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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Del cibo onde ’l signor mio sempre abonda,
lagrime e doglia, il cor lasso nudrisco; e spesso tremo e spesso impallidisco, pensando a la sua piaga aspra e profonda. Ma chi né prima simil, né seconda ebbe al suo tempo, al letto in ch’io languisco, vien tal ch’a pena a rimirar l’ardisco, e pietosa s’asside in su la sponda. Con quella man che tanto desiai, m’asciuga li occhi, e col suo dir m’apporta dolcezza ch’uom mortal non sentí mai. "Che val - dice - a saver, chi si sconforta? Non pianger più; non m’hai tu pianto assai? Ch’or fostù vivo, com’io son morta!"
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