Home Page  
Progetto Editoriale  
Poesia  
Narrativa  
Cerca  
Enciclopedia Autori  
Notizie  
Opere pubblicate: 19994

-



VII PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE AL FEMMINILE

MARIA CUMANI QUASIMODO

SCADENZA
28 APRILE 2023

 

 



 

 

 

Il libro più amato da chi scrive poesie,
una bussola per un cammino più consapevole.
Riceverai una copia autografata del Maestro Aletti
Con una sua riflessione.

Tutti quelli che scrivono
dovrebbero averne una copia sulla scrivania.

Un vademecum sulle buone pratiche della Scrittura.

Un successo straordinario,
tre ristampe nelle prime due settimane dall'uscita.


Il libro è stato già al terzo posto nella classifica di
Amazon
e al secondo posto nella classifica di Ibs

Se non hai Amazon o Ibs scrivi ad:

amministrazione@alettieditore.it

indicando nell'oggetto
"ordine libro da una feritoia osservo parole"

Riceverai tutte le istruzioni per averlo direttamente a casa.



Clicca qui per ordinarlo su Amazon

oppure

Clicca qui per ordinarlo su Ibs

****

TUTTO QUELLO CHE HAI SEMPRE VOLUTO
PER I TUOI TESTI

vai a vedere quello che ha da dirti Alessandro Quasimodo
clicca sull'immagine

Le opere più interessanti riceveranno una proposta di edizione per l’inserimento nella prestigiosa Collana I DIAMANTI
Servizi prestigiosi che solo la Aletti può garantire, la casa editrice indipendente più innovativa e dinamica del panorama culturale ed editoriale italiano


 
Info sull'Opera
Autore:
Ludovico Ariosto
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La Lena - Atto quarto. Scena nona

di Ludovico Ariosto



Menica, Lena, Corbolo, Pacifico.

MENICA
Lena, che vuoi?
LENA
Piacciati, cara Menica,
Di farmi un gran servigio, da dovertene
Esser sempre tenuta.
MENICA
Che vuoi?
LENA
Vuo' mi tu
Farlo?
MENICA
Io 'l farò, pur che far sia possibile.
LENA
Va', madre mia, se m'ami, fin a gli Angeli.
MENICA
Ora?
LENA
Ora sí.
MENICA
Lasciami prima mettere
La cena al fuoco.
LENA
No, va' pur, che mettere
Io saprò senza te al fuoco una pentola.
Va': come sei dritto la chiesa, piegati
Tra l'orto de li Mosti e 'l monasterio;
E va' su al dritto, fin che giungi al volgerti
A man sinistra, alla contrada dicono
Mirasol, credo. Or va'.
MENICA
Che vi vuoi, domine,
Ch'io vada a far?
LENA
Vedi cervello! Informati
Quivi (credo sia il terzo uscio) dove abita
La moglie di Pasquin, che insegna a leggere
Alle fanciulle: Dorotea si nomina.
Va' quivi, e dille: - A te, Dorotea, mandami
La Lena a tôr li ferri suoi da volgere
La seta sopra li rocchetti -; e pregala
Che me li mandi, perché mi bisognano.
Or va', Menica cara: donar voglioti
Poi tanta tela, che facci una cuffia.
MENICA
La carne è nel catin lavata, e in ordine;
Non resta se non porla ne la pentola.
LENA
Troppo cred'io ch'ella sia ben in ordine;
Ma non è già per porla ne la pentola
Se venticinque fiorini non s'abbino.
Conosco io ben l'amor di questi giovani,
Che dura solamente fin che bramano
Aver la cosa amata, e spenderebbono,
Mentre che stanno in questo desiderio,
Non che l'aver, ma il cuor. Fa' che possegghino:
Va l'amor come il fuoco, che spargendovi
De l'acqua sopra, suol subito spegnersi:
E mancato l'ardor, non ti darebbono
Di mille l'un, che già ti promesseno.
Per questo voglio ir dentro, et interrompere
S'alcuna cosa senza me disegnano.
Corbolo, or su, spacciati tosto, arrecali
Alcuna veste; che lo possiàn mettere
Fuor, mentre l'agio ci abbiamo.
CORBOLO
Anzi, pregoti,
Mentre abbiamo agio, fa' che possa mettere
Dentro, e dategli luogo tu e Pacifico.
LENA
In fé di Dio, non farà: né ti credere
Ch'io gli lassi aver cosa che desideri,
Se prima li danari non mi annovera;
Et esser guardiana io stessa voglione.
CORBOLO
Guardala sí che gli occhi vi rimanghino.
(Debb'io patir che Flavio da Licinia
Cosí si debba partir, senza prenderne
Piacere; et abbia avuto questo incommodo
Di levarsi, che dieci ore non erano;
Di star qui dentro chiuso come in carcere;
D'esser portato con tanto pericolo
Serrato in una botte, come proprio
Fansi l'anguille di Comacchio e i mugini?
Ma che farò, vedendomi contraria
Col becco suo questa puttana femina,
Con li quali li preghi nulla vagliono,
Né luogo han le minaccie; né potrebbesi
Usar forza, che pur troppo è il pericolo,
Stando cosí, senza levar piú strepito?
Venticinque fiorini, in fin, bisognano,
Ne li qual siamo condennati; e grazia
Non se n'ha a aver, né voglion darci credito.
Dove trovar li potrò? Far prestarmeli
Su la fede è provato, et è stato opera
Vana: su i pegni non si può, che Ilario
Ne gli ha intercetti. A lui di nuovo tendere
Un'altra rete saria temeraria
Impresa: non si lasciaria piú cogliere.
E pur talor de gli augelli si colgono,
Che caduti alla rete altre volte erano,
E n'erano altre volte usciti liberi.
Forse sarà lo ingannarlo piú facile
Or che gli par, che mal successe essendomi
Le prime, rinfrancar sí tosto l'animo
Non debba a porgli le seconde insidie.
Ma che farò? Che farò infin? Delibera
Tosto, che di pensar ci è poco termine.
Io farò... che? Io dirò... sí bene; e credere
Mi potrà? Crederammi. Ma Pacifico
Vien fuora).
PACIFICO
Ov'è la veste?
CORBOLO
Che veste? hammi tu
Scorto per sarto? Oh, par che 'l mio esercizio
Non sappi: io tengo la zecca, e vo' battere
Venticinque fiorini ora per darteli.
PACIFICO
Foss'egli il vero!
CORBOLO
A mio senno governati.
Hai tu alcun'arma in casa?
PACIFICO
Su in la camera
Dipinta ho nel camin l'arme di Fazio.
CORBOLO
Dico da offesa.
PACIFICO
Assai n'ho che m'offendono:
La povertà, li pensieri, la rabbia di
Mia moglier, e 'l suo sempre dirmi ingiuria.
CORBOLO
Dico s'hai spiedo o ronca o spada o simile
Cosa.
PACIFICO
Ci è un spiedo antico e tutto ruggine.
Ve' se gli è tristo, se gli è male in ordine,
Che i birri mai non curan di levarmelo.
CORBOLO
Basta, viemmelo mostra. Or bella alchimia
Non ti parrà, s'io fo di questa ruggine
Venticinque fiorini d'oro fonderti?

Segnala questa opera ad un amico

Inserisci una nuova Notizia
Notizie Presenti