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Info sull'Opera
Autore:
Carlo Goldoni
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La bottega del caffè - ATTO I ( Scena dodicesima e tredicesima )

di Carlo Goldoni

Scena dodicesima

Eugenio solo, poi Lisaura alla finestra.



EUGENIO Non dice male; confesso che non dice male. Mia moglie, povera disgraziata, che mai dirà? Questa notte non mi ha veduto; quanti lunari avrà ella fatti? Già le donne, quando non vedono il marito in casa, pensano cento cose una peggio dell'altra. Avrà pensato, o che io fossi con altre donne, o che fossi caduto in qualche canale, o che per i debiti me ne fossi andato. So che l'amore, ch'ella ha per me, la fa sospirare; le voglio bene ancor io, ma mi piace la mia libertà. Vedo però, che da questa mia libertà ne ricavo più mal che bene, e che se facessi a modo di mia moglie, le faccende di casa mia andrebbero meglio. Bisognerà poi risolversi, e metter giudizio. Oh quante volte ho detto così! (vede Lisaura alla finestra) (Capperi! Grand'aria! Ho paura di sì io, che vi sia la porticina col giuocolino) Padrona mia riverita!

LISAURA Serva umilissima!

EUGENIO E' molto, signora, che è alzata dal letto?

LISAURA In questo punto.

EUGENIO Ha bevuto il caffè?

LISAURA E' ancora presto. Non l'ho bevuto.

EUGENIO Comanda che io la faccia servire?

LISAURA Bene obbligata: non s'incomodi.

EUGENIO Niente, mi maraviglio. Giovani, portate a quella signora caffè, cioccolata; tutto quel ch'ella vuole, pago io.

LISAURA La ringrazio, la ringrazio. Il caffè e la cioccolata li faccio in casa.

EUGENIO Avrà della cioccolata buona?

LISAURA Per dirla, è perfetta.

EUGENIO La sa far bene?

LISAURA La mia serva s'ingegna.

EUGENIO Vuole che venga io a darle una frullatina?

LISAURA E' superfluo che s'incomodi.

EUGENIO Verrò a beverla con lei, se mi permette.

LISAURA Non è per lei, signore.

EUGENIO Io mi degno di tutto; apra, via, che staremo un'oretta insieme.

LISAURA Mi perdoni, non apro con questa facilità.

EUGENIO Ehi, dica, vuole che io venga per la porta di dietro?

LISAURA Le persone, che vengono da me, vengono pubblicamente.

EUGENIO Apra, via, non facciamo scene.

LISAURA Dica in grazia, signor Eugenio: ha veduto ella il conte Leandro?

EUGENIO Così non lo avessi veduto.

LISAURA Hanno forse giuocato insieme la scorsa notte?

EUGENIO Pur troppo; ma che serve, che stiamo qui a far sentire a tutti i fatti nostri? Apra, che le dirò ogni cosa.

LISAURA Vi dico, signore, che io non apro a nessuno.

EUGENIO Ha forse bisogno che il signor Conte le dia licenza? Lo chiamerò.

LISAURA Se cerco del signor Conte, ho ragione di farlo.

EUGENIO Ora la servo subito. E' qui in bottega, che dorme.

LISAURA Se dorme, lasciatelo dormire.



Scena tredicesima ________________________

Leandro dalla bottega del giuoco e detti.



LEANDRO Non dormo, no, non dormo. Son qui che godo la bella disinvoltura del signor Eugenio.

EUGENIO Che ne dite dell'indiscretezza di questa signora? Non mi vuole aprire la porta.

LEANDRO Chi vi credete ch'ella sia?

EUGENIO Per quel che dice Don Marzio, flusso e riflusso.

LEANDRO Mente don Marzio, e chi lo crede.

EUGENIO Bene. Non sarà così; ma col vostro mezzo non potrei io aver la grazia di riverirla?

LEANDRO Fareste meglio a darmi i miei trenta zecchini.

EUGENIO I trenta zecchini ve li darò. Quando si perde sulla parola, vi è tempo a pagare ventiquattr'ore.

LEANDRO Vedete, signora Lisaura? Questi sono quei gran soggetti, che si piccano d'onoratezza. Non ha un soldo, e pretende di fare il grazioso.

EUGENIO I giovani della mia sorta, signor Conte caro, non sono capaci di mettersi in un impegno senza fondamento di comparir con onore. S'ella mi avesse aperto, non avrebbe perduto il suo tempo, e voi non sareste restato al di sotto coi vostri incerti. Questi sono danari, questi sono trenta zecchini, e queste faccie quando non ne hanno, ne trovano. Tenete i vostri trenta zecchini, e imparate a parlare coi galantuomini della mia sorta. (va a sedere in bottega del caffè)

LEANDRO (da sè) (Mi ha pagato, dica che che vuole, che non m'importa.) (a Lisaura) Aprite!

LISAURA Dove siete stato tutta questa notte?

LEANDRO Aprite!

LISAURA Andate al diavolo!

LEANDRO Aprite! (versa gli zecchini nel Cappello, acciò Lisaura gli veda.)

LISAURA Per questa volta vi apro. (si ritira ed apre)

LEANDRO Mi fa grazia, mediante la raccomandazione di queste belle monete. (entra in casa)

EUGENIO Egli sì, ed io no? Non sono chi sono, se non gliela faccio vedere.

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