parte e l’artigiano dall’altra: il primo disegna i fiori a puntini, l’altro è un imbecille con la pialla. Io credo che perfino il musicista più innovativo sulla piazza, al di là di cosa racconti poi al suo ufficio stampa, faccia quello che fa l’artigiano con la pialla. L’arte e la bellezza che ne può nascere derivano dai muscoli che lavorano una data materia. Nella fattispecie, la materia per assurdo è immateriale, i muscoli invece non hanno nulla a che fare con quelli veri, delle braccia e delle gambe, piuttosto sono la capacità di restare concentrati su quello che si sta facendo – e di restarlo per tutto il tempo necessario. Dentro questa cosa, dentro questo impegno, le verità affiorano alla superficie, ma soltanto a forza di duro lavoro. Questa è l’unica mia certezza.”


Continua a seguirci su facebook al seguente link

http://www.facebook.com/rivistaorizzonti



Al seguente link è possibile trovare
la distribuzione nazionale
della rivista Orizzonti
con il nuovo numero
www.rivistaorizzonti.net/puntivendita.htm
Segnala questa opera ad un amico

Inserisci Nuova Notizia

Nessuna notizia inserita

Notizie Presenti
Non sono presenti notizie riguardanti questa opera.