Home Page  
Progetto Editoriale  
Poesia  
Narrativa  
Cerca  
Enciclopedia Autori  
Notizie  
Opere pubblicate: 19994

-



VII PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE AL FEMMINILE

MARIA CUMANI QUASIMODO

SCADENZA
28 APRILE 2023

 

 



 

 

 

Il libro più amato da chi scrive poesie,
una bussola per un cammino più consapevole.
Riceverai una copia autografata del Maestro Aletti
Con una sua riflessione.

Tutti quelli che scrivono
dovrebbero averne una copia sulla scrivania.

Un vademecum sulle buone pratiche della Scrittura.

Un successo straordinario,
tre ristampe nelle prime due settimane dall'uscita.


Il libro è stato già al terzo posto nella classifica di
Amazon
e al secondo posto nella classifica di Ibs

Se non hai Amazon o Ibs scrivi ad:

amministrazione@alettieditore.it

indicando nell'oggetto
"ordine libro da una feritoia osservo parole"

Riceverai tutte le istruzioni per averlo direttamente a casa.



Clicca qui per ordinarlo su Amazon

oppure

Clicca qui per ordinarlo su Ibs

****

TUTTO QUELLO CHE HAI SEMPRE VOLUTO
PER I TUOI TESTI

vai a vedere quello che ha da dirti Alessandro Quasimodo
clicca sull'immagine

Le opere più interessanti riceveranno una proposta di edizione per l’inserimento nella prestigiosa Collana I DIAMANTI
Servizi prestigiosi che solo la Aletti può garantire, la casa editrice indipendente più innovativa e dinamica del panorama culturale ed editoriale italiano


 
Info sull'Opera
Autore:
Tommaso Campanella
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

La Citta del Sole ( Seconda parte,3 )

di Tommaso Campanella

GENOVESE: Devi aver inteso come commune a tutti è l’arte militare,
l’agricoltura, la pastorale; ch’ognuno è obbligato a saperle, e queste son le
più nobili tra loro; ma chi più arti sa, più nobile è, e nell’esercitarla quello
è posto, che più è atto. L’arti fatigose e utili son di più laude, come il
ferraro, il fabricatore; e non si schifa nullo a pigliarle, tanto più che nella
natività loro si vede l’inclinazione, e tra loro, per lo compartimento delle
fatiche, nullo viene a partecipar fatica destruttiva dell’individuo, ma solo
conservativa. L’arti che sono di manco fatica son delle femmine. Le speculative son di tutti, e chi più è eccellente si fa lettore; e questo è più onorato che nelle meccaniche, e si fa sacerdote. Saper natare è a tutti necessario, e ci sono a posta le piscine fuor, nelle fosse della città, e dentro vi son le fontane.
La mercatura a loro poco serve, ma però conoscono il valor delle monete, e
batteno moneta per l’ambasciatori loro, acciocché possino commutare con la
pecunia il vitto che non ponno portare, e fanno venire d’ogni parte del mondo
mercanti a loro per smaltir le cose soverchie, e non vogliono danari, se non
merci di quelle cose che essi non hanno. E si ridono quando vedeno i fanciulli
che quelli donano tanta robba per poco argento, ma non li vecchi. Non vogliono che schiavi o forastieri infettino la città di mali costumi; però vendono quelli che pigliano in guerra, o li mettono a cavar fosse e far esercizi faticosi fuor della città, dove sempre vanno quattro squadre di soldati a guardare il
territorio e quelli che lavorano, uscendo dalle quattro porte, le quali hanno le
strade di mattoni fin al mare per condotta delle robbe e facilità delli
forastieri. Alli quali fanno gran carezze, li donano da mangiare per tre giomi,
li lavano li piedi, li fan vedere la città e l’ordine loro, entrare a consiglio
e a mensa. E ci son uomini deputati a guardarli, e se voglion farsi cittadini,
li provano un mese nelle ville e uno nella città, e così poi risolveno, e li
ricevono con certe cerimonie e giuramenti.
L’agricoltura è in gran stima. non ci è palmo di terra che non frutti. Osservano
li venti e le stelle propizie, ed escono tutti in campo armati ad arare,
seminare, zappare, metere, raccogliere, vindemiare, con musiche, trombe e
stendardi; e ogni cosa fanno fra pochissime ore. Hanno le carra a vela, che
caminano con il vento, e quando non ci è vento, una bestia tira un gran carro
—bella cosa!—e han li guardiani del territorio armati, che per li campi sempre
van girando. Poco usano letame all’orti e a’ campi, dicendo che li semi
diventano putridi e fan vita breve, come le donne imbellettate e non belle per
esercizio fanno prole fiacca. Onde né pur la terra imbellettano, ma ben
l’esercitano, e hanno gran secreti di far nascer presto e multiplicare, e non
perder seme. E tengon un libro a posta di tal esercizio, che si chiama la
Georgica. Una parte del territorio, quanto basta, si ara; l’altra serve per
pascolo delle bestie. Or questa nobil arte di far cavalli, bovi, pecore, cani ed
ogni sorte d’animali domestici è in sommo pregio appresso loro, come fu in tempo antico d’Abramo; e con modi magici li fanno venire al coito, che possan ben generare, inanzi a cavalli pinti o bovi o pecore; e non lasciano andar in
campagna li stalloni con le giumente, ma li donano a tempo opportuno inanzi alle stalle di campagna. Osservano Sagittario in ascendente, con buono aspetto di Marte e Giove: per li bovi, Tauro, per le pecore, Ariete, secondo l’arte.
Hanno poi mandre di galline sotto le Pleiadi e papare e anatre, guidate a pascere dalle donne con gusto loro presso alla città e li luochi, dove la sera son serrate a far il cascio e latticini, butiri e simili. Molto attendono a’ caponi
ed a’ castrati ed al frutto, e ci è un libro di quest’arte detto la “Bucolica”.
Ed abbondano d’ogni cosa, perché ognuno desidera esser primo alla fatica per la docilità delli costumi e per esser poca e fruttuosa; ed ognun di loro, che è
capo di questo esercizio, s’appella Re, dicendo che questo è nome loro proprio,
e di chi non sa. Gran cosa, che le donne ed uomini sempre vanno in squadroni, né mai soli, e sempre all’obedienza del capo si trovano senza nullo disgusto; e ciò perché l’hanno come padre o frate maggiore.
Han poi le montagne e le cacce d’animali, e spesso s’esercitano.
La marineria è di molta reputazione, e tengono alcuni vascelli, che senza vento
e senza remi caminano, ed altri con vento e remi. Intendono assai le stelle, e
flussi e reflussi del mare, e navigano per conoscer genti e paesi. A nullo fan
torto; senza esser stimolati non combattono. Dicono che il mondo averà da
riducersi a vivere come essi fanno, però cercano sempre sapere se altri vivono
meglio di loro. Hanno confederazione con gli Chinesi, e con più popoli isolani e
del continente, di Siam di Cancacina e di Calicut, solo per spiare.
Hanno anche gran secreti di fuochi artifiziali per le guerre marine e terrestri,
e stratagemme, che mai non restan di vincere.
OSPITALARIO: Che e come mangiano? e quanto è lunga la vita loro?
GENOVESE: Essi dicono che prima bisogna mirar la vita del tutto e poi delle
parti; onde quando edificaro la città, posero i segni fissi nelli quattro angoli
del mondo. Il Sole in ascendente in Leone, e Giove in Leone orientale dal Sole,
e Mercurio e Venere in Cancro, ma vicini, che facean satellizio; Marte nella
nona in Ariete, che mirava di sua casa con felice aspetto l’ascendente e
l’afeta. e la Luna in Tauro, che mirava di buono aspetto Mercurio e Venere, e
non facea aspetto quadrato al Sole. Stava Saturno entrando nella quarta, senza far malo aspetto a Marte ed al Sole. La Fortuna con il capo di Medusa in decima quasi era, onde essi s’augurano signoria, fermezza e grandezza. E Mercurio, sendo in buono aspetto di Vergine e nella triplicità dell’asside suo, illuminato dalla Luna, non può esser tristo; ma, sendo gioviale, la scienza loro non mendica; poco curando d’aspettarlo in Vergine e la congiunzione.
Or essi mangiano carne, butiri, mele, cascio, dattili, erbe diverse, e prima non
volean uccidere gli animali, parendo crudeltà; ma poi vedendo che era crudeltà
ammazzar l’erbe, che han senso, onde bisognava morire, consideraro che le cose ignobili son fatte per le nobili, e magnano ogni cosa. Non però uccidono
volentieri l’animali fruttuosi, come bovi e cavalli. Hanno però distinto li cibi
utili dalli disutili, e secondo la medicina si serveno; una fiata mangiano
carne, una pesce ed una erbe, e poi tornano alla carne per circolo, per non
gravare né estenuare la natura. Li vecchi han cibi più digestibili, e mangiano
tre volte il giorno e poco, li fanciulli quattro, la communità due. Vivono
almeno cento anni, al più centosettanta, o duecento al rarissimo. E son molto
temperati nel bevere: vino non si dona a’ fanciulli sino alli diciannove anni
senza necessità grandissima, e bevono con acqua poi, e così le donne; li vecchi di cinquanta anni in su beveno senz’acqua. Mangiano, secondo la stagione dell’anno, quel che è più utile e proprio, secondo provisto viene dal capo medico, che ha cura. Usano assai l’odori: la mattina, quando si levano, si
pettinano e lavano con acqua fresca tutti; poi masticano maiorana e petroselino o menta, e se la frecano nelle mani, e li vecchi usano incenso; e fanno l’orazione brevissima a levante come il “Pater Noster”; ed escono e vanno chi a servire i vecchi, chi in coro, chi ad apparecchiare le cose del commune; e poi escono all’esercizio, poi riposano poco, sedendo, e vanno a magnare.
Tra loro non ci è podagre, né chiragre, né catarri, né sciatiche, né doglie
coliche, né flati, perché questi nascono dalla distillazione ed inflazione, ed
essi per l’esercizio purgano ogni flato ed umore. Onde è tenuto a vergogna che
uno si vegga sputare, dicendo che questo nasce da poco esercizio, da poltroneria o da mangiar ingordo. Patiscono più tosto d’infiammazioni e spasmi secchi alli quali con la copia del buon cibo e bagni sovvengono; ed all’etica con bagni dolci e latticini, e star in campagne amene in bello esercizio. Morbo venereo non può allignare, perché si lavano spesso li corpi con vino ed ogli aromatici; e il sudore anche leva quell’infetto vapore, che putrefà il sangue e le midolle.
Né tisici si fanno, per non essere distillazione che cali al petto, e molto meno
asma, poiché umor grosso ci vuole a farla. Curano le febri ardenti con acqua
fresca, e l’efimere solo con odori e brodi grassi o con dormire o con suoni ed
allegrie; le terzane con levar sangue e con reubarbaro o simili attrattivi, e
con bevere acque di radici d’erbe purganti ed acetose. Di rado vengono a
medicina purgante. Le quartane son facili a sanare per paure sùbite, per erbe
simili all’umore od opposite; e mi mostraro certi secreti mirabili di quelle.
Delle continue tengono conto assai, e fanno osservanza di stelle e d’erbe, e
preghiere a Dio per sanarle. Quintane, ottane, settane poche si trovano, dove
non ci sono umori grossi. Usano li bagni e l’olei all’usanza antica, e ci
trovaro molti più secreti per star netto, sano, gagliardo. Si sforzano con
questi ed altri modi aiutarsi contra il morbo sacro che ne pateno spesso.
OSPITALARIO: Segno d’ingegno grande, onde Ercole, Socrate, Macometto,
Scoto e Callimaco ne patiro.
Segnala questa opera ad un amico

Inserisci Nuova Notizia

Nessuna notizia inserita

Notizie Presenti
Non sono presenti notizie riguardanti questa opera.