 | ISBN 88-7680-93-X pp. 244 Euro 15.00
Introduzione: 'Alterità e koinonia nella Poesia d’amore'
di Andrea Giuseppe Graziano
Poesia come dono in questa raccolta, che scorre nel senso della comunicabilità e della freschezza di versi sui quali vigila in modo attento la scelta di parole e di figure di confronto che iniziando sempre da una pulsazione intima, sgorgano limpide e serene, per volgersi all’altro, quel “Tu” che da oggetto d’amore si estende al lettore, e all’uomo tout court.
È lecito rinvenire l’eco della “poesia al femminile” di Maria Luisa Spaziani, Miranda Clementoni, Elena Clementelli, Patrizia Valduga, nelle loro rispettive venature sentimentali e oblative, ma in un corpo di stilemi virili, che non si lasciano avvincere dai “topoi” del lamento di certi imitatori pedissequi del tardo romanticismo, del poeta che grida sventura, vedendosi perseguitato dai numi avversi, che canta e ri-canta tutta la schiera delle cure e degli affanni, o, diversamente, dell’eroe borghese che non resiste a mettere costantemente a nudo le pieghe d’un’anima afflitta, malinconica, viziata dai chiari di luna.
Qui ci troviamo di fronte a versi che fanno del nitore il loro punto di forza: non vi sono fronzoli e orpelli, non v’è autocompiacimento -e d’altra parte non vi potrebbe essere, essendo state bandite la ricerca e le fantasticherie linguistiche-, ma piuttosto affiora una poetica sia pure univoca, ma ordinata alla coerenza dell’esser-ci, quel dasein heideggeriano che qui si estrinseca nell’unica dimensione esistenziale “autentica” qual è quella dell’uomo che s’infutura nell’amore, e nella poesia, nel pro-gettarsi ontologico che genera meraviglia, e -per dirla con il filosofo personalista P. Ricoeur- diviene scoperta del “sé come un altro”.
“Una spina mi ha punto/ Delle tue rose rosse/ Perché succhiassi al dito,/ Come già tuo, il mio sangue” scriveva Ungaretti in ‘12 SETTEMBRE 1966’, ch’apre la penultima raccolta della sua vasta produzione: DIALOGO (1966-1968).
È ritorno, ferita e canto anche la poesia che qui si snoda in versi-fanciulli, si osi dire, che lasciano evidenziare l’innocenza che talora permane nelle anime volgenti, come il girasole, all’origine della loro stessa vita: quel bisogno d’amore, d’amare ed essere amati, che proprio davanti all’abisso di asperrima quotidiana violenza diviene ancora il senso e la misura d’essere umani.
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