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Opere pubblicate: 19989
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Info sull'Opera
Galleria Massimo De Carlo
Via Giovanni Ventura 5 I-20134 Milano Tel. +39 02 70003987 Fax +39 02 7492135 / +39 02 45487527 www.massimodecarlo.it info@massimodecarlo.it _______________________ MARIO AIRÒ – sala 4 Gli interventi di Mario Airò, artista pavese del 1961 che vive e lavora tra Milano e la Toscana, nascono per lo più con l’intento di indurre nello spettatore stati d’animo e sensazioni fortemente emotivi. Composte da oggetti, immagini, testi, suoni e fonti luminose, le sue opere, che sono state esposte anche alla GAM di Torino, al il P.S.1 di New York, al Castello di Rivoli, al Museum of Contemporary Art di Tokyo, allo S.M.A.K. di Gent e alla Triennale di Milano, giocano sulla delicatezza, sull’effetto incantatorio e seducente che trasforma gli ambienti espositivi in spazi mentali avvolgenti, irreali, capaci, nella loro insistita perfezione, di restituire il senso di una vita sognata più che vissuta; rappresentano momenti di vita filtrati attraverso il desiderio o attraverso una memoria affettiva che sfronda la realtà riducendola a pochi elementi essenziali, destinati ad essere amplificati a dismisura. In occasione di questa mostra personale alla Galleria Massimo De Carlo, che inaugura giovedì 8 maggio e prosegue fino al 28 giugno, Airò presenta una serie di pannelli motorizzati, posizionati a differenti altezze e dislocati nello spazio espositivo, che sono programmati in modo tale da far girare ora due, ora tre foglie d’albero. Le foglie, messe in moto dai pannelli, sembrano animarsi in movimenti di rotazione e rivoluzione, che si combinano e si alternano tra loro quasi a simulare i passi di un’ipotetica danza. ‘Ho steso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella, e danzo.’ è il verso tratto dalle Illuminazioni di Rimbaud e musicato da Hector Zazou che Airò ha scelto come titolo della mostra. In perfetto sincrono col movimento delle foglie, anche una musica si diffonde nello spazio: attingendo alla discografia più disparata, l’artista è riuscito a creare una colonna sonora molto ampia, sia per stili che per durata, spaziando dalle musiche medievali alle ricerche contemporanee, e andando a includere brani pop, rock e musica classica. L’esperienza acustica, che completa e supporta quella visiva, immerge lo spazio in un’atmosfera ovattata e protetta, e rinforza l’illusione data dal volteggiare delle foglie. Mario Airò "J'ai tendu des cordes de clocher à clocher; des guirlandes de fenêtre à fenêtre; des chaines d'or d'étoile à étoile, et je danse.” 8 maggio – 28 giugno 2008 Inaugurazione giovedì 8 maggio ore 19.00 Martedì – sabato 11.30 – 14.00 / 14.30 – 19.30; lunedì chiuso Ingresso libero ___________________________ LAWRENCE WEINER ‘With A Line Of Graphite/Con una linea di grafite’ è il titolo della mostra che Lawrence Weiner presenta presso la Galleria Massimo De Carlo dall’8 maggio al 28 giugno, ed è anche la scritta che accoglie il visitatore all’ingresso degli spazi espositivi. Nei lavori dell’artista, di chiara matrice concettuale, la parola si fa impalpabile traccia evocatrice; anche se resta imprecisato e indifferente, stabilire se sia la traccia di eventi realmente accaduti o soltanto pensati. Grafite è la parola che domina le pareti della prima sala, termine che amplifica e imprime nella mente dello spettatore la consistenza effimera di tale materiale. Nei lavori di Weiner, artista classe 1942 che vive e lavora tra New York e Amsterdam, si tratta sempre di immaginare cose e azioni possibili, che sarebbero cioè eseguibili materialmente, ma che la formulazione linguistica sospende a metà strada, tra l'atto e la potenza: proposizioni descrittive, del tipo ‘Modificato/Moderato con una linea di grafite’, e prescrittive, come ‘Tracce di grafite usate per rappresentare qualcosa al di fuori di se stessa’, si alternano alle pareti creando un gioco di idee sospese, da fruire col solo potere dell’immaginazione. Nel 1968 l’artista presentava i suoi ‘Statements’, un libro di lavori fatti di sole parole, e da allora egli ha continuato a lavorare sulle possibilità linguistiche e a impiegare il linguaggio come medium artistico per eccellenza. Le sue opere si compongono di lettere asettiche e neutre, benché talora animate da un bagliore di rosso o di verde, e si impongono nel grande formato dei caratteri a stampa. I suoi lavori, che sono attualmente in mostra presso il MoCA di Los Angeles in occasione della personale ‘As Far As The Eye Can See’. sono frasi declamatorie e assertive che, come aforismi, si impongono alla vista nelle grandi iscrizioni su pareti: pur assomigliando graficamente ad altre forme di pubbliche affissioni, come la segnaletica, la cartellonistica, anche un po’ alla pubblicità, esse insistono nell’esser lette diversamente, nell’esser lette come arte, e ancor meglio come sculture. Lawrence Weiner With A Line Of Graphite/Con una linea di grafite 8 maggio – 28 giugno 2008 Inaugurazione giovedì 8 maggio ore 19.00 Martedì – sabato 11.30 – 14.00 / 14.30 – 19.30; lunedì chiuso Ingresso libero _______________________ JASON DODGE In occasione della sua seconda personale alla Galleria Massimo De Carlo che inaugura giovedì 8 maggio alle 19 fino al 28 giugno, Jason Dodge presenta una serie eterogenea di singoli lavori che messi assieme sembrano un ponte gettato su una fantasia creatrice e immaginifica. Avvicinando gli oggetti più disparati per scoprirne il potenziale poetico che deriva dall’accostamento inusuale, Dodge arriva a presentare maniglie e serrature di una casa a Innsbruck, che pendono dal soffitto su un supporto di cartapesta; un guanto bianco bruciato da una colata d’oro; semi di cicuta che intasano il tubo metallico di una stufa; strumenti di una banda sparsi a terra e ricoperti da un telo di plastica. Le opere di Dodge, artista che nasce a Newtown nel 1969 e che vive e lavora a Berlino, evocano eventi lontani nel tempo e nello spazio, che si ricollegano a dimensioni intime e private, talmente elusivi da risultare difficili da afferrare. Eventi che tuttavia si lasciano descrivere a rapidi cenni dagli oggetti che, come frammenti di un discorso interrotto, si impongono con forza nelle installazioni dell’artista. Si tratta di installazioni che suscitano uno struggimento, un desiderio romantico nel senso proprio del termine, poiché lavorano su livelli antitetici di presenza e assenza: quando si guarda a questi oggetti, non si può non pensare a ciò che manca. In un attimo, il pensiero dello spettatore si trova a vagare in un altrove distante, magari in una casa a Innsbruck, o nella città di Lubecca. In qualità di tracce, gli oggetti delle installazioni sembrano reclamare a gran voce quel riconoscimento e quel completamento che solo il pensiero dello spettatore può dar loro. Il modo in cui Dodge lavora è un processo artistico che per certi versi assomiglia alla scrittura, all’atto dello scrivere inteso come spargimento d’inchiostro e trasposizione di pensieri sulla carta. In via del tutto similare, gli oggetti delle installazioni di Dodge, sparsi qua e là nello spazio espositivo, funzionano da catalizzatori di idee e si presentano allo spettatore come parole di un racconto la cui trama non è mai lineare, ma si sviluppa lasciando aperti spazi immensi di interpretazione e associazione. Dodge ha esposto anche alla Biennale di Le Havre (2008), al Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam (2006), alla Kunstwerke di Berlino (2006) e a Performa 2005 presso lo Swiss Institute of Contemporary Art di New York. Jason Dodge 8 maggio – 28 giugno 2008 Inaugurazione giovedì 8 maggio ore 19.00 Martedì – sabato 11.30 – 14.00 / 14.30 – 19.30; lunedì chiuso Ingresso libero
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