| Giuseppe Cappello, Le danze dell’anima (Aletti Editore)
Recensione di Enza Conti, «Il Convivio», VIII (2007), 3, p. 82
Un linguaggio simbolico-filosofico e ben articolato, quello utilizzato da Giuseppe Cappello nella raccolta Le danze dell’anima. In ogni verso e in ogni vocabolo si cela la necessità di chi cerca la verità, cioè quella “fiaccola che riluce anche nella nebbia”. In questo contesto subentra la poesia come elemento di ricerca. Infatti l’intrecciarsi di versi non perde mai di vista il pensiero interiore che trova forza nella grande madre del pensiero: la filosofia. Cultura greca, latina e contemporanea si amalgamano e danno vita alla poetica di Cappello, un poeta che mette alla prova il lettore, il quale si trova dinnanzi a dei versi che nascono dalla penna di un Poeta di grande levatura culturale. Ai versi, intrisi di simbolismo, egli dà una funzione catartica per risalire la via che conduce all’apice della conoscenza. Attraverso un lavoro di ermeneutica legge i messaggi della vita e li traduce in poesia. Un’altra caratteristica della raccolta è la brevità dei versi, che ne rafforza la funzione esplicativa delle liriche. Ciò fa sì che ogni parola e ogni pensiero ne aumentano il valore, ed è proprio di questo che il lettore può deliziarsi, in quanto di fronte ad una poesia ricercata trova anche gli elementi che lo portano a riflettere sui grandi temi dell’esistenza, attraverso un viaggio simbolo, miticizzato da Ulisse: «Fra i colori dell’aurora il decennale legno della nave / risolve i suo i nodi nelle fibre del talamo di Itaca».
La densità emotiva dell’Autore si evidenza nella peregrinazione individuale del sentimento attraverso il quale è possibile decifrare le urgenze tematiche, imperniate sull’imperativo categorico della conoscenza e della conquista della verità, una conquista che sarà raggiunta attraverso un’incisiva introspezione. Egli, infatti, attraverso un linguaggio chiaro ed espressivo, uno stile elegante e raffinato, fa delle poesie una vera e propria opera interiore, tant’è che si può parlare di funzione purificatrice di esse, funzione quindi aristotelica, perché «allevia il dolore e spinge l’uomo a continuare a camminare, ad amare e a sognare», ma che contemporaneamente fa riflettere, sull’inesorabile trascorrere del tempo e sul superamento dei tanti ostacoli della vita, quegli ostacoli che rendono deboli anche i più coraggiosi. Paure che si trasformano in mostri come quelli «che aggredivano il cuore dei mariani di Colombo / mentre lui alzava l’intelligenza alle stelle». L’esegesi della realtà apre le porte “alle zone più profonde dell’essere", nelle quali si celano alcune problematiche esistenziali. Ed allora ecco il perché della Le danze dell’anima, perché “l’anima si può definire il centro della natura, l’intermediaria di tutte le cose, la catena del mondo, il volto del tutto, il nodo e la copula del mondo”. Tale pensiero ci induce a dire che tutta l’opera di Cappello ruota attorno al mistero della vita dell’uomo, quindi attorno anche ai problemi attuali, nonché al male “dell’esistere” montaliano. A ciò però si contrappone l’Amore, sentimento affrontato mitologicamente dal Poeta con la freccia di Cupìdo e quella di Paride. Nella poesia “Paride e Cupìdo", avvolta da una leggera malinconia, tra il dire e non dire, si contrappone all’amore una leopardiana solitudine, perché: «L’impenetrabile sensibilità di dialogo negato / Nell’arco di Cupìdo la mortale freccia di Paride / dritta al mio tallone / l’invincibile solitudine dell’anima / La breve illusione del sole nella vita dell’ingenua farfalla».
La raccolta si caratterizza per lo stile complesso ma scorrevole, nonché ricco di accostamenti fonetici che rafforzano l’aspetto comunicativo all’esterno quale lux vitae che va alla ricerca di una coscienza estetica dove uomo, natura e sentimenti trovano il vero significato dell’esistenza. L’Autore con il suo esprimersi tra il filosofico e il comunicativo, dà un incipit forte al suo messaggio. In questo gioco ad incastro tra passato e desiderio del domani, l’autore con occhi prismatici resta il vero protagonista della sua poetica
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