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Opere pubblicate: 19989
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GENTI DI DIO, UN VIAGGIO TRA CRISTIANESIMO, ISLAM ED EBRAISMO, CATTOLICESIMO E ORTODOSSIA
NELLE FOTOGRAFIE DI MONIKA BULAJ IN MOSTRA AL CENTRO CULTURALE CANDIANI Genti di Dio è un viaggio alla ricerca delle frontiere interne dell’Europa, dei confini immateriali, delle fedi. Ed è anche il nome del progetto più importante dell’antropologa e scrittrice di origine polacca Monika Bulaj, grazie al quale ha vinto nel 2005 il Grant in Visual Arts da parte della European Association for Jewish Culture. Un viaggio che esplora mondi in bilico fra cristianesimo, islam ed ebraismo, cattolicesimo e ortodossia: Genti di Dio, viaggio nell’altra Europa. Fotografie di Monika Bulaj è la mostra che il Centro Culturale Candiani inaugura venerdì 14 settembre, alle ore 18. Organizzata con il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma, sarà visitabile nella sala Paolo Costantini fino al 14 ottobre. La mostra si spinge lontano, oltre il mondo carpatico, arriva ai confini del Mar Caspio, scende lungo il Bosforo, si addentra nella Istanbul più segreta, risale sui monti della Bulgaria dove suonano le zampogne, si perde tra Tibisco e Danubio nella terra dove vivono gli zingari narrati dai film di Kusturica, risale a Nord verso l’Ucraina occidentale, nei monasteri dove sopravvive l’ortodossia più antica, più passionale, più radicata al grembo della grande madre Russia. Luoghi di fede passionale mistica. Attraversando i confini della “Fortezza Europa” che ancora sopravvivono nella mente degli uomini nonostante la caduta del muro, Monika Bulaj ci restituisce tutto un mondo di minoranze ancora sconosciute attraverso le immagini di una fede radicata e spesso sminuita da definizioni come “popolare” o “folkloristica” in un ritratto a suo modo dissacrante, con feste della fertilità cui partecipano islamici e cristiani, ebrei che leggono il Corano, musulmani che festeggiano il sabat, sciiti e sunniti insieme… Un lavoro alla riscoperta di una fede profondamente sentita, che vive nel cuore degli uomini e non nelle cattedrali, un viaggio come lei stessa afferma”..in un labirinto di meraviglie, troppo complesso per un mondo mediatico che banalizza e semplifica…una scoperta continua…”. Dopo la fotografia e la cultura iraniana, il Candiani continua a percorrere il filone della multiculturalità, proponendo un’offerta che si conferma curiosa del mondo, per aprire i propri orizzonti all’altro da sé. Una nuova occasione per accentuare quella propensione all’internazionalità che costituisce motivo di crescita.
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