| ROSSO. LA FORMA INSTABILE
22 settembre – 6 gennaio 2008
Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni
Dorsoduro 701
I-30123 Venezia
Curata da Paola Mola e Fabio Vittucci, la mostra traccia, attraverso sculture, cere, gessi e bronzi, fotografie e documenti inediti, la riscoperta della complessa estetica contemporanea di Medardo Rosso.La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo e l’Archivio Medardo Rosso di Barzio (Como) che custodiscono l’intera eredità di opere e l’archivio dello scultore, giunti eccezionalmente integri alla pronipote. In collaboraizone con Corriere della Sera, con il sostegno di Regione Veneto, grazie a Art Forum Wurth.
Rosso (Torino, 1858–Milano, 1928) è una figura nota, ampiamente studiata,
e attualmente consolidata nel panorama europeo della scultura di fine Ottocento come precursore della modernità. Tuttavia, per la parte più significativa della sua produzione, oggi Rosso è ancora sconosciuto. Il vaglio sistematico e capillare dei documenti, carte e lettere dell’Archivio apre ora orizzonti inattesi e del tutto contraddittori rispetto all’immagine tramandata dello scultore scapigliato-impressionista. Rosso, per natura, è stato un ingegno nascosto: ha abilmente occultato tutto il suo lavoro sulla fotografia, ha esposto a più di quindici anni di distanza le opere che gli erano più care come Madame X o Yvette Guilbert, e alla fine della sua vita, ha distrutto, come Marcel Duchamp, tutte le lettere ricevute dai suoi corrispondenti. Fin dall’inizio della sua carriera ha abilmente diretto le linee delle sua biografia, contribuendo alla definizione di una visione univoca della sua arte, assunta senza discussione dalla storiografia, così che l’intera parte novecentesca della sua vitalità creativa è rimasta finora senza voce. La mostra si propone, sostenendo il grande sforzo di restituzione dello scultore alla complessità della sua storia, di rendere partecipe del panorama emerso non solo il grande pubblico, e quello degli studiosi, ma anche il mondo contemporaneo dell’arte che potrà trovare, nella prassi artistica di Rosso, impensate consonanze e aperture alla riflessione. La scelta di esporre una selezione di sculture documentate, tra cui Madame X (1896), Yvette Guilbert (1895), Rieuse (1890), Enfant malade (1889), testimonia il complesso lavoro di datazione e di ricostruzione della produzione di Rosso, per il quale il tempo sembrava importare poco: a volte è l’artista stesso a confondere le date delle sue opere, come se per lui l’opera fosse una cosa fluida che dura per la vita in scultura o in fotografia. Sul piano specificamente storiografico molti dati inediti metteranno infine da parte questioni dibattute, e non secondarie, nel panorama dell’arte del Novecento. Troverà, inoltre, ampio spazio il lavoro sulla fotografia: oltre 100 opere fotografiche provenienti dall’Archivio Rosso aggiungeranno un tassello alla questione, centrale nella contemporaneità, della relazione tra Scultura e Fotografia. Le parole di Paola Mola svelano il senso di questa relazione annunciata fin dal titolo della mostra: “Ho pensato alla parola Forma perchè comprende scultura e fotografia e perchè non è necessariamente concreta, può essere anche quello che resta nell'occhio o nella memoria. Instabile anche per qualificare la scultura di Rosso in relazione a quella antica radicata nel terreno, quella che segna i luoghi: l'obelisco, l'altare; ma anche per distinguerla da quella ottocentesca o anche novecentesca sulle basi o piedestalli. Rosso è da camera, da ‘mobile’, mobile appunto, da teca trasparente e riflettente. Perciò la forma instabile".
Apertura 10-18 tutti i giorni
Chiuso il martedì e il 25 dicembre
Informazioni generali
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e-mail: info@guggenheim-venice.it
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