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Info sull'Opera
Fabrizio Favale Le Supplici progetto MAHĀBHĀRATA episodi scelti - prima assoluta "Diecimilaottocento mattoni"
27 Aprile 2006 h 21.00 "Il rumore del tempo, appuntamenti con la nuova scena italiana" Teatro Comunale Testoni Casalecchio di Reno - BO biglietteria 051 573040 uffici 051 6133294 e-mail teatrotestoni@fastwebnet.it www.emiliaromagnateatro.com Diecimilaottocento mattoni Raggruppamento I da MAHĀBHĀRATA episodi scelti una ricerca di Fabrizio Favale Le Supplici prima assoluta Chiamiamo Raggruppamento la fine di un ciclo, più o meno lungo, di presentazione di episodi, e relativi capitoli interni, del progetto MAHĀBHĀRATA episodi scelti. L'evento si presenta non come addizione di azioni diverse ma come un reale confluire, in un unico tempo ristretto, sia della modalità realizzativa, col suo sguardo creativo specifico, che ha caratterizzato ogni singolo episodio o capitolo, sia della temporalità d'accadimento che gli appartiene. Questo condensare vorticoso rende impossibile il riconoscimento dei singoli capi e delle singole code delle azioni interne al lavoro, tuttavia suggerisce una nuova opera con i suoi nuovi capo e coda. Ideazione e coreografie Fabrizio Favale Assistenza alla coreografia Martina Danieli Realizzazione Le Supplici Scenografia Massimo Giordani Collaborazioni tecniche Fabio Cantaluppi e Franco Cova Organizzazione e segreteria Giorgia Papa Progetto presentato da Fondazione ERT Emilia-Romagna Teatro Con il contributo del Comune di Bologna Settore Cultura In collaborazione con Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna e Museo Civico Archeologico di Bologna Sponsor Gammarad Italia S.p.A. www.lesupplici.it approfondimenti sul lavoro La ricerca Il lavoro è composto da due atti: Diecimilaottocento mattoni e Aθηνά. Nell'India vedica pare che tutto poteva avvenire solo nella mente. Tuttavia ciò che avveniva nella mente era un riflesso di ciò che avveniva realmente. Quale delle due realtà era quella vera nessuno poteva dirlo con certezza. "Entrambe sono reali, e entrambe non lo sono", si sarebbe detto. Ciò che avveniva era una costruzione, sia nella mente che fuori dalla mente, e quando arrivava in prossimità di completamento "il tempo era finito" e la costruzione ricominciava in un altro modo e in un altro luogo. Come nell'Altare del Fuoco, o come nel maṇḍala, pare che l'esistente debba smontare e rimontare sé stesso in continuazione, ovunque. I due atti sono i due luoghi in cui questa ipotetica costruzione si attua: in una geografia che differenti tipi di realtà disegna e connette. La realizzazione Mentre la struttura complessiva del lavoro di entrambe gli atti, anche se con diversa modalità fra il primo e il secondo, è di tipo costruttivo e affastellatore, la danza e il movimento di cui è costituita non lo è. Potremmo dire che il corpo del danzatore si muove su registri più simili alla calligrafia che alla coreografia, ossia segue un unico flusso dal quale, applicando una maggiore o minor pressione, segnando un tracciato nello spazio e nel tempo più o meno ruvido, liscio, largo o denso, lascia emergere forme e dinamiche suscettibili di infinite varianti. In questo modo è come se i danzatori, all'interno di un panorama con un'orizzonte che pone delle misure e dei confini ben precisi, seguissero, come in un ipotetico formicaio, una mappatura e un'orientamento proprio, che a un altrettanto ipotetico panorama ben più vasto accenna.
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