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Info sull'Opera
Autore:
Tommaso Campanella
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La Citta del Sole ( Terza parte,2 )

di Tommaso Campanella

Fanno metafisici principi delle cose l’ente, ch’è Dio e ‘l niente, ch’è il
mancamento d’essere, come condizione senza cui nulla si fa, perché non se faria si fosse: dunque non era quel che si fa. Dal correre al niente nasce il male e ‘l peccato; però il peccatore si dice annichilarsi e il peccato ha causa
deficiente, non efficiente. La deficienza è il medesimo che mancanza, cioè o di
potere o di sapere o di volere, e in questo ultimo metteno il peccato. Perché
chi può e sa ben fare, deve volere, perché la volontà nasce da loro, ma non e
contra. Qui ti stupisci ch’adorano Dio in Trinitate, dicendo ch’è somma
Possanza, da cui procede somma Sapienza, e d’essi entrambi, sommo Amore. Ma non conosceno le persone distinte e nominate al modo nostro, perché non ebbero revelazione, ma sanno ch’in Dio ci è processione e relazione di sé a sé; e così tutte cose compongono di possanza, sapienza e amore, in quanto han l’essere; d’impotenza, insipienza e disamore, in quanto pendeno dal non essere.
E per quelle meritano, per queste peccano, o di peccato di natura nelli primi o d’arte in tutti tre. E così la natura particolare pecca nel far i mostri per impotenza o ignoranza. Ma tutte queste cose son intese da Dio potentissimo, sapientissimo e ottimo, onde in lui nullo ente pecca e fuor di lui sì; ma non si va fuor di lui, se non per noi, non per lui, perché in noi la deficienza è, in lui
l’efficienza. Onde il peccare è atto di Dio, in quanto ha essere ed efficienza;
ma in quanto ha non essere e deficienza, nel che consiste la quiddità d’esso
peccare, è in noi, ch’al non essere e disordine declinamo.
OSPITALARIO: Oh, come sono arguti!
GENOVESE: S’io avessi tenuto a mente, e non avesse pressa e paura, io ti
sfondacarìa gran cose; ma perdo la nave, se non mi parto.
OSPITALARIO: Per tua fé, dimmi questo solo: che dicono del peccato d’Adamo?
GENOVESE: Essi confessano che nel mondo ci sia gran corruttela, e che gli
uomini si reggono follemente e non con ragione; e che i buoni pateno e i tristi
reggono; benché chiamano infelicità quella loro, perché è annichilarsi il
mostrarsi quel che non sei, cioè d’essere re, d’essere buono, d’esser savio,
ecc., e non esser in verità. Dal che argomentano che ci sia stato gran
scompiglio nelle cose umane, e stavano per dire con Platone che li cieli prima
giravano dall’occaso, là dove mo è il levante, e poi variaro. Dissero anco che
può essere che governi qualche inferior virtù, e la Prima lo permetta, ma questa pur stimaro pazzia. Più pazzia è dire che prima resse Saturno bene, e poi Giove, e poi gli altri pianeti; ma confessano che l’età del mondo succedono secondo l’ordine di pianeti, e credono che la mutanza degli assidi ogni mille anni o mille seicento variano il mondo. E questa nostra età par che sia di Mercurio, si bene le congiunzioni magne l’intravariano, e l’anomalie han gran forza fatale. Finalmente dicono ch’è felice il cristiano, che si contenta di credere che sia avvenuto per il peccato d’Adamo tanto scompiglio, e credeno che dai padri a’ figli corre il male più della pena che della colpa. Ma dai figli al padre torna la colpa, perché trascuraro la generazione, la fecero fuor di tempo e luoco, e in peccato, e senza scelta di genitori, e trascuraro l’educazione, ché mal l’indottrinaro. Però essi attendeno assai a questi dui punti, generazione ed educazione; e dicono che la pena e la colpa redonda alla città, tanto de’ figli, quanto de’ padri; però non si vedeno bene e par che il mondo si regga a caso. Ma chi mira la costruzione del mondo, l’anatomia dell’uomo (come essi fan de’ condennati a morte, anatomizzandoli) e delle bestie e delle piante, e gli usi delle parti e particelle loro, è forzato a confessare la providenza di Dio ad alta voce. Però si deve l’uomo molto dedicare alla vera religione, e onorar l’autor suo; e questo non può ben fare chi non investiga l’opere sue e non attende a ben filosofare, e chi non osserva le due leggi sante: Quel che non vuoi per te non far ad altri,
e quel che vuoi per te fa tu il medesimo.
Dal che ne segue, che se dai figli e dalle genti noi onor cercamo, alli quali
poco damo, assai più dovemo noi a Dio, da cui tutto ricevemo, in tutto siamo e per tutto. Sia sempre lodato.
OSPITALARIO: Se questi, che seguon solo la legge della natura, sono tanto
vicini al cristianesimo, che nulla cosa aggiunge alla legge naturale si non i
sacramenti, io cavo argumento da questa relazione che la vera legge è la
cristiana, e che, tolti gli abusi, sarà signora del mondo. E che però gli
Spagnuoli trovaro il resto del mondo, benché il primo trovatore fu il Colombo
vostro genovese, per unirlo tutto ad una legge; e questi filosofi saran
testimoni della verità, eletti da Dio. E credo che noi non sappiamo quel che ci
facemo, ma siamo instromenti di Dio. Quelli vanno per avarizia di danari
cercando novi paesi, ma Dio intende più alto fine. Il sole cerca strugger la
terra, non far piante e uomini; ma Dio si serve di loro in questo. Sia laudato.
GENOVESE: Oh, se sapessi che cosa dicono per astrologia e per l’istessi profeti
nostri ed ebrei e d’altre genti di questo secolo nostro, c’ha più istoria in
cento anni che non ebbe il mondo in quattro mila; e più libri si fecero in
questi cento che in cinque mila; e dell’invenzioni stupende della calamita e
stampe e archibugi gran segni dell’union del mondo; e come, stando nella
triplicità quarta l’asside di Mercurio a tempo che le congiunzioni magne si
faceano in Cancro, fece queste cose inventare per la Luna e Marte, che in quel segno valeno al navigar novo, novi regni e nove armi. Ma entrando l’asside di Saturno in Capricorno, e di Mercurio in Sagittario, e di Marte in Vergine, e le congiunzioni magne tornando alla triplicità prima dopo l’apparizion della stella nova in Cassiopea, sarà grande monarchia nova, e di leggi riforma e di arti, e profeti e rinovazione. E dicono che a’ Cristiani questo apporterà grand’utile; ma prima si svelle e monda, poi s’edifica e pianta. Abbi pazienza, che ho da fare.
Questo sappi, c’han trovato l’arte del volare, che sola manca al mondo, e
aspettano un occhiale di veder le stelle occulte e un oricchiale d’udir
l’armonia delli moti di pianeti.
OSPITALARIO: Oh! oh! oh! mi piace. Ma Cancro è segno feminile di Venere e di
Luna, e che può far di bene?
GENOVESE: Essi dicono che la femina apporta fecondità di cose in cielo, e virtù manco gagliarda rispetto a noi aver dominio. Onde si vede che in questo secolo regnaro le donne, come l’Amazoni tra la Nubbia e ‘l Monopotapa, e tra gli Europei la Rossa in Turchia, la Bona in Polonia, Maria in Ongheria, Elisabetta
in Inghilterra, Catarina in Francia, Margherita in Fiandra, la Bianca in
Toscana, Maria in Scozia, Camilla in Roma ed Isabella in Spagna, inventrice del
mondo novo. E ‘l poeta di questo secolo incominciò dalle donne dicendo: “Le
donne, i cavalier, l’armi e l’amori.” E tutti son maledici li poeti d’ogge per
Marte; e per Venere e per la Luna parlano di bardascismo e puttanesmo. E gli
uomini si effemminano e si chiamano “Vossignoria”; ed in Africa, dove regna
Cancro, oltre l’Amazoni, ci sono in Fez e Marocco li bordelli degli effeminati
publici, e mille sporchezze. Non però restò, per esser tropico segno Cancro ed esaltazion di Giove ed apogìo
del Sole e di Marte trigono, sì come per la Luna e Marte e Venere ha fatto la
nova invenzion del mondo e la stupenda maniera di girar tutta la terra e
l’imperio donnesco, e per Mercurio e Marte e Giove le stampe ed archibugi, di
non far anche de leggi gran mutamento. Ché del mondo nono e in tutte le marine d’Africa e Asia australi è entrato il cristianesimo per Giove e Sole, ed in
Africa la legge del Seriffo per la Luna, e per Marte in Persia quella d’Alle,
renovata dal Sofì, con mutarsi imperio in tutte quelle parti ed in Tartaria. Ma
in Germania, Francia ed Inghilterra entrò l’eresia per esser esse a Marte ed
alla Luna inchinate; e Spagna per Giove ed Italia per il Sole, a cui
sottostanno, per Sagittario e Leone, segni loro, restaro nella bellezza della
legge cristiana pura. E quante cose saran più di mo inanzi, e quanto imparai da
questi savi circa la mutazion dell’assidi de’ pianeti e dell’eccentricità e
solstizi ed equinozi ed obliquitati, e poli variati e confuse figure nello
spazio immenso; e del simbolo c’hanno le cose nostrali con quelle di fuori del
mondo; e quanto seque di mutamento dopo la congiunzion magna e l’eclissi, che sequeno dopo la congiunzion magna in Ariete e Libra, segni equinoziali, con la renovazione dell’anomalie, faran cose stupende in confirmar il decreto della congiunzion magna e mutar tutto il mondo e rinovarlo!
Ma per tua fé, non mi trattener più, c’ho da fare. Sai come sto di pressa.
Un’altra volta. Questo si sappi, che essi tengon la libertà dell’arbitrio. E dicono che, se in quarant’ore di tormento un uomo non si lascia dire quel che si risolve tacere, manco le stelle, che inchinano con modi lontani, ponno sforzare. Ma perché nel senso soavemente fan mutanza, chi segue più il senso che la raggione è soggetto a loro. Onde la costellazione che da Lutero cadavero cavò vapori infetti, da’ Gesuini nostri che furo al suo tempo cavò odorose esalazioni di virtù, e da Fernando Cortese che promulgò il cristianesimo in Messico nel medesimo tempo.
Ma di quanto è per sequire presto nel mondo io tel dirò un’altra fiata.
L’eresia è opera sensuale, come dice S. Paolo, e le stelle nelli sensuali
inchinano a quella, nelli razionali alla vera legge santa della Prima Raggione,
sempre laudanda. Amen.
OSPITALARIO: Aspetta, aspetta.
GENOVESE: Non posso, non posso.


Fine
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