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Opere pubblicate: 19989
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Info sull'Opera
DONATELLA ZAPELLONI è attrice e cantante dal 1977. Ha ricoperto ruoli come caratterista in molte compagnie importanti per diversi anni. Può propriamente essere definita una vera artista a 360 gradi, infatti completano il suo bagaglio professionale: recitazione, mimo, danza contemporanea, tip tap, canto jazz, regia, sceneggiatura, commedia dell'arte, ombre cinesi, improvvisazione, tango argentino, doppiaggio, teatro comico. Tra gli altri ha studiato con Eduardo, Dario Fo, Lucia Poli. Nel suo passato non sono mancate incursioni nella tv e nel cinema. Insegna teatro e danza creativa da 15 anni producendo ottimi spettacoli a fine corso. Dirige l'Associazione culturale Isabella Ossicini per la quale organizza a livello internazionale il Filmare Festival del Cortometraggio. E' una donna poliedrica che pur tenendo fede alla sua prima passione - il teatro - ama dedicarsi alla formazione propria e degli altri, per cui è tutt'oggi dedita al perfezionamento delle sue doti vocali e collabora con le scuole pubbliche attraverso corsi di aggiornamento per insegnanti. Le sue parole riguardo Milongas sono state: “Il piacere di lavorare con un cast di così variegata estrazione, mi ha consentito di realizzare uno di quei sogni nel cassetto che non avrei mai pensato di dover tirar fuori un giorno. E’ un’opera aulica a cui tengo particolarmente e che spero emozioni come ha fatto con noi tutti che l’ abbiamo realizzata. Allo stesso tempo sono felice che questo spettacolo permetta al pubblico di conoscere una delle autrici emergenti più talentuose di questi anni. Grazie Monica”. MONICA BALDACCHINO autrice di “Clara del caffè” e scrittrice di poesie, firma con entusiasmo questa seconda opera. Donatella Zapelloni assicura che questa ragazza è un’artista completa di umiltà, volontà e grandi potenzialità in grado di conquistare la platea. INTERVISTA A DONATELLA ZAPELLONI ________________________________ Di cosa tratta Milongas? Ti riassumo in poche parole la sinossi: Ventura, un’adolescente di circa 16 anni, cammina per le strade di Buenos Aires, valigia alla mano. Rimane attratta dall’ingresso di un locale che ha lasciato aperte le porte per far cambiare aria. Colori, profumi agrodolce, arredi, sono molte le cose che colpiscono la ragazza, il cui passato e la cui identità restano sconosciuti fino alla fine. Entra nel locale e viene accolta da Maria, la titolare del locale. Inizia così la sua avventura. Quello spazio è una Milonga, uno di quei locali dove è d’abitudine ballare il tango. In realtà questa Milonga cela anche una casa di tolleranza, dove ogni sera gli uomini accorrono numerosi, ma ben selezionati, per adescare giovani fanciulle e passare con loro una notte di ballo e di sesso. La ragazza capisce che lavorare in quel posto l’aiuterà a mantenersi. Si dà tempo, per provare, conoscere e poi riprenderà il suo viaggio errante alla ricerca di qualcosa, forse di se stessa, forse di qualcos’altro. Ma il suo destino le offrirà ben altro. Che linguaggio utilizza Milongas per comunicare sentimenti e passioni? E’ uno spettacolo di emozioni. La Milonga è il luogo della passione, della ricerca di comunione tra i corpi, luogo dove si balla il tango che appunto mette in relazione i due sessi in una continua ricerca di espressione per il completamento e l’equilibrio del rapporto. Il tango, che dalla seconda metà del XIX secolo, periodo in cui apparse in Argentina, si è così diffuso fino ai giorni nostri, è un ballo particolarmente significativo se si vuole parlare di amore. Non è un caso che qui in Italia abbia così attecchito. Quasi come se si fosse stanchi delle parole, e si volesse intraprendere con il ballo un linguaggio non verbale, un nuovo modo di comunicare l’amore. Ecco che, volendo affrontare il tema dell’amore, non ho scelto la solita commedia sentimentale, ma un linguaggio diverso, un’autrice ‘diversa’ che rispondesse al mio bisogno di fare qualcosa di nuovo. Ma “Milongas” è al plurale. Perché? Per dare universalità al contesto in cui si svolge la storia. Quel luogo è come tanti luoghi dove l’amore diventa ricerca spasmodica di un sentimento il più delle volte inespresso. Da quanto lavori a quest’idea e come è nato il personaggio? L’idea, come tante delle mie idee, era in un cassetto. Passo periodi in cui sono sommersa di attività e non ho molto tempo libero. Poi passo periodi in cui gli impegni si fermano e si attiva la mente. Escono fuori come da un cappello a cilindro, personaggi, situazioni, immagini, figure…questo era un mio momento particolare, in cui avevo voglia di far trasmigrare le mie emozioni su un palcoscenico, così ho contattato una mia cara amica che, tra gli autori emergenti, è tra le più capaci a mettere per iscritto le emozioni che inondano la vita. Da lì è nata la collaborazione. Le ho parlato dell’idea, di questo personaggio, Ventura, alla ricerca di se stessa e dell’amore, le ho parlato del contesto in cui avrebbe dovuto muoversi e crescere, insomma le ho dato il soggetto, le scene…e lei, in pochissimo tempo, (in sottovoce mi dice: la rapidità è una sua caratteristica, ma è anche la qualità di chi nei geni ha il puro talento!) ha buttato giù i dialoghi. Sembrava un miracolo, credimi. Ed il personaggio pian piano ha preso vita anche dentro me, rendendo sempre più plausibile la sua storia. Quali reazioni ti aspetti dal pubblico? Quello che mi aspetto sempre quando sono sulla scena. Che si emozioni. Che sappia apprezzare una sceneggiatura mai banale, ma profonda, spesso aulica, ed un’atmosfera di grande impatto emotivo insomma. Il teatro sta passando un periodo, purtroppo già da molto tempo, di grande crisi. Ma non di idee, quelle ne vengono proposte in continuazione, di nuove, suggestive, accattivanti, originali, è che purtroppo come è noto, la televisione ha ammalato tutti. Il pubblico curioso e in grado di apprezzare un buon prodotto, è poco. Si aspettano tutti di trovare in teatro il personaggio televisivo. E’ terribile. E’ avvilente per chi come me e come tanti miei colleghi, ha sempre faticato a farsi conoscere. Vedi, io non ho mai cercato la fama, ma la qualità. Ho preferito una strada più difficile, del teatro, a quella facile e immediata della televisione. E non me ne pento. Lo faccio con grande passione ma, per esigenze di sopravvivenza, non ho potuto farne il mio primo lavoro, così mi resta nel sangue la continua delusione di un pubblico stordito dai media. Quindi cosa mi aspetto? Che vada di più a teatro. Che venga numeroso al nostro spettacolo. Quali sono state le tue emozioni durante le fasi dell’allestimento? Prima di tutto costituire il cast. Alcuni attori e attrici li avevo già in mente, per altri è stato un po’ difficile. Ma sono felice infine degli artisti che sono riuscita a mettere insieme. E’ sempre una grande scommessa. Comunque siamo ancora alle prime prove. E’ difficile dirlo. Posso però anticiparti che ci siamo già parecchio scossi nel costruire alcune scene. E se solo per averle abbozzate ci suscita tanta emozione, puoi immaginare l’impatto che avrà sul pubblico. Incrociamo le dita.
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