| “DICIOTTOPERVENTIQUATTRO. DEMETRIO DI GRADO”
Galleria PizzArtè | Via Gisira, 62/68 - Catania
fino al 7 gennaio 2007; dalle 20.00 all’1.00;
chiuso il lunedì | ingresso libero
Inaugurazione martedì 19 dicembre 2006,
ore 20.00, con musica e aperitivo
Quarto evento del ciclo di mostre “Quindici morsi d’Arte“, complesso progetto di quindici esposizioni, di durata quindicinale, che si svolgeranno nei rinnovati locali della Galleria PizzArtè di Catania, in collaborazione con TRIBE ART - La Guida / Il Mensile degli Eventi d’Arte in Sicilia.
Gli artisti selezionati dalla Galleria provengono da tutta la Sicilia e rappresentano alcune fra le più interessanti ricerche artistiche contemporanee, legate comunque alla ricca tradizione figurativa isolana.
“Diciottoperventiquattro“ è il titolo della personale di Demetrio Di Grado (Palermo, 1976).
“Attraverso segni, colori e geometrie la pittura trae il suo spazio nelle metafore del paesaggio. Sono immagini di terre in accostamento, isole, valli, agglomerati urbani, ricordi di sensazioni plastiche registrate in chissà quale volo della memoria. Il gesto pittorico di Demetrio Di Grado è dunque l'orma di un viaggio tra le iconografie della natura o forse il progetto per emozioni da land art . Le tre dimensioni del paesaggio si assottigliano nelle pieghe stratificate di colore: rughe come monti, graffi sulla tela come scorrere d'acqua. L'informalità naturale viene filtrata da un processo di sintesi pittorica che la rende geometria. Così, i segni si legano nell'intento di costruire architetture bidimensionali; impronte di insediamenti dalle maglie circolari, flussi d'incerta ortogonalità sembrano dirigere la crescita di terre in mutamento. Ma di contro c'è anche l'action di inafferrabili prospettive naturali: frastagliamenti di linee strutturano matericità emergenti dalla tela; la necessità di nuove geometrie informali emancipa in senso spaziale la bidimensionalità della pittura. Essendo una registrazione in divenire del paesaggio, la pittura di Demetrio spesso non trova esaurimento entro un solo soggetto visivo; da qui la necessità di raccontare per accostamenti di sequenze tramite polittici.
Dipingendo, l'autore studia le tensioni plastiche che derivano dall'accostamento di entità territoriali; un atteggiamento pittorico che sembra sperimentare sul dato paesaggistico le spiritualità moderne già cristallizzate dalle geometrie di Malevic e Kandjnsky: la pittura come emozione indotta da concerti di forme, colori e geometrie. Sulle ali di una nuova forma di “prospettiva a volo d'uccello”, la visione di Demetrio intuisce le astrazioni nascoste tra le pieghe della terra“.
[Da “Terre mutanti“, Alessandro Di Bennardo]
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