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Info sull'Opera
Autore:
Emilio Salgari
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

LA TIGRE DELLA MALESIA ( Capitoli XXII - XXIII - XXIV)

di Emilio Salgari

L'ussaro

La comparsa del bravo Malese fu accolta dai capi della pirateria con un vero urlo di gioia. Tutti i timori che cominciavano ad assalirli sulla sorte dei prahos svanirono in un lampo.
- Sei tu, proprio tu, proprio il mio Giro Batoë? - disse Sandokan, sollevandolo da terra. - Credevo proprio che la fatalità me lo avesse rapito. Di' su, Malese mio, dove sono i prahos?
Il Malese lo sguardo con occhi spaventati, senza aprir bocca.
- Sei diventato muto? - chiese Yanez.
- Zitto, non qui, nella capanna - balbettò Giro Batoë. - Possono udirci.
I tre pirati si affrettarono ad entrare nell'abituro e a rinchiudere prudentemente la porta per non attirare l'attenzione di qualche cacciator di piste, che potevasi trovare nei dintorni. Il Malese accese un po' di fuoco.
- Ebbene, Giro Batoë? - chiese Sandokan, che ardeva di impazienza. - Dove sono i prahos? Spicciati, per l'inferno che sento gravitarmi una pietra sullo stomaco.
Il Malese mandò un sospiro e per la seconda volta fissò il capitano con occhi smarriti e la faccia sconvolta. Sembrava spaventato.
Sandokan e il Portoghese gli si slanciarono addosso. L'ansietà era dipinta sulle loro faccie.
- Giro Batoë!...
- Capitano! - rispose il Malese con un filo di tremula voce.
- Per Giove! Che hai tu? Che ti è accaduto? Dove sono i tuoi uomini?
- I miei? Sono in vista della costa, i miei, quelli del mio prahos.
- E gli altri?
- Disgrazia! Disgrazia!... - gemette Giro Batoë.
- Che ne fu degli altri legni? Tu sei partito con più di un prahos.
- Sì, ma sono perduti.
La Tigre mandò un ruggito straziante e si cacciò le mani nei capelli. Il Portoghese indietreggiò.
- Chi hai incontrato? - chiese con truce accento Sandokan. - Degli incrociatori forse?
- No, non ho veduto navi nemiche.
- E allora?
- Fu la tempesta!
La Tigre mandò una bestemmia.
- Ah! La tempesta! La tempesta! - muggì egli. - Fu la mia sventura, il mio ultimo colpo di grazia.
Egli si prese la testa fra le mani e stette qualche minuto così, cogli occhi torvamente fissi a terra.
- Narra, Giro Batoë, narra - disse Yanez che non aveva più sangue nelle vene. - Come andò la cosa?
- Sono partito da Mompracem con tre legni e sessanta uomini.
- Ebbene?
- La tempesta infuriava. A mezza via fra Labuan e Mompracem un prahos fu inghiottito dalle onde. Ah! maledette onde!
- Tira innanzi - comandò Sandokan.
- Tentai salvare gli uomini che lo montavano, ma mi fu impossibile. Fui trascinato verso Labuan e perdetti di vista l'altro legno che sparve fra le tenebre. Mi parve vederlo disalberato.
- E poi?
- Poi sono giunto a Labuan dove approdai mettendomi in cerca di voi. Capitano, se credete che io sia colpevole, arresterò la prima palla di cannone, come la arrestò Patau.
Sandokan non rispose. Incrociò le braccia, la sua faccia si fe' cupa, lo sguardo torvo diventò sfavillante. Un singulto, uno straziante singulto gli lacerò la gola, una bestemmia uscì dalle frementi labbra, ma fu tutto.
Fece due volte il giro della capanna con agitazione nervosa, poi si arrestò dinanzi a Giro Batoë e, guardandolo fisso, con voce grave gli disse:
- Lo sapeva, Giro Batoë, che tu saresti venuto e che la tempesta che mi rapì Paranoa e tutti i suoi, avrebbe egualmente rapito qualche altro prahos. È una fatalità, ma che si romperà dinanzi al ruggito della Tigre della Malesia; sì, io romperò questa fatalità che si libra al disopra di Mompracem minacciando la nostra potenza. Via, quanti uomini hai tu?
- Venti - rispose il Malese guardando il pirata la cui faccia cupa si rasserenava a poco a poco.
- Venti uomini! E sono tutti questi degli ottanta che sono partiti dalla mia... Mompracem!
- Ma Paranoa, dov'è egli?
- Dov'è? Al nord se non ha naufragato - rispose Sandokan che piegato un istante si rialzava più indomito di prima. - Tutto volge alla peggio, Giro Batoë, ma se la tempesta ci ha battuto e se gl'Inglesi si armano e accrescono di numero e di potenza, noi li sfideremo entrambi. Sì, diverrò la Tigre e guai ad essi se oseranno opporre il ferro al ferro!
- Ma che vuoi far tu con venti uomini? - domandò il Portoghese, che credeva di già la spedizione andata a male.
- Che voglio fare? - esclamò Sandokan con violenza e interrompendo la passeggiata. - Ascolta, Yanez, tutti i nostri progetti di assalti sono crollati dinanzi alla fatalità, dovrò cangiar giuoco ora che le forze son venute meno quando più io sperava e che ne aveva bisogno, ma riusciremo. Ho giurato che io la strapperò la mia Marianna dalle mani di quel mostro che si chiama suo zio. Ho giurato che la farò mia, che la porterò meco nella mia isola, e tu sai che io sono uomo da mantenere la parola. Lascia che io abbia compiuto questa grand'opera, che io sia guarito da questa malattia che mi abbrucia e poi vedrai la stella di Mompracem brillare più viva di prima. Poveri tigrotti!...
Il pirata si mise a camminar con passo agitato per la capanna, colle braccia incrociate, la testa china, gli occhi torvi e le labbra contratte che lasciavano vedere i denti stretti. Si vedeva lo spasimo di un atroce dolore dipinto sul suo maschio volto. Egli divenne cupo come la notte più cupa conficcandosi le unghie nella carne, rattenendo un singulto che gli montava a intervalli alla gola uscendo dal cuore che in quei momenti doveva sanguinare, pensando e ripensando a quegli uomini, ai suoi tigrotti che il formidabile pirata riguardava come carne delle sue membra, come il mare era sangue delle sue vene, e sui quali non doveva più mai contare. La Tigre mirò con ispavento la minaccia che balenava su Mompracem, la ruina della sua isola che si approssimava, e forse in cuor suo, maledì l'istante in cui si era invaghito della giovanetta.
- Poveri compagni! - mormorò egli con voce rauca e l'esclamazione gli si soffocò fra le labbra con un basso ruggito.
Ma l'emozione, il dolore per i suoi uomini inghiottiti senza gloria fu un lampo. La passione riprese il sopravvento e rialzando il capo con orgogliosa fierezza, si fermò dinanzi a Giro Batoë che lo contemplava assieme al Portoghese, tristamente.
- Dov'è il tuo prahos? - domandò egli con quella calma e con quell'accento imperioso che adoperava in altri tempi.
- A sei o sette miglia al largo; non attende che il mio segnale per approdare - rispose il Malese.
- Bisogna che approdi questa notte stessa. Gl'incrociatori potrebbero scoprirlo e rubarmi quest'ultima speranza.
- Sandokan - disse il Portoghese avvicinandosi al suo amico sempre cupo e pensieroso. - Sentiamo: sogni ancora di rapir la giovanetta?
- Se sogno? Credi tu, Yanez, che la malattia sia guarita o che la Tigre vinta la seconda volta abbandoni l'impresa? Vedi, Mompracem, io lo so, è perduta forse per sempre, ma lei vive, lei è sempre là ad aspettarmi e io l'avrò. Che importa se le forze sono venute meno alla Tigre? Che importa se gli Inglesi sono cento volte più forti di noi? Alla forza noi opporremo l'astuzia, al ruggito del leone l'agilità della Tigre. Andiamo a far approdar il prahos, è d'uopo che salvi almeno coloro che ancor mi restano.
- Ma che vuoi mai fare? Siamo deboli, Sandokan, non lasciarti guidare dalla passione che potrebbe perderti.
- Perdermi? Che io voglio fare? - disse il pirata che si sentì ingigantire invece di spaventarsi. - Credi tu che gli ostacoli sieno capaci d'arrestarmi Yanez? Vieni, tu mi vedrai domani stesso all'opera.
"Ci imboscheremo sfidando le forze del prepotente che crede spaventare i pirati di Mompracem, spieremo l'istante in cui meno veglierà per piombargli addosso come tante aquile e schiacciarlo. Mi basterà un momento per rapir Marianna, lo capisci fratello mio?
- Tu vuoi ancora rapirla, Sandokan - disse il Portoghese che non approvava la violenza del suo compagno.
- È l'unica risorsa che mi rimane. Lascia che io la veda un sol istante nel parco e sarà mia. Vieni ora, andiamo al prahos.
I tre pirati uscirono dalla capanna nel più profondo silenzio. Giro Batoë, il più pratico di quei luoghi, si mise alla testa, e facendoli passare per certi sentieri noti ai soli indigeni e a lui, attraversando numerosi torrentelli di cui Labuan pare che abbondi, facendoli scalare alberi e passare fra cespugli spinosi, li condusse al mare senza avere incontrato anima viva. Egli si mise a guardare attentamente all'ovest scrutando il fosco orizzonte e mostrò ad essi un punto luminoso appena distinto, che si poteva facilmente scambiare con una stella, ma che lentamente scivolava sui neri flutti.
- È il fanale sospeso al pomo della maistra - diss'egli. - Possiamo andare alla foce del fiumicello, che è poco lontana.
- Qual segnale devi fare perché si avvicini? - domandò il Portoghese guardando il punto luminoso che continuava a camminare.
- Accendere due fuochi sulla spiaggia. Un fuoco solo era segnale di allontanarsi maggiormente - rispose il Malese.
Essi percorsero un mezzo miglio camminando sulla sabbia in mezzo a numerosi gusci d'ostriche, di crostacei e ad ammassi di alghe, gettando di tratto in tratto qualche occhiata verso la foresta oscura e il fanale. Essi giunsero verso la mezzanotte alla foce del fiumicello, le cui acque, scorrendo con lieve mormorìo fra le rive ristrette e boscose, si mescevano con quelle del mare che andavano ritirandosi per la bassa marea. Con un colpo d'occhio, i pirati si assicurarono che era perfettamente deserto.
- Non vedo luoghi troppo propizi per nascondersi - disse il Portoghese, dopo di aver esaminato le rive. - Se gl'Inglesi vengono a perlustrare i dintorni, lo vedranno senza dubbio, anche se si tirasse a secco in mezzo alle erbe e gli alberi.
- Non lo scopriranno, Yanez - disse Sandokan. - Noi lo nasconderemo in mezzo alle canne della piccola palude, coprendolo ben bene di rami e di foglie dopo di aver levati gli alberi e tutte le manovre. Giro Batoë, fa il segnale.
Il Malese non perdette tempo. Radunò un fascio di legne che raccolse sul limite del bosco e accese due fuochi a una certa distanza l'un dall'altro. I tre pirati videro da lì a poco il fanale del prahos sparire per dar luogo a un fanale rosso. Giro Batoë spense i due fuochi.
- Fra mezz'ora saranno alla spiaggia - diss'egli. - Ho raccomandato di tenersi sempre sotto vela per poter avvicinarsi o prendere il largo al menomo pericolo.
I tre pirati si sederono sulla spiaggia cogli occhi fissi sul rosso fanale che andava a poco a poco avvicinandosi. Dopo dieci minuti il prahos era visibile.
Aveva le sue immense vele spiegate e fendeva le onde rapido come un lampo e senza rumore: si sarebbe potuto scambiarlo per un gigantesco uccello dalle ali lunghe quaranta e più metri.
Arrivò presto alla costa, imboccò senza arrestarsi il fiumicello e gettò l'âncora di fronte alla piccola palude. I tre pirati lo raggiunsero e salirono a bordo accolti da fragorosi battimani.
Sandokan con un gesto li fe' tacere.
- Silenzio - diss'egli. - Fatevi a me d'intorno.
L'equipaggio lo circondò.
- Siamo soli - continuò egli senza lasciar trapelar commozione veruna dalla voce. - Tutti gli altri sono morti, uccisi dalla fatalità che gravita tremenda su di noi; che nessuno parli, che nessuno si lamenti, che nessuno faccia la minima obiezione. La Tigre della Malesia lo vuole.
- Bene - risposero in coro i marinai con ferma voce. - Nessun parlerà.
- Siamo forse spiati, forse dei nemici vagano in questi dintorni; silenzio assoluto adunque e prudenza! Io lo comando. Giro Batoë, fa ammainare gli alberi e le vele, fa scomparire ogni manovra elevata e caccia il prahos sulla riva sinistra in mezzo ai canneti. Fallo scomparire sotto un ammasso di fogliame e di rami in modo che alcun occhio possa riconoscerlo e getta l'imbarcazione in acqua. Fra poco io partirò.
Non aggiunse una parola di più, e scese col Portoghese nella cabina mentre che i suoi uomini, ciechi strumenti dei suoi voleri, senza emettere né un lamento né un sospiro, si mettevano febbrilmente al lavoro sotto la direzione di Giro Batoë.
Dato il sacco alle provvigioni, il Portoghese e la Tigre si stesero sulle brande per dormire, ma per quanto quest'ultimo lo cercasse, non gli fu possibile.
Tetri pensieri, paure, inquietudini, lo assalivano e gli strappavano, suo malgrado, imprecazioni, ruggiti e forse forse dei singhiozzi.
Per quanto forte, feroce, fatalista fosse, il terribile uomo non riusciva a rassegnarsi alla perdita di quei cari compagni, di quei cari tigrotti, fautori della sua gloria, che aveva per tanti e tanti anni tratto di vittoria in vittoria, né sapeva rassegnarsi alla perdita completa della sua cara Mompracem, della sua temuta isola, che ormai, sprovvista di difensori, potevasi chiamare morente.
Quantunque avesse di già intravveduto il prossimo tramontar della sua stella in quei mari, il prossimo tramontar della sua potenza, del suo nome, all'ultimo momento sentivasi straziare il cuore, sentivasi mancare la forza. Per quell'uomo, benché innamorato alla follia, era atroce veder cadere brano a brano quella nomea che a prezzo di tanto sangue aveva acquistato.
Si levò dalla branda, dove tutta la notte s'era agitato ruggendo, mugolando, che il sole si era alzato, e si lasciò cadere su di un sedile, colla testa stretta fra le raggrinzate dita.
- Ah! - esclamò egli, con voce strozzata. - Il pirata sta per spirare, la Tigre, quella terribile Tigre che un dì andava orgogliosa del suo nome, sta per morire e morire per sempre. Marianna! Marianna! se tu sapessi quanto mi strazi il cuore! Se tu sapessi quanto mi costa amarti, quanto mi costa abbandonare la mia terribile carriera, che era la mia gloria!...
"Orsù, era fatalità, era destino che io, dopo aver tanto brillato, dopo aver guazzato nel sangue di coloro che mi morsero il cuore, di aver sparso il terrore per duecento miglia a me d'intorno, avessi ad amare!
"Un giorno il mio cuore era di granito, un giorno non sapeva amare che le stragi, che le guerre, che la mia Mompracem, che il mio mare, che i miei tigrotti... e ora non so amare che lei, Marianna, la nepote di una giacca rossa, d'un nemico!
"Giorno e notte sento il fuoco dell'amore che mi arde il cuore, che serpeggia come piombo fuso nelle mie vene; giorno e notte non vedo che lei che volteggia dinanzi ai miei occhi, che mi sorride, che mi affascina, che mi accieca, che spegne l'ultima mia volontà, l'ultima mia forza che potrebbe ancora essere capace di spezzare la catena che mi lega a lei! Non sono più la Tigre, non sono più il terribile Sandokan; sento di essere un'ombra ammalata, atrocemente rosa dall'amore, e destinata a perire fra le braccia di quell'incantatrice dagli occhi azzurri e dai capelli d'oro che mi ha domato dopo avermi distrutto i miei tigrotti, i miei figli!...
Il pirata alzò le braccia, con gesto disperato e chiuse gli occhi movendo le labbra come cercassero un bacio nell'aria. Stette così un minuto, due, cinque, immobile trasognato, poi tornò in sé.
Gettò un sospiro; il passato ricomparve assieme all'avvenire, entrambi tenebrosi, sfilando dinanzi ai suoi sguardi e rabbrividì, suo malgrado, di spavento, ma fu tutto.
Fece qualche passo per la stretta cabina poi salì in coperta dove il Portoghese lo aspettava di già con qualche impazienza. I suoi ordini erano stati puntualmente eseguiti durante la notte, di maniera che il prahos era completamente scomparso a qualsiasi sguardo d'Inglese. Giro Batoë dopo di aver fatto ammainare gli alberi, e levate le vele, l'aveva fatto trascinare fra i canneti dalla riva sinistra, ricoprendolo di un ammasso di rami e di alberelli, che lo nascondevano del tutto.
La sola imbarcazione galleggiava fra la riva e anch'essa semi-nascosta tra le erbe.
- Credeva che dormissi per due giorni interi - disse il Portoghese movendogli incontro con sollecitudine.
- No, Yanez - rispose Sandokan. - Progettava il mio piano. Ecco tutto.
- Ebbene che pensi di fare? Bada bene, Sandokan, che se si deve giuocare giuochiamo in silenzio e con astuzia.
- Lo so, e ci metteremo subito in campagna. Non bisogna lasciarci sfuggire la minima occasione per porsi all'opra. Scegli dieci fra i più agili e coraggiosi uomini e, assieme a Giro Batoë, imbarcali. Mi occorrono e bene equipaggiati.
I dieci uomini, la maggior parte Malesi e Bughisi, di un provato coraggio e di una agilità da dare dei punti alle scimie stesse, furono scelti in un batter d'occhio. Furono imbarcati assieme ad alcune coperte, una tenda, munizioni e una grossa provvista di viveri. Sandokan, prima di unirsi ad essi, chiamò il sottocapo.
- Ikaut - diss'egli volgendosi verso il Dayacco. - Tu rimarrai con dieci uomini al prahos per ogni possibile evento; bada a essere prudente e non attirare l'attenzione delle giacche rosse che possono girare nei boschi o navigare sul mare. Eseguisci ciecamente gli ordini che ti saranno mandati, e tienti pronto a qualsiasi ora per prendere il largo.
- Bene, capitano, fidatevi di me - disse Ikaut. - Quando me l'ordinerete, il prahos sarà in mare prima di un'ora.
Sandokan prese posto nell'imbarcazione, e i tredici uomini attraversato il fiumicello sbarcarono sulla riva opposta.
- Dove andiamo noi? - domandò il Portoghese guardando Sandokan sul cui volto brillava un raggio di contentezza.
- Lo vedrai, Yanez, noi compieremo il nostro progetto senza rumore, ma con torrenti di sangue.
Caricatisi dei viveri, armi e munizioni, la tenda e coperte, si misero in marcia attraverso i boschi, dirigendosi senza rumore, e senza fretta verso la villa che poteva distare tre chilometri. Sandokan dopo di aver guardato con qualche attenzione un mango selvatico contornato da rotang e da cespugli che lo coprivano a metà si arrestò.
- Tu rimarrai qui - diss'egli, volgendosi a uno dei suoi uomini. - Pianterai il tuo domicilio, ti terrai nascosto o nei cespugli o nel fogliame. Trecento metri alla tua sinistra hai il fiume e quindi il prahos col quale avrai facile relazione e gli trasmetterai i miei comandi, e a trecento metri verso il bosco avrai un tuo compagno. Spia, riferisci a esso ciò che tu vedi che di bocca in bocca passerà sino a me. Mi comprendi? Una catena ti unisce al prahos e a me; abbi prudenza e che la fortuna ti sia propizia.
Gli fu dato una coperta, la sua parte di munizioni, qualche po' di viveri e lasciato. Mentre egli preparava il suo domicilio fra i cespugli, il drappello continuò la marcia, fino a che, ad altri trecento o trecentocinquanta metri, fu posta una nuova sentinella. La manovra si ripeté, descrivendo una gran curva a una certa distanza dalla villa, fino a che Sandokan, il Portoghese e Giro Batoë giunsero sul sentiero che menava a Vittoria, la cittadella di Labuan, a una distanza di circa tre o quattro chilometri dal fiumicello. Standosene colà accampati, spiando ogni occasione propizia, potevano avere una continua relazione col prahos senza essere scoperti e ricevere o trasmettere notizie e comandi. Le sentinelle che avevano posto, erano uomini che non si lasciavano sì facilmente scovare, capaci di attraversare una intera foresta passando di ramo in ramo a mo' delle scimie sia di giorno che di notte, senza destare attenzione, passando sopra la testa del più astuto cercatore di piste.
- Hai compreso il mio piano? - domandò Sandokan al Portoghese che si stropicciava le mani da uomo contentissimo.
- Perfettamente, fratellino mio - rispose egli. - Avevo ragione di dire che la Tigre è più forte del leone.
- Sì, e ne vedrai ancor di belle, Yanez. Noi siamo sul sentiero di Vittoria a un seicento metri dalla villa, nulla può sfuggirci di ciò che può succedere, e se il lord ha qualche idea di darsi alla fuga per sottrarre la giovanetta alle mie zanne, avrà da che far con me, per quanti soldati abbia. In un baleno posso radunare ventitre tigri o in un baleno prendere il mare. Lo vedrai.
Il campo fu rizzato in mezzo a tre banani selvatici, i quali completamente avviluppati fra una rete di rotang e di gamuti, nascosti ai piedi da fitti quanto alti cespugli, permettevano ai pirati di passare i giorni senza essere con tanta facilità scoperti. La tenda tenuta assai bassa e di color scuro che si poteva confondere colle piante, fu rizzata, e i tre uomini con una grossa provvista di viveri, bene armati, e con qualche bottiglia di wisky vi presero posto aspettando pazientemente gli eventi, senza perdere di vista il sentiero lontano una sessantina di passi.
Non erano passate sei ore, che Giro Batoë era andato a prendere notizie dalla prima sentinella imboscata sulla cima di un gluga. Fu nel ritornare che l'orecchio fino del Malese fu colpito da un lontano rumore, appena distinto che doveva venire dal sentiero che conduceva a Vittoria. Senza comprendere da ciò che provenisse, in pochi salti guadagnò la tenda.
- All'erta capitano! - esclamò egli. - Qualche cosa succede sul sentiero; io ho udito un certo rumore che non rassicura troppo.
- Gl'Inglesi di già? - mormorò il Portoghese, che, da uomo prudente, tendeva la mano verso la sua ricca carabina.
- Non lo potrei accertare. L'essere che lo produce deve trovarsi assai lontano - disse Giro Batoë.
- Possiamo prendere le nostre precauzioni - disse Sandokan. - Può essere qualcuno che si avvicina alla villa. Venite.
Uscì seguito dai compagni e si spinse fino al sentiero dove appoggiò l'orecchio al suolo. Non tardò a udire un suono precipitato che andava avvicinandosi rapido e che la superficie della terra trasmetteva chiaramente.
- Mi sembra un cavallo - diss'egli, alzandosi. - Se fosse un cavaliere che si recasse alla villa?
- In tal caso consiglierei di lasciarlo passare tranquillamente - rispose il Portoghese.
- Lasciarlo passare? - esclamò Sandokan che gli balenò in mente un sospetto e un nuovo piano. - Se fosse il baronetto? Sangue di Maometto, guai a lui, e poi baronetto o soldato, mi occorre, amici miei. Se si reca alla villa, deve recarsi per qualche cosa; presto Giro Batoë, vammi a prendere una corda e tendiamogli un agguato per farlo cadere.
- Farlo cadere? Egli si difenderà, sparerà fucilate, pistolettate e metterà in all'arme quelli della palazzina. Tu, Sandokan, ti vuoi perdere.
- Lascia fare a me, Yanez. Il cavaliere s'avvicina rapidamente, è segno che ha molta fretta. Il cavallo che viene alla carriera cadrà di colpo secco trascinando l'uomo; noi gli saremo addosso prima che abbia tempo di porre mano alle armi.
- Ma che diavolo vuoi farne di questo cavaliere?
Il pirata sorrise furbescamente accostando un dito alle labbra per invitarlo a tacere.
Aiutò il malese Giro Batoë a tendere una solida corda attraverso il sentiero, ben assicurata a due tronchi d'albero e tanto bassa da rimaner nascosta dalle erbe.
- Lascia che s'avvicini, Yanez - disse poscia, - e l'uomo sarà nostro senza far fracasso. Tu, Giro Batoë, va a imboscarti dietro quel folto cespuglio e appena che il cavallo cade afferralo per la briglia. Noi penseremo al cavaliere.
Il Malese si affrettò a ubbidire e sparve in mezzo alla macchia posta sull'altro lato del sentiero. Sandokan e Yanez si nascosero in mezzo alle folte erbe in vicinanza della corda.
Il galoppo del cavallo andava allora avvicinandosi rapido, e udivasi tratto tratto un lungo fischio, senza dubbio emesso dal cavaliere.
- Il cavallo vi urterà contro come un prahos col vento in poppa avventato contro uno scoglio - disse Sandokan. - Spero di far viaggiare tutti i soldati del parco al sud dell'isola più facilmente dell'altra volta. Ah! lord James, mi conoscerai meglio!
- Vorresti impicciarti in qualche pericolosa faccenda? - chiese Yanez. - Non so che diavolo intenda di fare.
- Lo saprai fra breve, e ti avviso prima che tu avrai una parte importante in questa faccenda. Diverrai un elegante cavaliere inglese.
- Io! Io un cavaliere inglese! Sei pazzo, Sandokan.
La Tigre si mise un dito sulle labbra raccomandandogli silenzio.
Il cavaliere inglese che pareva venisse da Vittoria, comparve sul sentiero a trecento passi di distanza. Era un bel giovanotto sui ventisei anni, robusto, dal volto fiero, vestito da ussaro, che cavalcava con eleganza estrema. Pareva avesse assai fretta, e spronava vivamente il suo cavallo morello che col petto chiazzato di candida bava andava alla carriera colle crini al vento. Sandokan urtò Yanez.
- Attento - gli soffiò all'orecchio.
Il cavallo s'avvicinava rapido come una freccia, eccitato dalla briglia, dallo sprone e dal fischio che il cavaliere emetteva. Capitò come un fulmine addosso alla corda. Fece un balzo indietro gettando un nitrito doloroso e rotolò fra le erbe seco trascinando l'ussaro.
I pirati erano lì. Ancor prima che il cavaliere potesse liberarsi dalle staffe e porre mano alla sciabola gli furono addosso. Giro Batoë saltò alla testa del cavallo e afferrando le briglie lo tenne fermo, e Sandokan e Yanez si precipitarono sull'uomo riducendolo all'impotenza.
- Non opporre resistenza - gli disse Sandokan passando due dita di ferro al collo di lui e dandogli una stretta. - Sciogli la lingua appena che ti è passata la paura e bada, giovanotto mio, di non ingannare. Ehi! Giro Batoë, lega il cavallo che potrebbe più tardi esserci di qualche utilità.
Il Portoghese, mentre che Giro Batoë si affrettava a ubbidire, legò saldamente le mani dell'ussaro, che non ardì opporre resistenza e presolo fra le braccia lo portò sotto la tenda per farlo parlare a loro comodo.
- Orsù ora sei nelle nostre mani e hai dei kriss alla gola - disse Sandokan sedendosi accanto al soldato. - Tu devi avere qualche lettera per lord James, è facile capirsi. Lasciami un po' vedere ciò che contiene.
Il pirata, malgrado le proteste dell'ussaro, si mise a rivoltare le sue tasche e non tardò a far saltare fuori una lettera che lesse avidamente.
Era diretta al lord James Guillonk e scritta dal baronetto William Rosenthal. Non conteneva che poche parole, ma abbastanza importanti. Il baronetto faceva avvisato il lord che un prahos piratesco era stato veduto da un piroscafo e lo raccomandava di ben vegliare su lady Marianna, sospettandosi che la Tigre guidasse quel legno.
- Notizie vecchie - disse Sandokan, quando l'ebbe letta. - Se egli sapesse che io sono di già a Labuan e che sto per rapirla!...
Intascò la lettera dopo di aver attentamente guardata la scrittura come volesse imprimersela bene in mente e tornò sedersi.
- Il baronetto mi pare che si occupi molto di noi - disse il Portoghese.
- Sì, Yanez - rispose Sandokan. - E si occupa molto della giovanetta, ma per poco.
- Hai qualche progetto nuovo?
- Chi sa? - poi volgendosi nuovamente verso il soldato: - giovanotto mio, le notizie che rechi a lord James sono vecchissime e a me occorrono notizie freschissime. Che fa il baronetto William?
- Ah! - fe' il soldato sogghignando, - credi tu che io voglia parlare? Quando avrò parlato tu mi ammazzerai egualmente, lo si sa. Chi è uscito vivo dalle mani dei pirati? To', scommetterei che tu sei quel ladrone che si dà pomposamente il nome di Tigre.
- Credo che tu abbia indovinato, cane d'Inglese - disse Sandokan mentre un lampo d'ira balenavagli negli occhi. - Bada però bene a misurar le parole; il tuo cranio potrebbe darsi che mi servisse da tazza!
- Si dice che tu beva sangue umano, sarebbe più giusto che tu lo bevessi nel cranio di un soldato. Non metterti in testa però che io abbia a parlare o che io abbia paura di un miserabile come sei tu. Mi hai preso tendendomi agguato, perché avresti avuto paura a misurarti con me, sono caduto stupidamente nelle tue mani, fa ciò che credi. Quando il tuo kriss si caccierà nella mia gola, fingerò di essere già morto.
- Se tu non mi avessi offeso, ti lascierei libero perché tu sei coraggioso. Giro Batoë, afferrami quest'uomo e fa in maniera che fra un'ora sia a bordo del prahos. È il primo uomo che regalo a essi; che ne facciano ciò che vogliono purché domani o posdomani veda la sua testa sull'asta della mia bandiera. Va, io ne farò di meno delle sue notizie che saranno sempre false.
Il Malese mise un bavaglio sulle labbra del soldato che si era messo urlare dibattendosi, poi afferrandolo fra le sue robuste braccia lo portò seco. Sandokan per un istante cupo si volse verso il Portoghese e spiegando la lettera:
- Yanez, sapresti tu imitare questa scritta in maniera che il lord non abbia ad accorgersene che non è del baronetto?
- Uhm! Non sarà tanto facile, ma infine con un po' di pazienza si può riuscire. Ma che vorresti farne tu?
- Aspetta; Giro Batoë, alla prima sentinella spogliami quell'uomo che ho bisogno delle sue vesti - disse Sandokan voltosi al Malese.
- Ti abbisognano le sue vesti, adunque? - domandò il Portoghese. - Tu mi hai un piano che non giungo a comprendere.
- Lo saprai, Yanez. Tu vedi che la villa è troppo bene guardata e che noi siamo troppo deboli per tentare un assalto dove le probabilità di una rotta sono tutte volte contro di noi. Bisogna che quei soldati se ne vadano, ed è perciò che ho bisogno di una falsa lettera e delle vesti di quel soldato. Tu sei bianco, non si può sospettare che tu sia un pirata, la sarebbe ridicola; parli bene l'inglese da farti credere un nativo di Calcutta, sei coraggioso quando bisogna esserlo e sei stato soldato. Il cavallo è ancora là, indosserai le vesti d'Inglese e andrai alla villa facendoti credere proveniente da Vittoria cogliendo il momento di dire due parole alla giovanetta da parte mia. Acconsenti tu, Yanez, a far tutto ciò per me? Te ne serberò ricordo finché avrò sangue nelle vene.
- Sono tuo, Sandokan! Disponi di me come vuoi. Mi hai salvato, mi hai chiamato fratello, devo ubbidirti: è mio dovere.
- Grazie, Yanez, io sapeva che tu eri un uomo fatto per me. Grazie, e ora scrivimi questa lettera.
- Ecco il più difficile, fratello mio, tuttavia scriverò. Dammi la lettera che vediamo bene il carattere.
Esaminò la scrittura fina ed elegante, per qualche tempo, poi traendo un calamaio e una penna dal fondo delle saccoccie si mise a scarabocchiare su alcuni fogli di carta della quale non mancava mai. Provò e riprovò per mezz'ora, poi quando credette di essere riuscito a imitarlo, scrisse ciò che gli dettava il pirata.

Mylord,
"I pirati hanno abbandonato da sei giorni Mompracem e sono sbarcati sulle nostre coste senza che i piroscafi abbiano potuto impedirlo. La Tigre della Malesia li guida, forse decisa a mettere in opera i suoi tenebrosi progetti su vostra nepote. Ho avuto notizie della sua comparsa al parco e della scalata, della fuga e della vostra caccia sfortunata, ma ora non abbiate timore. Un combattimento si è impegnato al sud dell'isola fra i pirati e le nostre truppe e una parte di essi colla Tigre sono stati battuti. Ignoro la vera località del luogo, ma credo che la moschetteria che continua durare basterà per guidare gli aiuti, che dovrete spedire immediatamente per ordine del Governatore.
"Coraggio, mylord, un ultimo sforzo e i banditi trincerati fra gli alberi, stretti per terra e per mare fra poco cadranno dinanzi al valore dei nostri soldati e con essi la Tigre. Mandateli e che Dio sia con loro.
"I miei saluti a voi e a vostra nepote che fra breve rivedrò.
"Vostro
"BARONETTO ROSENTHAL WILLIAM".

Il Portoghese aveva appena terminato che Giro Batoë era di ritorno colle vesti del cavaliere senza dimenticare la sciabola.
- Hai consegnato il tuo uomo? - domandò freddamente Sandokan suggellando la lettera, dopo di averla letta.
- Sì, mio capitano, e credo che fra poco si pentirà di aver troppo beffato la Tigre - rispose il Malese.
Yanez prese le spoglie del soldato e le indossò dopo essersi liberato dalle sue. Erano un po' strette e più lunghe, ma non vi fece caso. Cinse la cintola colla sciabola, si appiccò gli speroni ai lunghi stivali, si calcò in capo il gran cappello da ussaro, e salì con tutta serietà in arcione raccogliendo le redini.
- Mi hai compreso, Yanez, consegnerai la lettera al lord e parlerai a Marianna - disse Sandokan tirandosi da un lato.
- Bene, fratello mio, e vedrai che mi comporterò da vero soldato. Lascia le briglie, Giro Batoë.
Quasi nel medesimo istante il Portoghese spronò il cavallo e partì alla carriera, mentre i compagni ritornavano alla tenda.


La missione del Portoghese

La missione del Portoghese era senza dubbio una delle più arrischiate che avesse sognato in vita sua e delle più strane. Avrebbe bastato una parola sfuggita a caso, un sospetto, una mancanza, una risposta fuor di senso e forse un motto per tradirlo, quantunque avesse dovuto sembrare assai strano il trovare un pirata in un bianco.
Egli non ignorava che la carta che stava giuocando per conto di Sandokan era pericolosa, ma si preparava a sostenere la sua parte di soldato inglese colla spigliatezza e sagacia di Lusitano, che aveva raddoppiata la malizia e il coraggio nella sua vita d'avventuriere.
Si rizzò fieramente in sella raccogliendo le briglie, stringendo le ginocchia, e fantasticando entro di sé sul miglior modo di fare la sua comparsa dinanzi al lord senza compromettere la situazione, spinse risolutamente il cavallo verso la villa.
In pochi minuti superò i seicento metri che lo dividevano e si arrestò dinanzi al cancello del parco.
- Chi va là? - domandò un soldato posto in sentinella dietro ai cespugli togliendolo freddamente di mira.
- Ehi! giovanotto, abbassa il tuo fucile che non sono già un babirussa da cacciarmi una palla nelle reni. Ordine di William Rosenthal!
Il nome fece più effetto dello scherzo. Il soldato, che aveva le sue ragioni per diffidare, abbassò l'arma e aprì il cancello.
- Si prendono adunque tante precauzioni in questo luogo? - domandò Yanez sorridendo. - My-God! quasi crederei che all'intorno formicolano dei nemici, e che lord Guillonk tenga dei tesori nelle sue cantine anziché botti di Xeres o di Porter.
- Non venite da Vittoria? - domandò la sentinella che manifestava qualche sorpresa alle parole del Portoghese.
- Certamente, e vi sorprende ciò? Si vede che i soldati in campagna perdono la bussola sulle notizie.
- Voi lo credete; ignorate adunque, che i pirati ronzano attorno al parco e che la Tigre in persona tentò arditamente di penetrare nell'abitazione per rapirvi la milady!... Mi sembra impossibile che non abbiate incontrato qualcuno di quei furfanti.
- Voi andate spifferando robe vecchie da provincia, amico mio - disse Yanez che si preparava a raggiungere la villa. - I pirati non solo hanno preso il largo, ma si battono colle nostre truppe al sud, capitanati dalla Tigre, un pezzo d'uomo, giovanotto mio, che fa venir i brividi al solo vederlo, ma che la sua testa vale un migliaio d fiammanti sterline. Orsù, preparate il vostro bagaglio per andarvene alla guerra; io conto fra poco di essere della partita.
- Dite davvero, camerata?
- Altro che, ed ecco qua la lettera che il baronetto William Rosenthal spedisce a lord Guillonk perché vi mandi al campo anziché lasciarvi a poltrire in questo parco - e il Portoghese, girato sui talloni, si diresse alla palazzina.
Fu allora che egli vide i soldati accampati in bell'ordine nel parco, colle tende rizzate, i fucili in fasci e i fuochi accesi pel rancio e numerose sentinelle messe a guardia delle palizzate.
- Uhm! - fe' egli contando il piccolo esercito. - Quante precauzioni per una lady, che ama un pirata e che non è amata da suo zio. Vi sono più di cinquanta uomini fra Malesi, Indiani ed Europei; un osso duro da rodere. Speriamo che fra poco vadano a passeggiare nelle foreste del sud.
Arrestò il cavallo dinanzi alla porta di fronte a una seconda sentinella che lo esaminava scrupolosamente dalla testa ai piedi e smontò nel momento che uno staffiere prendeva per le briglie il cavallo.
- Lord James Guillonk? - domandò brevemente Yanez mostrando la lettera.
- Salite e troverete l'aiutante del lord - rispose la sentinella, tirandosi da un lato.
Il Portoghese, raccogliendo tutta la sua audacia per giuocare la terribile carta, affettando la massima calma e rigidezza di un vero anglo-sassone, messa la sciabola sotto il braccio salì le scale ed entrò in un salotto.
L'aiutante di campo del lord, un luogotenente dalla faccia ardita e le mosse meccaniche, gli venne incontro.
- Comandante - disse il Portoghese salutando militarmente, e misurando scrupolosamente le parole colla flemma britannica. - Una lettera per lord Guillonk da parte del baronetto William Rosenthal. Credo che farete bene a consegnargliela subito.
- Avete da parlare personalmente al lord? - chiese l'ufficiale, prendendo la lettera e leggendo con attenzione l'indirizzo.
- Non al lord, ma a lady Marianna Guillonk - rispose audacemente Yanez.
Il luogotenente lo guardò sorpreso però non fece osservazione alcuna.
- Aspettatemi qui - s'accontentò di dire.
Il Portoghese rimasto solo si mise a guardare scrupolosamente la sala, le fenestre, misurando l'altezza e la scala.
- Per satanasso! - mormorò egli stropicciandosi come era di consueto le mani. - Entrare per queste fenestre non sarà affar serio una volta ammazzate le sentinelle. Sandokan mio, credo che noi rapiremo la bella senza bisogno di buttar giù tutte le porte.
Era a tal punto delle sue riflessioni quando il luogotenente rientrò.
- Milord vi aspetta per avere migliori informazioni su questi avvenimenti assai laconicamente descritti nella lettera.
Il Portoghese sentì un brivido corrergli per le ossa. Il momento terribile si avvicinava dove occorreva la maggior audacia e sangue freddo per ingannare i due gentlemen senza dare alcun sospetto e per non imbrogliarsi o lasciarsi sfuggire qualche parola portoghese.
- Yanez mio - mormorò il Portoghese mentre attraversava la sala flemmaticamente. - Abbi prudenza e sangue freddo per sostenere la baracca.
Entrò col luogotenente in un salotto arredato con somma eleganza, e seduto su di una gran seggiola a spalliera vide il lord vestito semplicemente di bianco, colla lettera spiegazzata fra le mani, col volto pensieroso, ma collo sguardo acceso. Gli si avvicinò salutandolo, e aspettò di venire interrogato.
- Voi avete detto di venire da Vittoria, non è vero? - domandò il lord con voce grave nel quale accento trapelava la stizza.
- Sì, milord - rispose Yanez spigliatamente.
- Siete forse agli ordini del baronetto di Rosenthal nella qualità di sua ordinanza? Potete parlarmi di lui e di Vittoria.
- Oserò dire a V.O. che godo la sua confidenza, nella qualità di suo lontano parente.
- Ah! - fe' il lord senza muoversi d'una linea. - Non sapevo ciò; in tal caso voi non ignorerete ciò che è scritto sulla lettera.
- No, milord, posso recitarvela parola per parola. Era una precauzione, nel caso che i pirati me la rubassero o che la perdessi.
- I pirati! - esclamò il lord la cui fronte si aggrottò. - Parlatemi dei pirati; dove sono essi?
- La lettera lo dice, sono al sud impegnati in un sanguinoso combattimento colle nostre truppe. Si aveva saputo che la Tigre aveva abbandonato Mompracem con tre o quattro prahos e il fiore delle sue genti e che avea approdato sulle nostre coste durante la tempesta. Uno dei nostri piroscafi li scorse, li bombardò per qualche tratto, ma il vento e le onde lo costrinsero a ritirarsi con qualche danno nell'attrezzatura e nella macchina. Non si ignora ciò che intraprese l'audace pirata sulla villa allo scopo di rapire milady vostra nepote, né la caccia che gli si diede nelle foreste.
- La caccia! - esclamò il lord irritato. - Andate a cacciar voi quel miserabile che si nasconde persino in una stufa!
- Lo si sa, milord, che quella Tigre è piena di risorse, ma credo che questa volta non ritornerà mai più alla sua isola.
"Una cannoniera, che navigava al largo da queste coste, scorse un prahos sul quale erasi imbarcato il pirata sbucar da un fiumicello e veleggiare verso il sud. La caccia fallì anche per la cannoniera, ma notò il posto ove i pirati sbarcarono e dove si imboscarono con altri compagni sopraggiunti di lì a poco.
- E sono andati ad assaltarli? - chiese il lupo di mare che fece un salto sulla seggiola col volto diventato raggiante.
- Sì, milord. Tutte le truppe disponibili imbarcate sui piroscafi e sulle cannoniere filarono al sud e sbarcarono a notte oscura, prendendo posto dinanzi e ai fianchi del nemico in maniera di tagliare la ritirata. Il combattimento si cominciò da parte di una mano di pirati guidati dalla Tigre in persona, mentre che i piroscafi sfasciavano i prahos.
- Siete sicuro che era la Tigre che li comandava? - domandò l'Inglese che stentava a crederlo.
- Sì, gli ufficiali l'hanno conosciuto dal turbante a piume rosse, dalla scimitarra e dal kriss la cui impugnatura è piena di grossi diamanti. La lotta fu sanguinosa e lunga ma i nostri hanno vinto e ora si preparano a un attacco generale appena saranno giunti i rinforzi e farla finita per sempre con questa razza di pirati, che minacciano audacemente Labuan.
Il lord tornò a diventare cupo. Stette alcuni istanti in silenzio cogli occhi fissi a terra, poi rialzando la testa e guardando Yanez:
- La lettera non dice quanti soldati dovrò spedire. Io credo che dieci uomini più o dieci uomini meno non sieno gran cosa.
Il Portoghese aggrottò lievemente la fronte e si morse le labbra, ma non si smarrì.
- Io credo che farete bene a mandare al sud tutti i vostri soldati - diss'egli. - Si tratta di schiacciare completamente i pirati.
- Voi parlate, ma senza conoscere chi sia la Tigre della Malesia. Voi dite che è là, circondato dai nostri soldati e in procinto di venire sconfitto e preso, ma io ho paura di quell'uomo. Egli sarebbe capace di prendere il volo e di recarsi qui con un pugno dei suoi tigrotti. Non dimenticate che egli ha giurato di rapire mia nepote.
- Se credete che la Tigre sia capace di fare questo, prendete le vostre precauzioni senza che sieno né poche né troppe. Tuttavia credo che abbiate a ingannarvi sulla sua fuga: difficilmente si passa attraverso a delle truppe quando queste hanno giurato di vedere il sangue della Tigre.
- Chi sa? Luogotenente, sceglietemi dieci dei più gagliardi e dei più risoluti uomini della vostra compagnia, e fate agli altri piegare le tende. I primi rimarranno con me, e i secondi partiranno pel sud. Voi li condurrete il più presto che sia possibile sul luogo del combattimento.
- Bene milord, e poi?
- E poi, una volta battuta la Tigre tornate a Vittoria. Potrebbe darsi che io mi vi recassi fra qualche giorno.
Il luogotenente salutò e uscì colla medesima calma e come andasse a fare una semplice passeggiata.
Il lord s'alzò e si mise alla fenestra a guardare i soldati che levavano in fretta e in furia il campo, piegando le tende, caricandosi degli zaini e sciogliendo i fasci di fucili. Egli rimase lì in osservazione alcuni minuti e poi rientrò fermandosi dinanzi al Portoghese impassibile.
- Voi mi avete detto di essere il confidente di William, non è vero? Ditemi, che fa egli a Vittoria?
- Quando partii stava raccogliendo dei soldati per correre in aiuto dei combattenti - rispose Yanez.
- Bene, è un giovanotto che farà carriera. A proposito, non vi ha incaricato di consegnare qualche lettera a mia nepote?
- No, milord, mi ha incaricato solo di portare i suoi saluti a lady Marianna e...
- Ebbene...
- Si capisce.
- Qualche complimento, lo indovino.
Il lord chiamò un indigeno che s'affrettò a comparire.
- Dove trovasi Marianna? - gli chiese.
- Nel salotto azzurro, milord - rispose il negro.
- Accompagnate questo giovanotto e annunciatelo per un parente del baronetto William. Andate, amico mio, portate i saluti del vostro comandante, intanto che io preparo la lettera pel Governatore.
Era quello che Yanez desiderava, di vedere lady Marianna per comunicarle i progetti di Sandokan. Seguì con passo sollecito l'indigeno, attraversò due o tre corridoi e dopo di essere stato annunciato entrò trepidante nel salotto azzurro.
In sulle prime non vide che fiori e tappezzerie, ma poi distinse una forma umana abbandonata su di un canapé, vestita con un lungo accappatoio bianco.
Quantunque non l'avesse mai veduta prima d'allora, riconobbe subito lady Marianna.
La giovanetta era sdraiata sui cuscini, circondata dai più rari fiori, che empivano la stanza di soavi profumi, sostenendo con una mano la testa, in una posa graziosa, in un abbandono malinconico, voluttuoso che colpì il Portoghese a onta della sua indifferenza pel debole sesso.
Pallida, quasi tetra, cogli occhi azzurri e scintillanti fissi a terra, coi capelli biondi a riflessi dorati sciolti sulle spalle, colle labbra sottili e coralline strette, coperta dell'accappatoio bianco che lasciava indovinare le sue ammirabili forme, come avvolta in una nebbia vaporosa, misteriosa sembrava una dea meditabonda che fece ribollire il sangue al cavaliere rimasto là ad ammirarla.
Al rumore che fece lui entrando, si scosse lentamente come uscisse da un sogno e alzandosi a metà fissò in lui l'azzurro sguardo sul quale brillava qualche cosa di umido e stette a guardarlo, sorpresa, quasi irritata, passandosi nervosamente la fine mano nel folto dei capelli profumati.
- Ah! Siete voi che venite da Vittoria? - disse la giovanetta con voce malinconica, affievolita, quasi tetra dopo qualche istante di silenzio.
- Sì, milady, e fui incaricato di qualche commissione per voi - disse il Portoghese che si trovava un po' imbarazzato alla presenza di quella giovanetta che trovava sublimamente bella più di quanto gliela avesse descritta suo fratello Sandokan.
- Da parte di lord William, non è vero? - domandò lei con una ironia che non sfuggì all'orecchio di Yanez.
Egli esitò guardandosi attorno per veder se nessun l'ascoltava, poi avvicinandosi con un far misterioso alla giovanetta:
- Una preghiera, milady. Credete che noi siamo realmente soli e che nessuno ci possa udire?
Ella corrugò lievemente la fronte guardandolo fisso come volesse indovinare ciò che significavano quelle parole.
- Se noi siamo realmente soli? - esclamò ella con qualche stupore. - Che significa questa domanda, signore? Io credo che per raccontarmi qualche cosa sul baronetto Wílliam, il prezioso amico di mio zio James, non occorrano precauzioni.
- Ecco ciò che v'inganna, milady; non si tratta di quel diavolo d'Inglese ma ben di un altro uomo ben più forte e più potente.
Ella lo guardò con fierezza, poi alzandosi bruscamente e avvicinandosi a lui.
- Andate a chiudere quella porta, ma una parola, prima. Non fidatevi troppo di me, né abusate: potreste pentirvi.
Il Portoghese ubbidì e chiuse accuratamente la porta dopo essersi assicurato che nessuno spiava e ritornò verso la giovanetta che lo aspettava colla fronte aggrottata e l'occhio acceso. Le si avvicinò e in maniera da essere udito solo da lei:
- Milady, io non sono soldato inglese - disse egli. - Ho adoperato queste vesti per giungere sino a voi e parlarvi di Sandokan.
- Di Sandokan!... - esclamò la giovanetta precipitandosi verso di lui cangiata tutta. - Di Sandokan, della Tigre della Malesia?...
- Sì, milady, ma non parlate troppo forte, potreste tradirmi. Sandokan deve avervi parlato sovente di me, di suo fratello il Portoghese, di Yanez, egli me lo ha detto. Io sono mandato da lui.
- Ah signore! - esclamò Marianna afferrandogli le mani. - Si, sì, mi parlava sovente del suo buon fratello il Portoghese, ma parlatemi di lui, è vivo, è morto, si trova ancora nei dintorni? Dio mio, quanto ho sofferto da quella notte!
- Abbassate la voce, milady, le mura possono avere orecchie. Uditemi, egli è vivo, più vivo di prima, più innamorato che mai, e sempre più deciso a rapirvi malgrado l'accrescere degli ostacoli.
- Ah! signore, qual bene mi fate! Credeva che in quella terribile notte fosse caduto vittima della sua audacia.
- Morto? In fede mia, io credo che la Tigre, che è sfuggita al fuoco di cento abbordaggi, non morrà mai sul campo di battaglia.
- Ma come avete potuto sfuggire all'inseguimento dei miei compatrioti?
- Ascoltatemi, lady Marianna. Voi sapete che il lord tagliò la corda alla quale tenevasi aggrappato Sandokan. Orbene, la Tigre cadde, ma proprio come un felino senza farsi il menomo male.
- Ah!
- Una volta a terra, tutte e due dopo di aver risposto al fuoco delle sentinelle ci rifugiammo nella gran stufa, che si trova nel chiosco chinese. Per ventiquattr'ore rimanemmo in quella negra fortezza, poi pigliammo il largo quando gli Inglesi credevano di tenerci in loro mano. Ma da allora la fortuna ci volse le spalle. Degli ottanta pirati che dovevano aspettarci soli venti ne trovammo; gli altri si erano annegati. Mompracem è minacciata, le forze scarseggiano ed ora tutto va di male in peggio pei tigrotti della Malesia.
"Oh! ma rassicuratevi, lady! Se le forze ci sono venute meno al momento d'agire, non così il coraggio e l'astuzia, ed ecco che, grazie a questa, voi mi vedete qui dopo di aver spedito, mediante una falsa lettera, i vostri compatrioti al sud. Mentre io arrischio la missione e vi proteggo, Sandokan e i suoi si trovano imboscati a trecento passi da qui aspettando l'istante propizio per venirvi a salvare.
- Ah! signore, è proprio vero quello che mi raccontate? - esclamò la giovanetta, tergendo due lagrime, due vere perle che le stillavano da quegli occhi poco prima ripieni di fierezza e di fuoco.
- È la verità, milady, e sono pronto a darvene una prova - disse Yanez.
- Vi credo, signore, vi credo. Ma se venisse scoperto? Se lo arrestassero? Dio mio, qual pensiero!
- Scoprirlo! Avanti che abbiano da pigliare Sandokan bisogna che radunino un esercito, milady. Non abbiate alcun timore per lui. Sentite ora, milady. Siete risoluta a seguire la Tigre della Malesia se avesse a liberarvi?
- E ne dubitate? Non ha giurato di amarmi fino all'ultimo respiro? Non mi ha giurato di farmi sua? Perché non dovrei seguire quell'uomo che ha arrischiato la vita per venirmi a dire che mi ama? Perché non dovrei diventare la sposa di quell'uomo che per me infrange la sua carriera, calpesta i suoi doveri, disperde la sua potenza? Sì, lo seguirò e dove egli vorrà condurmi.
La giovanetta così parlando si era alzata con fierezza. Poi sostò, si tacque, impallidì e nascose il volto fra le mani.
- Milady - disse il Portoghese con voce commossa, - l'avvenire che vi aspetta può essere oscuro; l'uomo che vi offre la sua mano è un pirata, è la sanguinaria Tigre della Malesia, ma quest'uomo, che io studiai per cinque anni, so che è capace di farvi felice e che vi adora alla follia.
- Lo so, signore, lo so, e io ricambio questo ardente amore che il pirata ha per l'orfana. Sì, lo ripeto, sarò sua, lo seguirò dove egli vorrà condurmi e uniti cancelleremo il passato, lurido di sangue.
Fra il Portoghese e Marianna successe un breve silenzio, poi quest'ultima con novella energia che attingeva nella passione che ardeva nel suo cuore, forse con egual forza di quello di Sandokan, continuò:
- Che importa se il passato di lui fu tetro, pieno d'orrore e di vittime? La passione lo cancellerà nel suo come nel mio cuore, abbandoneremo questi luoghi per entrambi forse cari, tanto per frapporre migliaia di leghe, tanto da non udirne parlare più mai. Io dimenticherò la mia isola dove sono cresciuta, soffocherò i miei ricordi d'infanzia, spezzerò il vincolo che mi lega ai miei compatrioti: lui dimenticherà la sua Mompracem, soffocherà i ricordi della sua passata carriera, e spezzerà il vincolo che lo univa ai suoi pirati. Io sarò sua come lui sarà mio, la debole creatura a fianco del terribile uomo, la Perla di Labuan legata alla Tigre della Malesia. Sì, diteglielo, che sarò sua oggi, domani, sempre dinanzi a Dio e agli uomini!
- Ah! divina milady! - esclamò Yanez precipitandosi alle sue ginocchia. - Parlate, che volete che faccia, che volete che tenti? Io farò per voi tutto ciò che vorrete per istrapparvi da questa prigione e vedervi libera e felice accanto al mio buon fratello Sandokan.
- Che volete fare che io sono prigioniera?
- Bisogna liberarvi, milady. Ditemi, vi lasciano mai uscire dal parco?
- Uscire? E lo pensate voi, Yanez? Da quella notte che Sandokan mi venne a vedere, non misi mai piede fuori dalla cinta del parco. Mio zio, che vorrebbe gettarmi fra le braccia del baronetto Rosenthal o per lo meno unirmi a qualche ragià del Borneo per dare un brano di terra all'ingorda sua patria, non mi lascierebbe uscire nemmeno scortata da venti soldati. Ha paura che lo si tradisca, sospetta di tutto e di tutti. Non pensatelo nemmeno che mi si possa rapire fuori dalle palizzate o che ceda a lasciarmi andare sposa della Tigre. Mi ha giurato che sceglierebbe di uccidermi con un colpo di pistola.
- Ah! miserabile! - esclamò Yanez che vide capitombolare l'idea d'assaltare la villa. - Questa cosa mi mette in un bell'imbarazzo. Ascoltate milady, io bisogna che oggi parli con Sandokan per metterlo al corrente della situazione e per ideare un nuovo piano. Potrò parlarvi questa sera senz'essere veduto?
- Sì, mi vedrete. Quando suoneranno le sette, recatevi in questa stanza. Anzi io pregherò mio zio che vi lasci cenare con noi.
- Siamo intesi allora, milady. Io raggiungo immediatamente Sandokan e vado a progettare con lui un nuovo piano per liberarvi.
La giovanetta gli si avvicinò cogli occhi umidi e prendendogli le mani con voce commossa gli disse:
- Se lo vedete, ditegli che io sono pronta a tutto e che sarò solo di lui. E ora, che potrò mai fare per voi?
- Per me? - esclamò Yanez che s'inebbriava dell'ardente alito di lei. - Mi basterà il vedervi felice.
- Andate, andate, cuor nobile! Io non vi dimenticherò mai!
Il Portoghese uscì come ubbriaco, abbagliato, affascinato dalla leggiadra lady.
- Per Giove! - esclamò egli dirigendosi verso il salotto dove lo attendeva il lord. - Aveva ben ragione mio fratello di chiamarla ammirabile, di chiamarla divina. Non ho mai veduto nulla di simile in vita mia.
Egli trovò lord James con una lettera in mano. A quella vista impallidì e credette seriamente che la baracca così arditamente architettata fosse lì li per crollare.
Tuttavia riordinando le idee per un momento scosse e raccogliendo l'astuzia che ancor rimaneva giuocò audacemente l'ultima carta, facendo in un baleno il suo piano.
- Una lettera! - esclamò egli con sorpresa, guardando il lupo di mare. - Che devo farne io, milord?
- La consegnerete al Governatore da parte mia e direte al baronetto William, se potete ancora trovarlo, di essere prudente.
- Mi permettete una parola, milord? Il baronetto William nella sua qualità di parente mi ha incaricato di rimanere alla villa e di vegliare attentamente su vostra nepote lady Marianna, con vostro permesso. Non vi nascondo che ha sempre paura della Tigre.
- Egli vi ha detto questo? - domandò lord James, sorridendo bonariamente. - In tal caso, rimanete e fate buona guardia; avrò sempre agio di mandare questa lettera al Governatore. Come il baronetto io temo l'audacia di quel pirata del diavolo.
- Mi permettete allora, milord, di fare una passeggiata nei dintorni e di visitarli per bene, onde non s'abbia a nascondere qualcuno di quei miserabili. Non ho mai avuto paura di quella razza che si danno pomposamente il nome di tigrotti.
- Badate, giovanotto mio, di essere prudente, e forse parlate con meno sprezzo di quella gente che oggi ha raggiunto un grado di audacia che mette sgomento ai più intrepidi. Un giorno parlava anch'io come voi, ma ora le opinioni sono cangiate. Tuttavia, vedete, è molto probabile che essi sieno partiti. Ne avete incontrato venendo da Vittoria?
- Nemmeno uno, milord, e credo che non ne incontrerò nemmeno in questi dintorni. Del resto sarò di ritorno prima di notte.
- Fate come vi piace e se questa sera ne avrete il tempo, venite a trovarmi a tavola. Voi siete soldato e io capitano, ma le distinzioni cessano dinanzi agli uomini che sanno d'essere entrambi gentlemen e quando si sa che le parentele possono da un istante all'altro restringersi. Voi mi potrete comprendere, giovanotto, che siete intimo del baronetto William.
- Perfettamente, milord - rispose Yanez con sottile ironia che non poté essere compresa dal lord, accompagnandola con un sorriso.
Il lord fece un cenno, congedandolo. Il Portoghese, dopo aver salutato, si allontanò flemmaticamente, contento alfine di essere libero, e dippoi scese nel parco passando dinanzi alla sentinella. Con un colpo d'occhio si assicurò che i soldati erano di già partiti pel sud in cerca dell'invisibile nemico. Egli si mise a ridere stropicciandosi le mani con fare contento.
Tutto andava a meraviglia, bastava prendere l'occasione a volo, approfittarne e operare audacemente. Se il lord aveva sventato tutte le trame, tutti i tentativi di Sandokan, questa volta doveva inevitabilmente cadere nel laccio con tanta arte teso. Vincitore per due volte doveva essere vinto e ben battuto.
- Bah! - esclamò Yanez uscendo dal cancello trascinandosi dietro con un rumor di ferraccio la sciabola. - La gherminella sarà magnifica, riuscirà senza rumori e senza pericoli. Sfido io che quel diavolo di Sandokan facesse tante pazzie per giungere a rapirla, è tanto bella, tanto cara!... Hanno ragione, si amano e finiranno per diventar felici a dispetto del dannato vecchio. E io, che diavolo farò io, quando Mompracem non avrà più tigrotti? Orsù compirò il mio sogno e andrò a finire la mia vita in qualche angolo di una città d'estremo oriente, a Batavia, a Singapura, a Canton, o qualche altra, a meno che non segua mio fratello e l'adorabile sua sposa. Cosa possibilissima del resto. Uhm, come finirà poi la baracca?
Crollò due o tre volte il capo, come uomo che vede oscuro attraverso i suoi sogni dorati e allungò il passo seguendo il sentiero di Vittoria, guardando a destra e a manca. Non andò molto che udì un debole fischio che riconobbe subitamente.
- È Sandokan - mormorò egli, e rispose al segnale con un fischio, raddoppiando il passo.
La Tigre, seguita da Giro Batoë, si rizzò dietro a un cespuglio e gli corse incontro saltandogli al collo.
- Parla! Parla! Parla, fratellino mio! - esclamò Sandokan. - L'hai veduta? Le hai parlato? Racconta, che io brucio tutto, io fremo fino alla punta dei capelli.
- Non solo ho compiuto la mia missione come un Inglese rigidissimo, ma l'ho veduta e le ho parlato di te e, per Giove! l'ho trovata divina, tanto che mi pareva di diventare pazzo, di essere ubbriaco dinanzi a lei. A vederla piangere mi son...
- A vederla piangere! - urlò Sandokan con una intonazione che aveva dello strazio. - Dimmi chi fu a farla piangere che io vado a strappare il cuore al maledetto che l'ardì, che vado a cangiare quelle lagrime in fiotti di sangue. Dimmelo, Yanez, ché la Tigre ha sete, terribilmente sete!
- Diventi idrofobo. Chi vuoi che sia stato a farla piangere, se non l'amore che nutre per te?
- Ah! fanciulla sublime! - esclamò il pirata. - Su, raccontami ogni cosa, Yanez, te ne prego.
Il Portoghese non se lo fece dire due volte e narrò per filo e per segno tutte le peripezie della sua pericolosa missione.
- Vedi, Sandokan - finì egli, - non bisogna fidarsi troppo delle nostre forze, poiché in quella casa posso assicurarti che vi è ancora una ventina d'uomini fra soldati e indigeni, che al primo allarme si barricheranno in casa. E poi, vedi, il lord disse che l'ammazzerebbe sua nepote anziché lasciarsela rapire. Voglio credere che sia una fola, però bisogna tenerne conto. Non si sa mai che possa accadere.
"Orsù, se hai qualche cosa da dirmi, spicciati che il lord mi aspetta a cena.
- E vedrai Marianna?
- Sfido io.
- Ah! Potessi vederla pur io e rapirla sotto gli occhi di quel maledetto lord.
- Mezzi pericolosi, fratello mio. Credi a me, non adoperiamo la violenza per rapirla. Venti uomini barricati in una casa, valgono quanto un esercito.
- E non potresti tu questa notte metterti in sentinella e aprirci la porta dopo di aver freddato mezzi soldati? Mi pare che il piano sia eccellente e che con un po' d'audacia si possa condurlo a buon fine.
- Uhm! che giuoco pericoloso, Sandokan! Non sarà facile ammazzare cinque o sei individui senza far rumore. E poi, credi tu che una volta entrati nella palazzina si sia padroni della piazza? Tutti si desteranno, le sentinelle che vegliano dinanzi la camera della lady ci piglieranno a moschettate, il lord farà improvvisare barricate e per avanzare bisognerà espugnare camera per camera sotto un fuoco infernale, sotto una pioggia di palle di quindici o venti carabine. E infine, il lord, trovandosi alle strette, potrebbe essere capace d'eseguire la minaccia di far saltare le cervella alla sua vezzosa nepote che mi pare non ami troppo. Morta lei, tutto sarà finito e tu sarai più ammalato di prima.
Il ragionamento del Portoghese era logico, tanto logico che spaventò Sandokan. Il lord, in un momento di disperazione, poteva lasciarsi trascinare al punto di commettere un assassinio, era chiaro, chiarissimo. Il piano ideato crollò come un castello di carte sotto il soffio di un fanciullo.
Ma, a ogni modo, bisognava rapirla, prima che gl'Inglesi accortisi della burla potessero ritornare o capitare nuovi ostacoli da parte del baronetto. L'uragano poteva addensarsi e scoppiare, e in maniera da far fallire tutti gli sforzi del pirata o almeno da renderli cento volte più difficili. Sandokan lo sapeva; bisognava prevenire lo scoppio e in breve tempo.
- Ebbene, fratello mio, che te ne pare dei miei ragionamenti? - domandò il Portoghese. - Credi tu che io possa tentare il colpo?
- No, Yanez, tu parli bene, ma il tempo vola: nell'aria vi sono delle nubi che potrebbero minacciare una burrasca. Bisogna che io la rapisca prima che si sappia a Labuan che io mi trovo qui con venti soli uomini, e che Mompracem è senza difesa. Ascolta, vedi tu queste pillole nere? - disse Sandokan aprendo una scatola e facendo vedere delle pallottine che tramandavano un odore particolare.
- Bene, delle pillole che sono senza dubbio velenose - disse Yanez dopo di averle fiutate e guardate attentamente.
- Non del tutto, Yanez; contengono un potente narcotico che sospende per sei ore la vita. Possono esser utili quando la sfortuna potrebbe farci cadere prigionieri delle giacche rosse e fingerci morti per poi risuscitare senza bisogn
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