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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Scena nona
Don Marzio ed Eugenio, poi Ridolfo. DON MARZIO Venite qui, sedete, beviamo il caffè. EUGENIO Caffè! (siedono) RIDOLFO A che giuoco giuochiamo, signor Eugenio? Si prende spasso de' fatti miei? EUGENIO Caro amico, compatite, sono stordito. RIDOLFO Eh, caro, signor Eugenio, se V.S. volesse badare a me la non si troverebbe in tal caso. EUGENIO Non so che dire, avete ragione. RIDOLFO Vado a farle un altro caffè, e poi la discorreremo. (si, ritira in bottega) DON MARZIO Avete saputo della ballerina che pareva non volesse nessuno? Il Conte la mantiene. EUGENIO Credo di sì, che possa mantenerla, vince i zecchini a centinaia. DON MARZIO Io ho saputo tutto. EUGENIO Come l'avete saputo, caro amico? DON MARZIO Eh, io so tutto. Sono informato di tutto. So quando vi va, quando esce. So quel che spende, quel che mangia; so tutto. EUGENIO Il Conte è poi solo? DON MARZIO Oibò; vi è la porta di dietro. RIDOLFO (col caffè) Ecco qui il terzo caffè. (ad Eugenio) DON MARZIO Ah! che dite, Ridolfo? So tutto io della ballerina? RIDOLFO Io le ho detto un'altra volta che non me ne intrico. DON MARZIO Grand'uomo son io, per saper ogni cosa! Chi vuol sapere quel che passa in casa di tutte le virtuose, e di tutte le ballerine, ha da venir da me. EUGENIO Dunque questa signora ballerina è un capo d'opera? DON MARZIO L'ho veramente scoperta come va. E' roba di tutto gusto. Ah, Ridolfo, lo so io? RIDOLFO Quando V. S. mi chiama in testimonio, bisogna ch'io dica la verità. Tutta la contrada la tiene per una donna da bene. DON MARZIO Una donna da bene? Una donna da bene? RIDOLFO Io le dico che in casa sua non vi va nessuno. DON MARZIO Per la porta di dietro, flusso e riflusso. EUGENIO E sì ella pare una ragazza più tosto savia. DON MARZIO Sì savia! Il conte Buonatesta la mantiene. Poi vi va chi vuole. EUGENIO Io ho provato qualche volta a dirle delle paroline, e non ho fatto niente. DON MARZIO Avete un filippo da scommettere? Andiamo. RIDOLFO (da sè) (Oh che lingua!) EUGENIO Vengo qui a bever il caffè ogni giorno; e, per dirla, non ho veduto andarvi nessuno. DON MARZIO Non sapete che ha la porta segreta qui nella strada remota? Vanno per di là. EUGENIO Sarà così. DON MARZIO E' senz'altro. Scena decima _____________________ Il garzone del barbiere e detti. GARZONE (a Don Marzio) Illustrissimo, se vuol farsi far la barba, il padrone l'aspetta. DON MARZIO Vengo. E' cosi come vi dico. Vado a farmi la barba, e come torno vi dirò il resto. (entra dal barbiere, e poi a tempo ritorna) EUGENIO Che dite, Ridolfo? La ballerina si è tratta fuori. RIDOLFO Cred'ella al signor Don Marzio? Non sa la lingua ch'egli è? EUGENIO Lo so, che ha una lingua che taglia e fende. Ma parla con tanta franchezza, che convien dire che ei sappia quel che dice. RIDOLFO Osservi, quella è la porta della stradetta. A star qui la si vede; e giuro da uomo d'onore, che per di là in casa non va nessuno. EUGENIO Ma il Conte la mantiene? RIDOLFO Il Conte va per casa, ma si dice che la voglia sposare. EUGENIO Se fosse cosi, non vi sarebbe male; ma dice il signor Don Marzio, che in casa vi va chi vuole. RIDOLFO Ed io le dico che non vi va nessuno. DON MARZIO (esce dal barbiere col panno bianco al collo e la saponata sul viso) Vi dico che vanno per la porta di dietro. GARZONE Illustrissimo, l'acqua si raffredda. DON MARZIO Per la porta di dietro. (entra dal barbiere col garzone) Scena undicesima Eugenio e Ridolfo. RIDOLFO Vede? E' un uomo di questa fatta. Colla saponata sul viso. EUGENIO Sì, quando si è cacciata una cosa in testa vuole che sia in quel modo. RIDOLFO E dice male di tutti. EUGENIO Non so come faccia a parlar sempre de' fatti altrui. RIDOLFO Le dirò: egli ha pochissime facoltà; ha poco da pensare a' fatti suoi, e per questo pensa sempre a quelli degli altri. EUGENIO Veramente è fortuna il non conoscerlo. RIDOLFO Caro signor Eugenio, come ha ella fatto a intricarsi con lui? Non aveva altri da domandare dieci zecchini in prestito? EUGENIO Anche voi lo sapete? RIDOLFO L'ha detto qui pubblicamente in bottega. EUGENIO Caro amico, sapete come va: quando uno ha bisogno si attacca a tutto. RIDOLFO Anche questa mattina, per quel che ho sentito, V. S. si è attaccata poco bene. EUGENIO Credete che messer Pandolfo mi voglia gabbare? RIDOLFO Vedrà che razza di negozio le verrà a proporre. EUGENIO Ma che devo fare? Bisogna che io paghi trenta zecchini, che ho persi sulla parola. Mi vorrei liberare dal tormento di don Marzio. Ho qualche altra premura; se posso vendere due pezze di panno, fo' tutti i fatti miei. RIDOLFO Che qualità di panno è quello che vorrebbe esitare? EUGENIO Panno padovano, che vale quattordici lire il braccio. RIDOLFO Vuol ella che veda io di farglielo vendere con riputazione? EUGENIO Vi sarei bene obbligato. RIDOLFO Mi dia un poco di tempo, e lasci operare a me. EUGENIO Tempo? Volentieri. Ma quello aspetta i trenta zecchini. RIDOLFO Venga qui, favorisca, mi faccia un ordine, che mi sieno consegnate due pezze di panno, ed io medesimo le presterò i trenta zecchini. EUGENIO Sì, caro, vi sarò obbligato. Saprò le mie obbligazioni. RIDOLFO Mi maraviglio, non pretendo nemmeno un soldo. Lo farò per le obbligazioni ch'io ho colla buona memoria del suo signor padre, che è stato mio buon padrone, e dal quale riconosco la mia fortuna. Non ho cuor di vederla assassinare da questi cani. EUGENIO Voi siete un gran galantuomo. RIDOLFO Favorisca di stender l'ordine in carta. EUGENIO Son qui; dettatelo voi, ch'io scriverò. RIDOLFO Che nome ha il primo giovane del suo negozio? EUGENIO Pasquino de' Cavoli. RIDOLFO (detta, ed Eugenio scrive) Pasquino de' Cavoli... consegnerete a Messer Ridolfo Gamboni... pezze due panno padovano... a sua elezione, acciò egli ne faccia esito per conto mio... avendomi prestato gratuitamente... zecchini trenta. Vi metta la data e si sottoscriva. EUGENIO Ecco fatto. RIDOLFO Si fida ella di me? EUGENIO Capperi! Non volete? RIDOLFO Ed io mi fido di lei. Tenga, questi sono trenta zecchini. (gli numera trenta zecchini) EUGENIO Caro amico, vi sono obbligato. RIDOLFO Signor Eugenio, glieli do, acciò possa comparire puntuale e onorato; le venderò il panno io, acciò non le venga mangiato, e vado subito senza perder tempo: ma la mi permetta che faccia con lei un piccolo sfogo d'amore, per l'antica servitù che le professo. Questa che V. S. tiene, è la vera strada di andare in rovina. Presto presto si perde il credito e si fallisce. Lasci andare il giuoco, lasci le male pratiche, attenda al suo negozio, alla sua famiglia, e si regoli con giudizio. Poche parole, ma buone, dette da un uomo ordinario, ma di buon cuore; se le ascolterà, sarà meglio per lei. (parte)
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