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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Fazio, Lena FAZIO Chi non si leva per tempo, e non opera La matina le cose che gl'importano, Perde il giorno, e i suoi fatti non succedono Poi troppo ben. Menghin, vo' ch'a Dugentola Tu vada, e che al castaldo facci intendere Che questa sera le carra si carchino, E che doman le legna si conduchino; E non sia fallo, ch'io non ho piú ch'ardere. Né ti partir, che vi vegghi buon ordine; E dir mi sappi come stan le pecore, E quanti agnelli maschi e quante femine Son nate; e fa' che li fossi ti mostrino C'hanno cavati, e che conto ti rendano De' legni verdi c'hanno messo in opera; E quel che sopravanza, fa' che annoveri. Or va', non perder tempo. Odi: se avessino Un agnel buono... Eh no, fia meglio venderlo. Va', va'... Pur troppo... LENA Sí, era un miracolo Che diventato voi foste sí prodigo! FAZIO Buon dí, Lena. LENA Buon dí e buon anno, Fazio. FAZIO Ti levi sí per tempo? Che disordine È questo tuo? LENA Saria ben convenevole Che, poi che voi mi vestite sí nobile- mente, e da voi le spese ho sí magnifiche, Che fino a nona io dormissi a mio commodo, E 'l dí senza far nulla io stessi in ozio. FAZIO Fo quel ch'io posso, Lena: maggior rendite De le mie a farti cotesto sarebbono Bisogna; pur, secondo che si stendono Le mie forze, mi studio di farti utile. LENA Che util mi fate voi? FAZIO Questo è il tuo solito, Di sempremai scordarti i benefizii. Sol mentre ch'io ti do, me ne ringrazii; Tosto c'ho dato, il contrario fai subito. LENA Che mi deste voi mai? Forse repetere Volete ch'io sto qui senza pagarvene Pigione? FAZIO Ti par poco? Son pur dodici Lire ogni anno coteste, senza il commodo C'hai d'essermi vicina; ma tacermelo Voglio, per non parer di rinfacciartelo. LENA Che rinfacciar? Che se talor v'avanzano Minestre o broda, solete mandarmene? FAZIO Anch'altro, Lena. LENA Forse una o due coppie Di pane il mese, o un poco di vin putrido? O di lassarmi torre un legno picciolo, Quando costí le carra se ne scarcano? FAZIO Hai ben anch'altro. LENA Ch'altro ho io? deh, ditelo: Cotte di raso o di velluto? FAZIO Lecito Non saria a te portarle, né possibile A me di darle. LENA Una saia mostratemi, Che voi mi deste mai. FAZIO Non vo' risponderti. LENA Qualche par di scarpaccie o di pantofole, Poi che l'avete ben pelate e logore, Mi donate alcuna volta per Pacifico. FAZIO E nuove ancor per te. LENA Non credo siano In quattro anni tre paia. Or nulla vagliono Le virtuti ch'io insegno, e che continuamente Ho insegnato a vostra figlia? FAZIO Vagliono Assai, nol voglio negar. LENA Ch'a principio Ch'io venni a abitar qui, non sapea leggere Ne la tavola il pater pure a compito, Né tener l'ago. FAZIO È vero. LENA Né pur volgere Un fuso: et or sí ben dice l'offizio, Sí ben cuce e riccama, quanto giovane Che sia in Ferrara: non è sí difficile Punto, ch'ella nol tolga da l'esempio. FAZIO Ti confesso ch'è il vero: non voglio essere Simile a te, ch'io neghi d'averti obligo Dov'io l'ho; pur non starò di risponderti, Se tu insegnato non le avessi, avrebbele Alcun'altra insegnato, contentandosi Di dieci giulii l'anno: differenzia Mi par pur grande da tre lire a dodici! LENA Non ho mai fatto altro per voi, ch'io meriti Nove lire di piú? In nome del diavolo, Che se dodici volte l'anno dodici Voi me ne dessi, non sarebbe premio Sufficïente a compensar la infamia Che voi mi date; che i vicini dicono Publicamente ch'io son vostra femina. Che venir possa il morbo a mastro Lazaro, Che mi arrecò alle man questa casipula! Ma non ci voglio piú star dentro: datela Ad altri. FAZIO Guarda quel che tu di'. LENA Datela. Non vo' che sempre mai mi si rimproveri Ch'io non vi paghi la pigione, et abiti In casa vostra: s'io dovessi tormene Di dietro al Paradiso una, o nel Gambaro, Non vo' star qui. FAZIO Pensaci bene, e parlami. LENA Io ci ho pensato quel ch'io voglio: datela A chi vi pare. FAZIO Io la truovo da vendere, E venderolla. LENA Quel che vi par fatene: Vendetela, donatela, et ardetela, Anch'io procacciarò trovar recapito. FAZIO (Quanto piú fo carezze, e piú mi umilio A costei, tanto piú superba e rigida Mi si fa; e posso dir di tutto perdere Ciò ch'io le dono; cosí poca grazia Me n'ha: vorria potermi succhiar l'anima.) LENA (Quasi che senza lui non potrò vivere!) FAZIO (E veramente, oltreché non mi pagano La pigion de la casa, piú di dodici Altre lire ella e 'l marito mi costano L'anno.) LENA (Dio grazia, io son anco sí giovane, Ch'io mi posso aiutar). FAZIO (Spero d'abbattere Tanta superbia: io non voglio già vendere La casa, ma sí ben farglielo credere.) LENA (Non son né guercia, né sciancata.) FAZIO (Voglioci Condurre o Biagiolo o quel da l'Abbaco A misurarla, e terrò in sua presenzia Parlamento del prezzo, e saprò fingere Un comprator. Non han danar, né credito Per trovarne alcun'altra: si morrebbono Di fame altrove. Vo' con tanti stimoli Da tanti canti punger questa bestia, Che porle il freno e 'l basto mi delibero.)
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