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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Scena quattordicesima
Placida da Pellegrino ed Eugenio. PLACIDA Un poco di carità alla povera pellegrina. EUGENIO (da sè) (Ecco qui; corre la moda delle pellegrine.) PLACIDA (ad Eugenio) Signore, per amor del cielo, mi dia qualche cosa. EUGENIO Che vuol dir questo, signora pellegrina? Si va cosi per divertimento o per pretesto? PLACIDA Né per l'uno, né per l'altro. EUGENIO Dunque per qual causa si gira il mondo? PLACIDA Per bisogno. EUGENIO Bisogno, di che? PLACIDA Di tutto. EUGENIO Anche di compagnia. PLACIDA Di questa non avrei bisogno, se mio marito non mi avesse abbandonata. EUGENIO La solita canzonetta. Mio marito mi ha abbandonata. Di che paese siete, signora? PLACIDA Piemontese. EUGENIO E vostro marito? PLACIDA Piemontese egli pure. EUGENIO Che facev'egli al suo paese? PLACIDA Era scritturale d'un mercante. EUGENIO E perché se n'è andato via? PLACIDA Per poca volontà di far bene. EUGENIO Questa è una malattia che l'ho provata anch'io, e non sono ancora guarito. PLACIDA Signore, aiutatemi per carità. Sono arrivata in questo punto a Venezia. Non so dove andare, non conosco nessuno, non ho danari, son disperata. EUGENIO Che cosa siete venuta a fare a Venezia? PLACIDA A vedere se trovo quel disgraziato di mio marito. EUGENIO Come si chiama? PLACIDA Flaminio Ardenti. EUGENIO Non ho mai sentito un tal nome. PLACIDA Ho timore che il nome se lo sia cambiato. EUGENIO Girando per la città, può darsi che, se vi è, lo troviate. PLACIDA Se mi vedrà, fuggirà. EUGENIO Dovreste far cosi. Siamo ora di carnovale, dovreste mascherarvi, e così più facilmente lo trovereste. PLACIDA Ma come posso farlo, se non ho alcuno che mi assista? Non so nemmeno dove alloggiare. EUGENIO (da sé) (Ho inteso, or ora vado in pellegrinaggio ancor io). Se volete, questa è una buona locanda. PLACIDA Con che coraggio ho da presentarmi alla locanda, se non ho nemmeno da pagare il dormire? EUGENIO Cara pellegrina, se volete un mezzo ducato, ve lo posso dare. (da sè) (Tutto quello che mi è avanzato dal giuoco.) PLACIDA Ringrazio la vostra pietà. Ma più del mezzo ducato, più di qual si sia moneta, mi sarebbe cara la vostra protezione. EUGENIO (da sè) (Non vuole il mezzo ducato; vuole qualche cosa di più.) Scena quindicesima ______________________ Don Marzio dal barbiere e detti. DON MARZIO (da sè) (Eugenio con una pellegrina! Sarà qualche cosa di buono!) (siede al caffè, guardando la pellegrina coll'occhialetto) PLACIDA Fatemi la carità; introducetemi voi alla locanda. Raccomandatemi al padrone di essa, acciò, vedendomi così sola, non mi scacci, o non mi maltratti. EUGENIO Volentieri. Andiamo, che vi accompagnerò. Il locandiere mi conosce, e a riguardo mio, spero che vi userà tutte le cortesie che potrà. DON MARZIO (da sè) (Mi pare d'averla veduta altre volte). (guarda di lontano coll'occhialetto) PLACIDA Vi sarò eternamente obbligata. EUGENIO Quando posso, faccio del bene a tutti. Se non ritroverete vostro marito, vi assisterò io. Son di buon cuore. DON MARZIO (da sè) (Pagherei qualche cosa di bello a sentir cosa dicono.) PLACIDA Caro signore, voi mi consolate colle vostre cortesissime esibizioni. Ma la carità d'un giovane, come voi, ad una donna, che non è ancor vecchia, non vorrei che venisse sinistramente interpretata. EUGENIO Vi dirò, signora: se in tutti i casi si avesse questo riguardo, si verrebbe a levare agli uomini la libertà di fare delle opere di pietà. Se la mormorazione è fondata sopra un'apparenza di male, si minora la colpa del mormoratore; ma se la gente cattiva prende motivo di sospettare da un'azione buona o indifferente, tutta la colpa è sua, e non si leva il merito a chi opera bene. Confesso d'esser anch'io uomo di mondo; ma mi picco insieme d'esser un uomo civile, ed onorato. PLACIDA Sentimenti d'animo onesto, nobile, e generoso. DON MARZIO (ad Eugenio) Amico, chi è questa bella pellegrina? EUGENIO (da sè) (Eccolo qui; vuol dar di naso per tutto). (a Placida) Andiamo in locanda. PLACIDA Vi seguo. (entra in locanda con Eugenio)
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