| Michele Caruso, Lacrime di luce, Aletti Editore, 2008, pagg. 70.
Ogni libro nasce da una necessità culturale o economica o spirituale. Oppure da tutte queste necessità messe assieme. Lacrime di luce di Michele Caruso è nato da una necessità esistenziale. E’ il documento di un iter che porta alla conquista, alla rinascita di una vita destinata a essere inchiodata su una "orribile sedia a rotelle" dentro una stanza grigia.
L’iter comincia con La dimora dell’anima. Un giovane inchiodato in una sedia, condannato a inguaribile immobilità, avverte tutta l’angoscia dell’inappartenenza alla Vita come movimento, come sorgente di libertà di creatività di dinamismo inappagabile. Tutti gli eterni interrogativi (Chi sono io, perché vivo…) sono come frecce di San Sebastiano. Chi può risolvere il suo dramma? Attraverso meditazioni, domande, riflessioni, il giovane dalle radici del suo essere sente risalire l’entusiasmo, la vita in tutta la sua proiezione progettuale e attiva. Da sé, come da un terribile temporale, l’arcobaleno e quelle gocciole sospese come miche di luce. Il cielo piange lacrime di luce. La debolezza, la sofferenza, il dolore producono solidarietà, l’amore verso l’altro.
L’anima prigioniera è una forza formidabile capace di ricostruire come una rappresentazione teatrale il tragico vissuto Una ricostruzione che vuole essere un messaggio, un insegnamento per chi è in pericolo quotidianamente (In un frullo d’ali).
Chiude il volumetto una lettera d’amore, come un messaggio di un’anima ardente che, nell’inconsapevolezza dell’onda dei sentimenti espressi in termini ricercati preziosi e gentili, cerca il significato dell’amore in una serie di domande retoriche. L’antico romantico mezzo messaggero (la bottiglia) funzionerà ancora.
Nelle prime pagine vi è una dedica di gratitudine al prof. Giulio Stilla, curatore testuale.
Mi ha colpito piacevolmente la dedica di gratitudine al Prof. Giulio Stilla, il mio vecchio amico docente di filosofia. Elegante sereno, pieno di sapienza che alimenta il suo spirito e la sua esistenza fisica. Un giorno mi disse: "Vedi, se io incespico e vado a terra, non mi posso alzare da solo". Sorrisi incredulo, ritenendo le sue parole come una battuta ironica di cui ama infiocchettare il suo discorrere. E invece mi confermarono la drammatica verità. Di recente l’ho visto procedere con un bastone in un emporio in mezzo a due familiari. Gli rimproverai l’uso del bastone e lui con allegria si prestò al mio giocherellare col rimario. Ecco il Prof. Giulio Stilla, spirito intemerato e raro di filosofo, è la risposta vivente alla speranza di Lacrime di luce, o meglio, è l’autorisposta, dato che ne ha curato i testi.
Note di cronaca. Il 13 agosto 2008 ero a Rignano Garganico al tavolo degli oratori per la presentazione dei libri recensiti. Non ci fu tempo per parlare del libro di Del Vecchio. Parlai di quello di Caruso in quell’occasione e dieci giorni dopo, il 23 agosto, nel Salone della Chiesa Madre di San Leonardo a San Giovanni rotondo .
Giovanni Scarale
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