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Info sull'Opera
Autore:
Ludovico Ariosto
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La Lena - Atto quinto. Scena terza

di Ludovico Ariosto



Ilario, Corbolo.

ILARIO
Ancora hai, brutto manigoldo, audacia
Di venire ov'io sia?
CORBOLO
Deh! questa colera
Ponete giú; e per Dio, non vi contamini
La pietade.
ILARIO
Oh, tu piangi?
CORBOLO
E voi piú piangere
Dovreste, che vostro figliuol...
ILARIO
Dio, aiutami!
CORBOLO
È in pericol.
ILARIO
Pericolo?
CORBOLO
Sí, d'essere
Morto, se non ci si ripara subito.
ILARIO
Come, come? di', di'; dov'è?
CORBOLO
Pacifico
L'ha colto con la moglie in adulterio.
Vedetelo colà, che vorria ucciderlo
Con quel spiedo, e chiamato ha quei duo gioveni
Suoi parenti; et aspetta anco che venghino
Tre suoi cognati.
ILARIO
Egli dov'è?
CORBOLO
Chi? Flavio?
Là dentro questi ribaldi lo assediano.
ILARIO
Dove là dentro?
CORBOLO
In casa là di Fazio.
ILARIO
Evvi Fazio?
CORBOLO
Se vi fusse, il pericolo
Non mi parrebbe tanto. Ecci una giovane
Sua figlia, senza piú: consideratela
Or voi, che aiuto può aver da una femina!
ILARIO
Se con la moglie in casa sua Pacifico
L'ha colto, come è in casa ora di Fazio?
CORBOLO
Io vi dirò la cosa da principio.
ILARIO
Dilla, ma non ne scemar, né ci aggiungere.
CORBOLO
La dirò a punto come sta; ma vogliovi
Prima certificar che quella favola,
La qual dianzi contai, che stato Flavio
Era assalito, e che tolto gli aveano
Li panni, non la finsi già per nuocervi,
Ma perché voi con minor displicenzia
Mi dessi li danar, che potean subito
Liberar vostro figliuol dal pericolo
In che ora egli si trova; ove mancatami
Quella via essendo, è in molto peggior termine
La vita sua, che non fu dianzi.
ILARIO
Narrami
Come sta il fatto.
CORBOLO
Flavio oggi credendosi
Che fusse fuor Pacifico, e credendolo
Anco la donna, in casa ne la camera
S'era con lei ridotto; e mentre stavano
In piacer, quel beccaccio, che nascososi
Non so dov'era, saltò per ucciderlo
Fuor con lo spiedo.
ILARIO
Il cor mi trema.
CORBOLO
Flavio
Pregando fe' pur tanto e supplicandolo,
E di donar danari promettendoli,
Che gli lasciò la vita.
ILARIO
Or me risusciti,
Se con danar la cosa si pacifica.
CORBOLO
Non ho detto anco il tutto.
ILARIO
Che ci è? seguita.
CORBOLO
In venticinque fiorini si convennono,
Che prima che d'insieme si partissono,
Sborsati fosson. Mandò per me Flavio,
E la berretta e la roba traendosi,
Mi commise ch'io andassi a pregar Giulio
Che gli facessi pagar questo numero
Di denar sopra; et egli per istatico
Quivi si rimarrebbe: poi quel giovine
Ci turbò, come voi sapete; e Flavio
Per lui, se non ci riparate, è a termine,
Che Dio l'aiuti!
ILARIO
Perché debbe nuocerli,
Se son d'accordo?
CORBOLO
Udite pur. Pacifico,
Tenendosi uccellato, con piú furia
Che pria corse allo spiedo, e senza intendere
Alcuna scusa, volea pur ucciderlo.
ILARIO
Facesti error, che non venisti súbito
Ad avisarmi. Al fin ch'avenne? Séguita.
CORBOLO
Non so perché non l'uccise; e credetemi
Che ben Dio e santi Flavio ebbe propizii.
ILARIO
Un manigoldo poltrone ha avuto animo
Di minacciar un mio figliuol d'ucciderlo?
CORBOLO
Se non che vostro figliuol, riparandosi
Con un scanno che prese, e ritraendosi
Pur sempre all'uscio, saltò fuora, avrebbelo
Morto.
ILARIO
Si salvò in somma?
CORBOLO
Nol vo' mettere
Per salvo ancor.
ILARIO
Tu m'occidi.
CORBOLO
Incalzandolo
Tuttavia quel ribaldo, e non lasciandolo
Slungar molto da sé, fu forza a Flavio
Che si fuggisse in casa là di Fazio;
E cosí v'è assediato.
ILARIO
Vedi audacia
D'un mendico, furfante, temerario!
CORBOLO
E piú, c'ha fatto e cerca far d'altri uomini
Ragunanza, e d'intrar là dentro ha in animo.
ILARIO
Entrar là dentro? Io non son cosí povero
Di facultà e d'amici, che difendere
Io non lo possa, e far parer Pacifico
Un sciagurato.
CORBOLO
Non vogliate mettervi
A cotal prova, avendo altro rimedio:
Che far le ragunanze è contra gli ordini
Del signor, e ci son pene arbitrarie:
Et accader potrebbonvi omicidii.
E quando ancor provediate (il che facile
Credo vi fia) che non noccia Pacifico a
Flavio ne la persona (anzi vo' credere
Che voi e Flavio piú siate atti a nuocere
A lui), pur non farete, riducendosi
Al podestà costui, come è da credere
Che sia per far, che 'l podestà procedere
Non abbia contra a Flavio; e quali siano
Nei statuti le pene de gli adulteri,
Et oltra li statuti, quanto arbitrio
Il podestate abbia potere accrescere,
Secondo che de l'inquisiti vagliono
Le facultà, non secondo che mertano
Le pene i falli, pur vi dovrebbe essere
Noto. Padron, guardate che con lacrime
E dolor vostro non facciate ridere
Questi di corte, che tuttavia tengono
Aperti gli occhi a tai casi, per correre
A dimandar le multe in dono al principe.
Venticinque fiorini è meglio spendere
Senza guerra, e d'accordo, che in pericolo
Porvi di cinquecento o mille perderne.
ILARIO
Meglio è ch'io stesso parli con Pacifico,
E vegga un poco il suo pensier.
CORBOLO
Non, diavolo!
Non andate, che tratto da la colera
Non trascorresse a dirvi alcuna ingiuria
Da dovervene poi sempre rincrescere.
Lasciate pur ir me, che spero volgerlo
In due parole, e farlo cheto et umile.
E fia piú vostro onor, se qui condurvelo
Potrò.
ILARIO
Va' dunque.
CORBOLO
Aspettatemi qui.
ILARIO
Odimi
Fagli proferte, ma non ti risolvere
In quantitade alcuna, che 'l conchiudere
Del pregio voglio che stia a me: prometteli
Generalmente: tu m'intendi.
CORBOLO
Intendovi.
Tuttavia non guardate di piú spendere
Un paio o due di fiorini.
ILARIO
A me lasciane
Cura, ch'in questo son di te piú pratico.

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