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Opere pubblicate: 19989
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Info sull'Opera
PROGETTO WITKIEWICZ
'dedicato a tutti i pazzi di questo mondo e di altre galassie' Un nuovo modo di fare teatro che unisce, alla visione della rappresentazione, momenti di approfondimento degli argomenti trattati nella piece teatrale e della vita, le opere e le tematiche affrontate dall’autore. Esiste una tipologia di cultura teatrale dei primi del ‘900 che, al di là di alcune correnti, come ad esempio il futurismo italiano e il suo noto esponente Marinetti, è per lo più sconosciuta al grande pubblico. Una prolifica produzione avanguardista proviene dall’est Europa e vede in autori come Slawomir Mrozeck , Tadeusz Kantor o Stanislaw Ignacy Witkiewicz esponenti di grande genio creativo. Con il Progetto Witkiewicz si vuole portare alla conoscenza delle nuove e vecchie generazioni che amano il teatro, autori che hanno proposto linguaggi completamente innovativi, linguaggi che ad esempio hanno dato successivamente vita a quello che oggi è noto come teatro dell’assurdo; ma si vuole anche andare oltre e, al di là della rappresentazione nella forma teatrale, si vuole tornare a riproporre dei contenuti. Con alcuni incontri e con la rappresentazione de Il pazzo e la monaca si parlerà di Arte, di diversità dell’Artista e di ciò che a volte viene definita come cura dell’Anima (psicoanalisi). Il Progetto Witkiewicz quindi è un tentativo di avvicinare il pubblico a temi diversi, agevolando la comprensione del testo con incontri propedeutici e successivi alla visione della piece teatrale. Letterati, artisti, psicologi e psichiatri nel corso di conferenze accompagneranno il pubblico in un viaggio nei temi dell’assurdo psicoanalitico e della follia umana. Infonderanno quel coraggio necessario a vedere ciò che non si vuol sapere e aiuteranno ad interpretare quegli accadimenti diversi dal normale proposti nello spettacolo attraverso un linguaggio istrionico e grottesco. Il percorso si articolerà in tre momenti distinti - BIBLIOTECA ELSA MORANTE: approfondimento sulla vita di Stanislaw Ignacy Witkiewicz, le sue opere e le tematiche connesse all’avanguardia. - TEATRO FARA NUME: rappresentazione de IL PAZZO E LA MONACA di Stanislaw Ignacy Witkiewicz, Regia di Salvatore Santucci. - BIBLIOTECA ELSA MORANTE: conferenza su Freud e la psicoanalisi Stanislaw Ignacy Witkiewicz La personalità di Stanislaw Ignacy Witkiewicz (1885-1939), anche chiamato familiarmente Witkacy, travalica l'ambito disciplinare della filosofia per abbracciare tutta una serie di attività creative che fanno di lui una personalità unica nella cultura europea ed in quella polacca tra le due guerre. Drammaturgo, poeta, narratore, pittore, fotografo, teorico d'arte (fu uno dei più rappresentativi membri dell'avanguardia poetica ed artistica in Polonia insieme a Witold Gombrowicz e a Bruno Schulz sin dal 1919 e sostenitore del formalismo), infine acuto ed eccentrico filosofo: in tale molteplicità di interessi si riassume una figura inquieta e difficile da collocare con esattezza negli scomparti disciplinari che si è soliti utilizzare. Tra tutte le sue attività certamente la filosofia fu quella che egli considerò centrale. Ma la riflessione filosofica con la quale Witkiewicz ha accompagnato incessantemente la sua attività era per lo più sconosciuta ai suoi contemporanei, se non attraverso la mediazione della sua attività artistica. Witkiewicz fu un critico radicale della società borghese e delle forme di esistenza sociale generate dal sistema capitalistico, che temeva avrebbero portato ad una completa disumanizzazione della vita sociale e ad un crescente totalitarizzazione, col conseguente annichilimento della personalità individuale. Paradossale ed ironico demistificatore della morale borghese; fustigatore della incombente società di massa che vedeva avanzare in maniera irreversibile ad Occidente come ad Oriente, sotto le ipocrisie del sistema democratico, come dietro le bandiere delle masse proletarie; spettatore tragicamente consapevole del progressivo deperimento dei valori autentici, legati alla personalità individuale e creativa dell'uomo, in favore dei beni che sempre più si affermano nella vita sociale, legati alla felicità, all'utile, alla soddisfazione materiale, effettuò con la sua filosofia della storia una diagnosi catastrofista della realtà contemporanea: il benessere cui la società tende e a cui anche ambiscono le "classi lavoratrici" porta alla dimenticanza del mistero dell'esistenza (concetto da lui posto al centro della sua "monadologia"), all'estinzione del sentimento metafisico che da esso scaturisce e con ciò anche alla fine della religione e dell'arte, che su di esso si fondano. Ma segna anche la fine della filosofia, il suo suicidio: questa la prognosi negativa che scaturisce dalla diagnosi della crescente meccanizzazione della vita, della crisi dell'individuo nella società contemporanea, sempre più minacciato dall'avanzata della uniformità e dell'omologazione democratica, la cui massima incarnazione è per lui il socialismo; e piuttosto che vivere in una società da esso plasmata, Witkiewicz da autentico nichilista preferì il suicidio. Contro questa fine innaturale della filosofia, contro questo suo deperimento, Witkiewicz protestava in nome dell'individuo e ai nuovi miti democratici ed egualitari lanciava la sua parola d'ordine: "monadi di tutto il mondo, unitevi!". Nella filosofia consegnata nei suoi saggi specialistici Witkiewicz cercò di fondare teoreticamente e su basi ontologiche la concezione dell'individuo da lui presupposta nei suoi drammi e romanzi e operò una critica irriducibile del modello scientistico della cultura da lui individuato nelle opere di Wittgenstein, Russell e Carnap (sicché usava il termine "carnapizzazione" come sinonimo di instupidimento). Stanislaw I. Witkiewicz nasce a Varsavia il 24 febbraio 1885 da un pittore e scrittore e una insegnante di musica. Nel giugno del 1890 la famiglia si trasferisce a Zakopane a causa della tubercolosi del padre. Stanislaw riceve un’educazione esclusivamente domestica perché il padre disprezza la scuola, che considera mediocre e conformista. Nel 1899 inizia la sua passione per la fotografia. Nel 1902 scrive il suo primo saggio filosofico e l’anno successivo ottiene il diploma di maturità da privatista. Nel 1905 inizia a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Cracovia e poi allaccia amicizia con Malinowski.Nel 1912 torna dalla madre a Zakopane e si sottopone ad una terapia psicanalitica con uno psica- nalista freudiano. Esegue molti disegni al carboncino e scatta diverse foto di Malinowski: usa per la prima volta lo pseudonimo di “Witkacy”. Dopo il suicidio della fidanzata (1914) decide di arruolarsi, in quanto cittadino russo, nell’esercito zarista contro l’impero austro-ungarico. Successivamente viene ferito e passa il resto della guerra in convalescenza. Nel 1918 torna ancora a Zakopane e si unisce al gruppo di pittori noto col nome di “Formisti”. Nel 1919 scrive “I pragmatisti” e nel 1923 “Il pazzo e la monaca” (che metterà in scena nel 1925 per la Società Teatrale di akopane).Nel 1928 fa degli esperimenti col “peyotl” (piccolo cactus messicano che contiene la mescalina, un potente allucinogeno) e studia i suoi effetti sulla creatività. Nel 1929 instaura una burrascosa relazione,che durerà per tutta la vita, con Czestawa Korzeniowska, più giovane di lui di 17 anni.L’anno successivo pubblica il romanzo “Insaziabilità” e in seguito si dedica molto alla scrittura. Poi nel 1937 predice un’imminente catastrofe mondiale e la sua morte all’età di 54 anni. Si suicida il 18 settembre 1939, in un villaggio dell’attuale Ucraina, il giorno seguente all’invasione da est dell’Unione Sovietica.
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