| La XXIV edizione del Torino Film Festival si è conclusa attribuendo il Premio Lancia per il miglior lungometraggio internazionale a HONOR DE CAVALLERIA. Il film racconta l’intramontabile figura di Don Quixote ed è l'opera prima dello spagnolo Albert Serra. Girato con l’aiuto di attori non professionisti, sul modello di alcuni grandi come Olmi a cui Serra ha detto di essersi ispirato.
Il riconoscimento speciale della giuria è andato ex-aequo a The Guatemalan Handshake dello statunitense Todd Rohal (che dipinge la provincia americana vista dagli occhi di una bambina) e a Notes by a trackman di Zhanabek Zhetiruov (un racconto in bianco e nero, molto poetico, sulla vita di un cieco che adempie al proprio lavoro affidandosi più che alla tecnologia ad una sensibilità propria ed a una saggezza acquisita). Lo stesso regista kazako ha vinto il premio Fipresci.
Miglior film della sezione Spazio Italia è stato giudicato Suicidio di un paraplegico [2 di 10] del politicamente scorretto Francesco Guttuso.
Il premio Kodak al miglior corto italiano in pellicola è andato alla coproduzione italo-statunitense Chronicles of impeccabile sportsmanship di Erika Tasini .
A-Il lato grottesco della vita- ambientato tra i Sassi di Matera è andato il premio come miglior film sul mondo del lavoro.
Il concorso documentari è stato vinto dal racconto ELIORAMA dei torinesi Maicol Casale e Alberto Momo.
Dopo la scomparsa di Jack Palance, il Festival gli ha dedicato le proiezioni dei film in cui Aldrich lo diresse: Il grande coltello (1955), Prima linea (1956) e Dieci secondi col diavolo (1958).
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