| COMUNE DI REGGIO EMILIA
Assessorato Lavori Pubblici e Progetto Casa Delegazione di Reggio Emilia
FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano
Storie moderne del nostro passato
“DIETRO LE QUINTE DELLA TUA CITTÀ”
GIORNATA NAZIONALE DI RACCOLTA FONDI
Domenica 26 novembre 2006 –
Sala degli specchi Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia– ore 17.00
“Rivalta: la delizia della scandalosa Carlotta.
Aria di Francia alla Reggia di Rivalta”
Carlotta Aglae d’Orleans (Parigi 1700-1761)
La principessa Carlotta Aglae, figlia di Filippo II d’Orleans, reggente di Francia, crebbe nell’ambiente corrotto della corte senza ricevere l’educazione che sarebbe convenuta alla dignità del suo rango, dedicandosi soltanto a divertimenti e frivolezze. Amò con passione i vestiti alla moda e il lusso, le feste inebrianti nei palazzi e nei castelli sontuosi di Parigi, instancabile in tutto ciò che la faceva divertire. Era una donna che voleva dominare e, col suo temperamento vulcanico, negato alla disciplina ed al dovere, non era certo adatta ad entrare alla corte rigida e religiosa di Modena. Il duca Rinaldo non ammetteva troppi spassi a corte, egli era infatti rimasto fedele all’ecclesiastato austero di un tempo e, con molta saviezza, mirava soprattutto al benessere del suo popolo ed alla rettitudine della sua vita.
Carlotta godeva in Francia di pessima fama, forse anche superiore alla verità. “Capricciosa, falsa, spregiudicata, priva di affettuosità, bugiarda ma intelligente….” così la descrive la nonna principessa palatina. Fin da bambina la futura principessa di Modena, nata a Parigi il 22 ottobre 1700, incominciò a mostrarsi prepotente, ribelle e disobbediente, tanto che a 11 anni fu rinchiusa in un convento benedettino insieme con la sorella Luisa Adelaide, la quale lasciò poi di se una rispettabile memoria facendosi monaca. Carlotta invece, dopo quattro anni potè uscire dalla “prigione” e, sebbene ancora adolescente, iniziare la vita brillante che sognava dandosi ai divertimenti, al lusso, alla caccia ed al ballo.
La nonna Elisabetta Carlotta, figlia dell’elettore palatino Carlo Luigi di Baviera, ha lasciato una corrispondenza spiritosa e divertente che è valsa a mettere in luce molti avvenimenti e, soprattutto a rivelare il carattere di Carlotta che, tra le sorelle, era la peggiore. La vecchia principessa era severa, però quando le nipoti si recavano da lei a Saint Cloud, le faceva divertire aprendo il palazzo a feste e balli sontuosi. Fu proprio là che Carlotta conobbe il Duca di Richelieu, se ne innamorò e divenne presto la sua amante, con grande disappunto della nonna che chiamò il duca “maledetto”, deprecando la spaventosa civetteria della nipote, la quale per farsi corteggiare e per attirare su di sè l’attenzione si serviva più che dell’intelligenza della sua bellezza, anche se non si può negare che ella avesse il dono di piacere.
Il reggente, venuto a conoscenza della condotta della figlia, trovò un motivo per far imprigionare il duca ma la principessa ebbe il coraggio di andarlo a trovare in carcere con l’aiuto di guardie a lei devote. La cosa, naturalmente si venne a sapere con grande spasso della corte. A Parigi si parlava di Carlotta e dei suoi amanti che crescevano di numero in proporzione all’invidia che ella suscitava nelle dame di corte per la raffinata eleganza dei suoi abiti sempre ricchi e vistosi e sempre all’ultima moda e per il suo indiscusso fascino.
Dell’indole brillante e della vita scostumata della figlia di Filippo II d’Orleans era giunta notizia anche alle Corti straniere e quando ad Hannover si seppe del progettato matrimonio, i parenti della defunta duchessa di Modena si affrettarono a porre in guardia Rinaldo. Ma il Conte Selvatici riuscì a calmare i sospetti del duca scrivendo di Carlotta molte cose buone, forse raccolte alla corte di Parigi da chi non vedeva l’ora che madamigella di Valois si allontanasse per sempre.
Il reggente, preoccupato degli intrighi che questa figlia ribelle combinava a corte, cercò invano di trovarle un marito nonostante che le figlie del duca d’Orleans rappresentassero in quel momento un partito invidiabile. Si può quindi immaginare con quale sollievo Filippo accogliesse la domanda del Duca di Modena e con quanto zelo facesse risaltare il fatto che il matrimonio della figlia con l’Estense poteva essere utile al piccolo ducato modenese per l’amicizia che ne conseguiva con la potente Francia. La stessa cosa penso certamente il Conte Benedetto Selvatici, inviato da Rinaldo a Parigi per negoziare il matrimonio, quando si trovò dinnanzi Carlotta, la cui bellezza contribuì certo, oltre agli interessi politici, a far chiudere le orecchie del conte ai pettegolezzi della corte.
Liberarsi di questa figlia, che era lo scandalo della corte, fu per Filippo un sollievo insperato, ma, dopo il matrimonio, dovette ancora lottare e minacciare l’indomabile Carlotta perché non voleva saperne di lasciare Parigi e di andare incontro al suo nuovo destino ormai sposa di Francesco d’Este. Per ritardare la partenza la principessa inventò malattie immaginarie ed impedimenti di ogni genere. Finalmente, dopo quattro mesi dal matrimonio, Carlotta dovette rassegnarsi a partire e fu come se l’avessero condannata a trasferirsi in un luogo di pena.
Arrivata a Modena trovò lo sposo molto più brutto dal vero che nel ritratto che aveva visto e Francesco, peraltro timidissimo, si chiuse ancor più in se stesso. Carlotta inizialmente tentò in tutti i modi di tornare a Parigi e di far annullare il matrimonio accusando il marito di impotenza, ma il padre non la fece tornare.
Un bel giorno gli sposi, d’accordo con il duca Rinaldo, stanco ed infastidito “dalle smanie della sposa” si trasferirono a Reggio nel palazzo della cittadella. Ma la principessa francese, piena la mente ed il cuore delle bellezze di Versailles e con infinita nostalgia per esse si sentì in una specie di squallida prigione e seppe indurre Francesco, forse non del tutto estraneo al suo fascino, ad intraprendere la costruzione di un palazzo, se non uguale, almeno simile a quello che ella aveva per lui dovuto abbandonare nella splendida e fastosa Versailles. Intanto, dopo tre anni dal matrimonio nacque il primo figlio.
Francesco, che aveva avuto in dono dal Duca Foresto Gonzaga il vecchio casino di campagna di Villa Rivalta, acquistò altre terre intorno e, su disegno del francese Baillon, iniziò la costruzione di un sontuoso palazzo circondato da un immenso parco che fu adornato di fontane e di statue. Scalinate e terrazze ricche di marmi e decorazioni preziose fecero della dimora una seconda Versailles. Il palazzo fu inaugurato nel 1732 e fu testimone di feste grandiose, spettacoli teatrali, balli e mascherate. Tutto ciò non era visto di buon occhio da Rinaldo che aveva risanato le casse di casa d’Este con sacrifici non indifferenti ma dovette convenire che la costruzione era splendida e degna di una reggia. Purtroppo pochissimi resti ricordano oggi quella che fu la meravigliosa dimora di Carlotta. Essa fu infatti distrutta dopo l’avvento della rivoluzione francese quando fu occupata dall’assemblea nazionale.
Francesco, trascinato dalla moglie, fra un litigio ed un accordo, finì per trovare piacevole la vita in mezzo al lusso ed ai divertimenti e dimenticò completamente i suoi doveri di erede al trono.
Nel 1735 gli sposi erano a divertirsi a Genova e poi a Parigi, a Londra e in Olanda ma anche i viaggi non riuscirono mai a soddisfare lo spirito inquieto di Carlotta.
Nel 1737, con la morte di Rinaldo I, Francesco salì al trono col nome di Francesco III. La notizia della morte del padre gli pervenne in Ungheria dove era andato a combattere contro i turchi ottenendo per il suo valore da Carlo VI il grado di generale. Carlotta era invece a Parigi ma nessuno di quella corte mostrò di accorgersi che era diventata duchessa di Modena. In ogni caso la principessa, pur provandone un segreto dispetto, preferiva ugualmente l’indifferenza quasi offensiva dei parigini al rispetto devoto dei modenesi.
Rientrando nel palazzo di Modena, con le gioiose visioni e i ricordi brucianti di Parigi, la nuova duchessa incominciò a far solo ciò che le piaceva. Quasi ogni sera, dopo aver passato la giornata in cerca di svaghi, riuniva a corte le dame della nobiltà per giocare a “ biribisso” accanendosi in modo sconveniente e perdendo anche molto denaro senza batter ciglio. Si tuffò sempre più nella sua vita disordinata senza curarsi del cerimoniale improntato a rigida correttezza come era prerogativa della corte Estense.
Se Francesco, trascinato dai gusti dispendiosi della moglie, l’aveva seguita, e spesso con entusiasmo, aiutandola a ridurre le casse dello stato, dopo la morte del padre cambiò completamente vita e parve addirittura dimenticarsi di Carlotta, mettendosi subito all’opera per adempiere ai suoi doveri di sovrano nel miglior modo possibile.
Divenuto nel 1753 Governatore della Lombardia austriaca visse quasi sempre a Milano, mentre Carlotta, disinteressandosi completamente della famiglia (negli anni aveva avuto ben 9 figli) risiedette quasi sempre a Parigi da dove tornò nel 1759. Ben presto ripartì però per la sua adorata Parigi dove morì nel 1761.
Estratto da : Le duchesse di Modena - M. Mazzamonti – Reggio Emilia 1978.
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