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Opere pubblicate: 19989
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Info sull'Opera
CREDITO TREVIGIANO
Nicola Di Santo, Presidente del Credito Trevigiano vi invita a Villa Emo, Fanzolo di Vedelago, Treviso martedì 24 aprile 2007, ore 12 interverranno Guglielmo Monti, Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Veneto Alberto Torsello, Curatore del restauro coordina l'incontro Marco Carminati della redazione cultura de Il Sole 24 ore seguirà una colazione in Villa Attenzione: è prevista la possibilità di usufruire di un servizio di trasferimento da e per la Stazione FS di Castelfranco Veneto (linee Trenitalia da e per Treviso, Padova, Vicenza e Venezia). La partenza dalla Stazione FS di Castelfranco Veneto è prevista alle ore 11,30 del 24 aprile e il rientro da Villa Emo è previsto per le ore 15 e 30. Chi intendesse usufruire del servizio è invitato volerlo comunicare preventivamente allo Studio ESSECI (Roberta Barbaro) tel. 049.663499 gestione3@studioesseci.net. Il restauro della grande Fattoria di Villa Emo, capolavoro del Palladio nella campagna di Fanzolo di Vedelago, nel trevigiano, è stato completato. L’imponente, elegante edificio, lungo oltre 150 metri, nel tempo era stato oggetto di manomissioni e si presentava in condizioni davvero molto precarie. Con un investimento di circa 6 milioni di euro, è stato recuperato in tutte le sue parti e trasformato, nel totale rispetto per l’architettura originale, nel nuovo Centro Servizi del Credito Trevigiano, la banca di credito cooperativo che nel 2004 ha deciso di porsi come mission la salvaguardia completa del monumento più celebre del proprio territorio, ovvero la villa palladiana degli Emo e del paesaggio ad essa circostante. La Fattoria sorge nell’area dove a, metà del ’400 si innalzava la villa dei Barbarigo, i nobili veneziani che, nel 1535, cedettero il loro fondo di Fanzolo a Leonardo Emo. Questi, figlio di Giovanni, morì il 28 gennaio 1539 e fu l’omonimo nipote, figlio del fratello Alvise, ad ereditare il fondo e la villa già dei Barbarigo e a commissionare al Palladio la nuova dimora. La villa palladiana, progettata intorno al 1558-60, venne innalzata a levante della vecchia costruzione dei Barbarigo. Una volta realizzata la nuova villa, la vecchia residenza divenne secondaria e, qualche decennio dopo, ne venne decisa la demolizione. Al suo posto, nel Settecento venne deciso di innalzare la fattoria, il nuovo cuore agricolo dei possedimenti degli Emo. Gli esperti fanno risalire una possibile paternità della fattoria, all’architetto luganese Francesco Muttoni (1668 – 1747), giunto a Venezia alla fine del Seicento. Il Muttoni era stato chiamato dagli Emo per dare una diversa configurazione funzionale alla villa palladiana: le due barchesse laterali, originariamente previste per gli usi agricoli, dovevano essere trasformate ad uso residenziale. Alle funzioni collegate alla coltivazione dei possedimenti avrebbe dovuto provvedere un edificio apposito, la Fattoria, appunto. Qui il luogo di lavoro, in villa le funzioni di direzione, amministrazione e controllo dell’attività di campagna. Nel restauro (affidato all’architetto Alberto Torsello che ha operato in stretto rapporto con le Soprintendenze), la scelta è stata quella della “Conservazione Totale”, rispettando il preesistente, nelle sue stratificazioni, senza manomettere nulla, conservando persino i vecchi intonaci anche là dove di evidente fattura popolare. Il nuovo Centro Servizi, con tutta la necessaria tecnologia, è entrato come “ospite” nella Fattoria, adeguandosi alla stessa, rispettando in toto la lettura dell’impianto dell’edificio e delle sue originali funzioni: valgano l’esempio dei camini ottocenteschi funzionali alla bachicoltura, riscoperti e resi evidenti, o le botti che non sono state rimosse dalla vecchia cantina che le ospitava e che continuerà ospitarle. Inoltre, valorizzando caratteristiche originali del fabbricato e agendo con nuove tecnologie, si è voluto trasformare la Fattoria in un edificio “passivo”, ovvero autosufficiente in termini di consumi energetici. “Questo restauro, per il Credito Trevigiano, afferma il suo presidente Nicola Di Santo, è la prosecuzione di un’idea nata qualche anno fa sull’onda del movimento popolare sorto dalla preoccupazione che i terreni circostanti la villa fossero acquistati dai cavatori di ghiaia. Avremmo avuto Villa e parco assediati da enormi voragini. Il paesaggio ne sarebbe sortito completamente stravolto. Noi, che per statuto siamo impegnati nella difesa dei valori culturali ed economici del territorio, non potevamo stare a guardare e favorimmo attraverso dei prestiti agevolati l’acquisto di quei terreni. Questa sensibilità portò il conte Emo a proporci l’acquisto della villa. Egli aveva infatti individuato in noi un interlocutore che non ne avrebbe snaturato la destinazione d’uso e, soprattutto, ne avrebbe rispettato la storia”. Garantita la regolare apertura al pubblico, in perfette condizioni e con tutti i suoi arredi, della Villa, del suo meraviglioso Parco, resa funzionale la grande Fattoria, la nostra attenzione è ora destinata a concentrarsi sull’antico Borgo prospiciente l’ingresso della Villa. E’ un nucleo, storicamente molto interessante, di edifici un tempo abitati dai coloni. Stiamo oggi discutendo su come recuperarli architettonicamente e dare loro nuova vita e nuova funzione. Il secondo fronte, meno evidente ma altrettanto importante, è quello di continuare a salvaguardare il contesto paesaggistico della Villa. E’ degli scorsi mesi la nostra battaglia per l’interramento di un tratto della futura autostrada Pedemontana che, nel progetto originale, passava a nord della Villa, su strutture sopraelevate, finendo così con il “tagliare” l’orizzonte che dalla Villa consente all’occhio di spaziare sino ai Colli Asolani. Una battaglia di civiltà che credo altrettanto importante del restauro degli storici edifici”. Il gruppo di lavoro che per conto del Credito Trevigiano, in accordo con le Soprintendenze, coordina il “Progetto Villa Emo” si è posto l’obiettivo di valorizzare l’intero complesso, sia in termini di tutela dell’intangibilità della Villa che di salvaguardia ambientale, senza tuttavia musealizzare il tutto, semmai adeguando le pertinenze rustiche, nell’assoluto rispetto delle architetture e del paesaggio, alle nuove esigenze dei tempi. Così la Fattoria, che in tempi di economia agricola rappresentava uno dei centri di produzione economica del sistema villa, è stata attentamente restaurata e destinata ad ospitare il Centro Servizi del Credito Trevigiano, una destinazione che – nella realtà dei nuovi tempi – persegue la funzione di centro economico originaria dell’edificio. Il “Modello Villa Emo” di recupero e “riutilizzo compatibile” di un bene storico è oggetto di riflessione a livello veneto e nazionale e potrebbe costituire un prototipo nel processo di salvaguardia di quell’immenso patrimonio, unico al mondo, rappresentato dalle 4217 ville venete.
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