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Opere pubblicate: 19992
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Info sull'Opera
Vetusto fontanile, di durissima pietra a mezza Valle posto, infra la selva scura sottostante ‘l bosco, il viandante affascini e costringi a breve sosta, dal vagar dei consunti pensieri la sua mente distogli. L’ampio tuo letto divenuto ormai dimora di galleggianti sfortunati insetti, fra secchi rami e bacche colorate, pur degli alti castani accoglie spurio fogliame e ricci che mai matureranno frutto. Il gocciolar esiguo della tua cannella più non sa dar ricambio alle stagnanti acque, dove, ormai rare, le miti bestie in te ristoro attingono e intanto l’ombra delle lor lente moli vanno affogando nel tuo specchio cupo. Forse ancor odi, giù nel vischioso fondo vagar l’eco dei garbati accenti, un po’ “cantilenanti” delle camune (1) genti. Odi, tu, ancor il canto antico e il crepitar ingenuo di risate di pazientissime donne che saponavano leste sul tuo duro corpo le consunte vesti e i rozzi teli pe’ i loro pagliericci canterini ? (2) D’esse ciarlando e, con sottil malizia, di lor comari assenti, l’unghie limavano su scivolosa pietra. Rammenti di spumose acque la carezza ardita che t’aggrediva quando - nel risciacquo intente - i candidissimi panni dimenavano con forza nel più limpido fondo? Gelida la tua acqua i dolenti polsi - fin troppo adusi alla fatica - gonfiava nel tempo e le contorte dita, al fin dell’opra, rendea spugnose. Nel silenzioso accumular degli anni deteriorando vai e le sconnesse pietre, un tempo basamento che ti cingea la mole, fanno incerto il terreno e, fra gli esigui spazi di terriccio e sassi, pungenti ortiche prosperano, con cento erbe e umili fior di campo e, fra di essi spuntano arditi i ciuffi rosati della saponaria che - nell’antico gioco, ancor oggi - vispi fanciulli strappano violenti dai lor siti e nelle mani a morte li strofinano finchè non “schiumano”. Quando nelle tue acque pigre vanno a risciacquarsi fra spruzzi e grida, senti di nuovo la carezza antica scivolarti addosso? Allor, insieme ad essi - io penso - torni a gioir al par di ieri, ché l’utilità di esistere, sia pur pel gioco, per loro hai ritrovata. Ma di li a poco, di nuovo avrai compagno il feral silenzio che sol l’impetuoso vento può scrollarti di dosso, abbattendosi ignaro sul martoriato tuo corpo. Sempre ti vedo: nel mistero del Tempo che ti scivola addosso, “statico e immortale”, seppur corroso, vetusto Fontanile, di durissima pietra, a mezza Valle posto, emblema d’un passato di cui sol menti divenute ormai “deboli e mute” serbano in loro vivissima memoria. _______________________________________________ 1) camune genti: abitanti della Val Camonica 2) pagliericci canterini: materassi di foglie secche di granturco in: “ANTOLOGIA”, Concorso Nazionale Letterario“Il senso puro della parola…”, promosso dall’Associazione Culturale “IL CARDINE” di Roma, II^ Edizione, 30 Settembre 1999, Premiazione, in Roma Palazzo Valentini, 6 Marzo 2000
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