| Luce e ombra, presenza e assenza; dramma dell’incomunicabilità; sospensione della ribellione del pensiero e sforzo della rinascita nella poesia di Grazia Morace . “Aurore disperate” è il titolo della raccolta dei poemetti pubblicata da Aletti nella collana “Gli emersi”che sarà presentata oggi alle 17 al Caffè letterario della biblioteca comunale di Terni nell’ambito del progetto “Donna sempre” .
Di casa in bct, quarantatreenne, regista, finora Grazia Morace si era espressa attraverso le immagini dei suoi lavori video. E, se la poesia è comunque il tratto distintivo della sua attività artistica e si impone con pregevoli esiti in opere come “La pietra”; “Pierpaolo Pasolini:il selvaggio dolore di essere uomini” o “Girando per Terni”, “mai” assicura avrebbe pensato di poterla scrivere. “Men che mai” - dice - di pubblicare una raccolta di poesie”. Se non che…
“Avere in sé un fiore di loto e non essere capaci di vederlo è uno spreco” – afferma Thich Nhat Hanh, il monaco zen vietnamita che con il Dalai Lama è una delle figure più rappresentative del buddhismo nel mondo. Così, se alla ricerca di quel fiore di loto Grazia Morace si è dedicata con passione e umiltà, l’aver sperimentato con la scrittura nuove possibilità di espressione la induce a ritenere che chiunque possa raggiungere gli stessi suoi risultati.
“Ho voluto questa citazione in quarta di copertina per ricordare che ognuno di noi possiede infinite qualità da esprimere e che capacità e talenti possono essere opportunamente stimolati e valorizzati ” - dice la regista che ha affidato la lettura dei suoi poemetti all’attrice Simonetta Gianfelici.
“La poesia – racconta Grazia Morace - è sgorgata escludendo l’utilizzo della mente, come risposta a una tecnica che si pone come obiettivo il libero fluire della creatività e lavora sui nodi da sciogliere per sbloccarla. Come dire: apro il mio cuore e scrivo. Mi abbandono al flusso delle mia coscienza e giù senza pensare alla struttura. La curiosità per la scrittura mi era venuta alcuni anni fa, mentre giravo “Pasolini”. Per lui scrivere sembrava equivalere a un atto di liberazione e mi chiedevo se non poteva essere così per tutti. Ho iniziato a farlo anch’io come esercitazione a un corso di “scrittura psichica” organizzato dall’associazione “Forme dell’anima” di Narni e il risultato ha sorpreso anche me”.
Scritti in un mese, percorsi dal vagheggiamento di un altrove utopico dove l’inquietudine possa trovare tregua, i poemetti di “Aurore disperate” raccontano il dolore cosmico che precede il sorgere del sole, lo strazio di un’anima impegnata in una resistenza sorda all’alba di un nuovo giorno che si vorrebbe di pace. “Un caso – commenta la regista - la pubblicazione. Stavo andando a Roma e l’occhio mi è caduto sulla pubblicità della casa editrice Aletti”. E, “senza nulla pretendere”, Grazia Morace ha inviato a quell’indirizzo le sue poesie vincendo la scommessa giocata con la sua proverbiale timidezza.
- Lorella Giulivi -
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