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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Scena diciottesima
Trappola colla scatola degli orecchini e detti. TRAPPOLA Oh, son qui; il gioielliere... (Uh! che vedo! La moglie del signor Eugenio; non voglio farmi sentire.) (da sè) DON MARZIO (piano a Trappola) Ebbene, cosa dice il gioielliere? TRAPPOLA (piano a Don Marzio) Dice che saranno stati pagati più di dieci zecchini, ma che non glieli darebbe. DON MARZIO (a Trappola) Dunque non sono al coperto? TRAPPOLA (a Don Marzio) Ho paura di no. DON MARZIO (a Vittoria) Vedete le belle baronate che fa vostro marito? Egli mi di in pegno questi orecchini per dieci zecchini, e non vagliono nemmeno sei. VITTORIA Questi sono i miei orecchini. DON MARZIO Datemi dieci zecchini, e ve li do. VITTORIA Ne vagliono più di trenta. DON MARZIO Eh! trenta fichi! Siete d'accordo anche voi. VITTORIA Teneteli fin a domani, ch'io troverò i dieci zecchini. DON MARZIO Fin a domani? Oh non mi corbellate. Voglio andare a farli vedere da tutti i gioiellieri di Venezia. VITTORIA Almeno non dite che sono miei, per la mia riputazione. DON MARZIO Che importa a me della vostra riputazione! Chi non vuol che si sappia, non faccia pegni. (parte) Scena diciannovesima _________________________ Vittoria e Trappola. VITTORIA Che uomo indiscreto, incivile! Trappola, dov'è il vostro padrone? TRAPPOLA Non lo so; vengo ora a bottega. VITTORIA Mio marito dunque ha giuocato tutta la notte? TRAPPOLA Dove l'ho lasciato iersera, l'ho ritrovato questa mattina. VITTORIA Maledettissimo vizio! E ha perso cento e trenta zecchini? TRAPPOLA Così dicono. VITTORIA Indegnissimo gioco! E ora se ne sta con una forestiera in divertimenti? TRAPPOLA Signora sì, sarà con lei. L'ho veduto varie volte girarle d'intorno; sarà andato in casa. VITTORIA Mi dicono che questa forestiera sia arrivata poco fa. TRAPPOLA No signora; sarà un mese che la c'è. VITTORIA Non è una pellegrina? TRAPPOLA Oibò pellegrina; ha sbagliato perché finisce in ina ; è una ballerina. VITTORIA E sta qui alla locanda! TRAPPOLA Signora no, sta qui in questa casa. (accennando la casa) VITTORIA Qui? Se mi ha detto il signor Don Marzio, ch'egli ritrovasi in quella locanda con una pellegrina. TRAPPOLA Buono! Anche una pellegrina? VITTORIA Oltre la pellegrina vi è anche la ballerina? Una di qua, e una di là? TRAPPOLA Sì, signora; farà per navigar col vento sempre in poppa. Orza, e poggia, secondo soffia la tramontana, o lo scirocco. VITTORIA E sempre ha da far questa vita? Un uomo di quella sorta, di spirito, di talento, ha da perdere così miseramente il suo tempo, sacrificare le sue sostanze, rovinar la sua casa? Ed io l'ho da soffrire? Ed io mi ho da lasciar maltrattare senza risentirmi? Eh voglio esser buona, ma non balorda; non voglio che il mio tacere faciliti la sua mala condotta. Parlerò, dirò le mie ragioni; e se le parole non bastano, ricorrerò alla giustizia. TRAPPOLA E' vero, è vero. Eccolo, che viene dalla locanda. VITTORIA Caro amico, lasciatemi sola. TRAPPOLA Si serva pure, come più le piace. (entra nell'interno della bottega) Scena ventesima ___________________________________ Vittoria, poi Eugenio dalla locanda. VITTORIA Voglio accrescere la di lui sorpresa col mascherarmi. (si maschera) EUGENIO Io non so quel ch'io m'abbia a dire; questa nega, e quei tien sodo. Don Marzio so che è una mala lingua. A queste donne che viaggiano non è da credere. Mascheretta? A buon'ora! Siete mutola? Volete caffè? Volete niente? Comandate. VITTORIA Non ho bisogno di caffè, ma di pane. (si smaschera) EUGENIO Come! Che cosa fate voi qui? VITTORIA Eccomi qui strascinata dalla disperazione. EUGENIO Che novità è questa? A quest'ora in maschera? VITTORIA Cosa dite eh? Che bel divertimento! A quest'ora in maschera. EUGENIO Andate subito a casa vostra! VITTORIA Anderò a casa, e voi resterete al divertimento. EUGENIO Voi andate a casa, ed io resterò dove mi piacerà di restare. VITTORIA Bella vita, signor consorte! EUGENIO Meno ciarle, signora: vada a casa, che farà meglio. VITTORIA Sì, anderò a casa; ma anderò a casa mia, non a casa vostra. EUGENIO Dove intendereste d'andare? VITTORIA Da mio padre; il quale, nauseato dei mali trattamenti che voi mi fate, saprà farsi render ragione del vostro procedere e della mia dote. EUGENIO Brava, signora, brava. Questo è il gran bene che mi volete; questa è la premura che avete di me e della mia riputazione. VITTORIA Ho sempre sentito dire che crudeltà consuma amore. Ho tanto sofferto, ho tanto pianto, ma ora non posso più. EUGENIO Finalmente, che cosa vi ho fatto? VITTORIA Tutta la notte al giuoco! EUGENIO Chi vi ha detto che io abbia giuocato? VITTORIA Me l'ha detto il signor Don Marzio, e che avete perduto cento zecchini in contanti, e trenta sulla parola. EUGENIO Non gli credete, non è vero. VITTORIA E poi a' divertimenti con la pellegrina. EUGENIO Chi vi ha detto questo? VITTORIA Il signor Don Marzio. EUGENIO (Che tu sia maledetto!) (da sè) Credetemi, non è vero. VITTORIA E di più impegnare la roba mia; prendermi un paio di orecchini, senza dirmi niente. Sono azioni di farsi ad una moglie amorosa, civile e onesta come sono io? EUGENIO Come avete saputo degli orecchini? VITTORIA Me l'ha detto il signor Don Marzio. EUGENIO Ah lingua da tanaglie! VITTORIA Già dice il signor Don Marzio, e lo diranno tutti, che uno di questi giorni sarete rovinato del tutto; ed io, prima che ciò succeda, voglio assicurarmi della mia dote. EUGENIO Vittoria, se mi voleste bene, non parlereste così. VITTORIA Vi voglio bene anche troppo, e se non vi avessi amato tanto, sarebbe stato meglio per me. EUGENIO Volete andare da vostro padre? VITTORIA Sì, certamente. EUGENIO Non volete più star con me? VITTORIA Vi sarò quando avrete messo giudizio. EUGENIO (alterato) Oh, signora dottoressa, non mi stia ora a seccare. VITTORIA Zitto; non facciamo scene per la strada. EUGENIO Se aveste riputazione non verreste a cimentare vostro marito in una bottega da caffè. VITTORIA Non dubitate, non ci verrò più. EUGENIO Animo! via di qua. VITTORIA Vado, vi obbedisco, perché una moglie onesta deve obbedire anche un marito indiscreto. Ma forse, forse sospirerete d'avermi quando non mi potrete vedere. Chiamerete forse per nome la vostra cara consorte, quando ella non sarà più in grado di rispondervi e di aiutarvi. Non vi potrete dolere dell'amor mio. Ho fatto quanto far poteva una moglie innamorata di suo marito. M'avete con ingratitudine corrisposto; pazienza. Piangerò da voi lontana, ma non saprò così spesso i torti che voi mi fate. V'amerò sempre, ma non mi vedrete mai più. (parte) EUGENIO Povera donna! Mi ha intenerito. So che lo dice, ma non è capace di farlo; le andrò dietro alla lontana, e la piglierò con le buone. S'ella mi porta via la dote, son rovinato. Ma non avrà cuore di farlo. Quando la moglie è in collera, quattro carezze bastano per consolarla. (parte)
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