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Opere pubblicate: 19992
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Info sull'Opera
Vorrei orecchie attente al disperato urlar della mia voce pel dilaniar che s’opra di troppi miei fratelli, presi nell’improvvisa, orribil stretta d’iniqua morte! Selvaggia sorte, che atrocemente, entro fugace attimo strappa d’un colpo all’Anima le vesti lacerandole con indecente impegno! I martoriati, nudi corpi lascia fra mille frantumate cose! Come, mio Dio!, tutto ciò consenti al disumano ingegno, senza frenar l’istinto insano che troppe menti annebbia, se l’Uomo, Tu, creasti simile a Te nei tratti e non a jena eguale? Le divine Tue mani, stupefacente un macchinario in sen gli posero per sublimi intenti: or, tanto odio vomita, arido muscolo e. arrugginito ferro, stride per lucida pazzia! Serra - qual orrida benda - gli occhi dell’innocente su cui s’avventa; dove egli sputa la sua fredda rabbia, fetor di morte espande! Come consenti, Dio di Giustizia immensa!, la devastante, scandalosa ingiuria che si perpetua per mano di creature cui Vita desti ed or seminan Morte sulle lor stesse membra? Ché tali ci creasti: “Figli di un solo Padre; unica carne d’un immenso Corpo”! Come placar l’enorme sdegno che m’attanaglia ‘l petto per troppo atroce scempio, ch’entro al mio seno va insinuando l’odio più sordo? Un sol pensiero m’attenua l’enorme indignazione: “che l’innocenti Alme - liberate alfin dal sentir terreno - non vadano errando, attonite e sconvolte, su martoriati resti, in tormentosi spasmi di vendetta, ma vadano anelando da Te consolazione per sì cocente dolo!” Se, dal profondo, salgono a Te disperate le grida di tanto affranti figli, che l’oltragioso e disumano gesto annientò in eterno, donami orecchie attente alla pacata Tua divina Voce, che m’assicuri, con paterno accento, che l’Alme di sì diletti figli a vagar non indugeranno, attonite e sconvolte, ché la “Via diretta” in volo prenderanno, come leggiadre rondini,, e sarai “Li” ad accoglierle per rivestirle di risanate, sfolgoranti vesti e cingerle, qual Martiri, di profumati serti. Allor, di nuovo, Amoroso Dio: donami orecchie attente al sublime canto che Cherubini a schiere leveranno al giungere di troppi miei Fratelli presi nell’improvvisa orribil stretta d’iniqua morte - frutto d’ingegneria perversa - ma che, Tu solo, Onnipotente Iddio!, sai trasformare in sempiterna Gloria!
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