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Info sull'Opera
Autore:
Tommaso Campanella
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La Citta del Sole ( Terza parte,1 )

di Tommaso Campanella

Di più vi stanno ventiquattro sacerdoti sopra il tempio, li quali a mezzanotte,
a mezzodì, la mattina e la sera cantano alcuni salmi a Dio; e l’offizio loro è
di guardar le stelle e notare con astrolabi tutti li movimenti loro e gli
effetti che producono, onde sanno in che paese che mutazione è stata e ha da essere. E questi dicono l’ore della generazione e li giorni del seminare e
raccogliere, e serveno come mezzani tra Dio e gli uomini; e di essi per lo più
si fanno li Soli e scriveno gran cose e investigano scienze. Non vengono a
basso, se non per mangiare; con donne non si impacciano, se non qualche volta per medicina del corpo. Va Ogni dì Sole in alto e parla con loro di quel che hanno investigato sopra il benefizio della città e di tutte le nazioni del
mondo. In tempio da basso sempre ha da esser uno che faccia orazione a Dio, e ogni ora si muta, come noi facciamo le quarant’ore, e questo si dice continuo sacrifizio.
Dopo mangiare si rendon grazie a Dio con musica, e poi si cantano gesti di eroi
cristiani, ebrei, gentili, di tutte nazioni, per spasso e per godere. Si cantano
inni d’amore e di sapienza e d’ogni virtù. Si piglia ognuno quella che più ama,
e fanno alcuni balli sotto li chiostri, bellissimi. Le donne portano li capelli
lunghi, inghirlandati e uniti in un groppo in mezzo la testa con una treccia.
Gli uomini solo un cerro, un velo e berrettino. Usano cappelli in campagna, in
casa berrette bianche o rosse o varie, secondo l’offizio e arte che fanno, e gli
officiali più grandi e pompose.
Tutte le feste loro son quattro principali, ciò è quando entra il sole in
Ariete, in Cancro, in Libra, in Capricorno; e fanno gran rappresentazioni belle
e dotte; e ogni congiunzione e opposizione di luna fanno certe feste. E nelli
giorni che fondaro la città e quando ebbero vittoria, fanno il medesimo con
musica di voci feminine e con trombe e tamburi e artiglierie- e li poeti cantano
le laudi delli più virtuosi. Ma chi dice bugia in laude è punito; non si può dir
poeta chi finge menzogne tra loro; e questa licenza dicono che è ruina del mondo che toglie il premio alle virtù e lo dona altrui per paura o adulazione.
Non si fa statua a nullo, se non dopo che more; ma, vivendo, si scrive nel libro
delli eroi chi ha trovato arti nove e secreti d’importanza, o fatto gran
benefizio in guerra o pace al publico.
Non si atterrano li corpi morti, ma si bruggiano per levar la peste e per
convertirsi in fuoco, cosa tanto nobile e viva, che vien dal sole e a lui torna,
e per non restar sospetto d’idolatria. Restano pitture solo o statue di
grand’uomini, e quelle mirano le donne formose, che s’applicano all’uso della
razza.
L’orazioni si fan alli quattro angoli del mondo orizzontali, e la mattina prima
a levante, poi a ponente, poi a mezzodì, poi a settentrione; la sera al riverso,
prima a ponente, poi a levante, poi a settentrione, poi ad ostro. E replicano
solo un verso, che dimanda corpo sano e mente sana a loro e a tutte le genti, e beatitudine, e conclude: a come par meglio a Dio”. Ma l’orazione attentamente e lunga si fa in cielo; però l’altare è tondo e in croce spartito, per dove entra Sole dopo le quattro repetizioni, e prega mirando in suso. Questo lo fan per gran misterio. Le vesti pontificali son stupende di bellezza e di significato a guisa di quelle di Aron.
Distingueno li tempi secondo l’anno tropico, non sidereo, ma sempre notano
quanto anticipa questo di tempo. Credono che il sole sempre cali a basso, e però facendo più stretti circoli arriva alli tropici ed equinozi prima che l’anno
passato; o vero pare arrivare, ché l’occhio, vedendolo più basso in obliquo, lo
vede prima giungere e obliquare. Misurano li mesi con la luna e l’anno col sole;
e però non accordano questo con quella fino alli dicinove anni, quando pur il
Capo del Drago finisce il suo corso; del che han fatto nova astronomia. Laudano Tolomeo e ammirano Copernico, benché Aristarco e Filolao prima di lui; ma dicono che l’uno fa il conto con le pietre, l’altro con le fave, ma nullo con le stesse cose contate, e pagano il mondo con li scudi di conto, non d’oro. Però essi cercano assai sottilmente questo negozio, perché importa a saper la fabrica del mondo, e se perirà e quando, e la sostanza delle stelle e chi ci sta dentro a loro.
E credeno esser vero quel che disse Cristo delli segni delle stelle, sole
e luna, li quali alli stolti non pareno veri, ma li venirà come ladro di notte,
il fine delle cose. Onde aspettano la renovazione del secolo, e forsi il fine.
Dicono che è gran dubio sapere se ‘l mondo fu fatto di nulla o delle rovine
d’altri mondi o del caos; ma par verisimile che sia fatto, anzi certo. Son
nemici d’Aristotile, l’appellano pedante.
Onorano il sole e le stelle come cose viventi e statue di Dio e tempii celesti;
ma non l’adorano, e più onorano il sole. Nulla creatura adorano di latria, altro
che Dio, e però a lui serveno solo sotto l’insegna del sole, ch’è insegna e
volto di Dio, da cui viene la luce e ‘l calore e ogni altra cosa. Però l’altare
è come un sole fatto, e li sacerdoti pregano Dio nel sole e nelle stelle, com’in
altari, e nel cielo, come tempio; e chiamano gli angeli buoni per intercessori,
che stanno nelle stelle, vive case loro, e che le bellezze sue Dio più le mostrò
in cielo e nel sole, come suo trofeo e statua.
Negano gli eccentrici ed epicicli di Tolomeo e di Copernico; affermano che sia
un solo cielo, e che li pianeti da sé si movano ed alzino, quando al sole si
congiungeno per la luce maggiore che riceveno; e abbassino nelle quadrature e nell’opposizioni per avvicinarsi a lui. E la luna in congiunzione ed opposizione
s’alza per stare sotto il sole e ricever la luce in questi siti assai che la
sublima. E per questo le stelle, benché vadano sempre di levante in ponente,
nell’alzare paion gir a dietro; e così si veggono, perché il stellato cielo
corre velocemente in ventiquattr’ore, ed esse ogni dì, camminando meno, restano più a dietro; talché, sendo passate dal cielo, paion tornare. E quando son nell’opposito del sole, piglian breve circolo per la bassezza, ché si inchinano a pigliar luce da lui, e però caminano inante assai; e quando vanno a par delle stelle fisse, si dicon stazionari; quando più veloci, retrogradi, secondo li volgari astrologi; e quando meno, diretti. Ma la luna, tardissima e in
congiunzione ed opposizione, non par tornare, ma solo avanzare inanti poco,
perché il primo cielo non è tanto più di lei veloce allora c’ha lume assai o di
sopra o di sotto, onde non par retrograda, ma solo tarda indietro e veloce
inanti. E così si vede che né epicicli, né eccentrici ci voleno a farli alzare e
retrocedere. Vero è ch’in alcune parti del mondo han consenso con le cose
sopracelesti, e si fermano, e però diconsi alzar in eccentrico.
Del sole poi rendono la causa fisica, che nel settentrione s’alza per contrastar
la terra, dove essa prese forza, mentre esso scorse nel merigge, quando fu il
principio del mondo. Talché in settembre bisogna dire che sia stato fatto il
mondo, come gli Ebrei e Caldei antiqui, non li moderni, escogitaro: e così,
alzando per rifar il suo, sta più giorni in settentrione che in austro, e par
salire in eccentrico.
Tengono dui principi fisici: il sole padre e la terra madre; e l’aere essere
cielo impuro, e ‘l fuoco venir dal sole, e ‘l mar essere sudore della terra
liquefatta dal sole e unir l’aere con la terra, come il sangue lo spirito col
corpo umano; e ‘l mondo essere animal grande, e noi star intra lui, come i vermi nel nostro corpo; e però noi appartenemo alla providenza di Dio, e non del mondo e delle stelle, perché rispetto a loro siamo casuali; ma rispetto a Dio, di cui essi sono stromenti, siamo antevisti e provisti; però a Dio solo avemo l’obligo di signore, di padre e di tutto.
Tengono per cosa certa l’immortalità dell’anima, e che s’accompagni, morendo,
con spiriti buoni o rei, secondo il merito. Ma li luoghi delle pene e premi non
l’han per tanto certi; ma assai ragionevole pare che sia il cielo e i luochi
sotterranei. Stanno anche molto curiosi di sapere se queste pene sono eterne o no. Di più son certi che vi siano angeli buoni e tristi, come avviene tra gli
uomini, ma quel che sarà di loro aspettano avviso dal cielo. Stanno in dubbio se ci siano altri mondi fuori di questo, ma stimano pazzia dir che non ci sia
niente, perché il niente né dentro né fuori del mondo è, e Dio, infinito ente,
non comporta il niente seco.
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